Archivio Attivo Arte Contemporanea
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COSMOGONIE
il grande mistero dell’universo esplorato da
PAOLO BARLUSCONI
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programmi e date degli incontri interdisciplinari
Castello dei Pico - Mirandola (Modena) 17 settembre 2009
ORE 21.00
convegno
Cosmo
e Cielo
a cura di Michele Caldarelli
organizzato
nell'ambito della rassegna COSMOGONIE
in occasione dell'Anno Internazionale dell'Astronomia (IYA2009) indetto dall'ONU
e del 400° anniversario del primo utilizzo del cannocchiale da parte di
Galileo Galilei
Michele Caldarelli Giuseppa Saccaro Del Buffa Battisti Kim H. Veltman Chiara Milani INTRODUZIONE A COSMOGONIE L’ARGOMENTO del progetto è il COSMO. Un cosmo inteso come MULTIVERSO visto, letto e interpretato mettendo a confronto le più diverse teorie che via via vengono raccontate e spiegate in occasione di incontri, manifestazioni e convegni a carattere interdisciplinare. L’intenzione programmatica del progetto, qui a Mirandola alla sua decima tappa espositiva, è quella di sviluppare un clima di sinergia possibile fra le arti e le scienze che non trascuri alcuna disciplina e ne favorisca ispirazione reciproca proponendo interventi di fisici, astronomi, matematici, architetti, poeti, filosofi, astrofisici, botanici... IL SENSO del termine cosmogonia contiene il concetto di generazione e, relativamente a ciò, si vuole mettere in luce quanto siano interessanti sia le considerazioni di carattere scientifico sia le interpretazioni di carattere mitologico o fantastico. Gli spunti di confronto nascono pertanto dalle varie visioni del cosmo che la storia dell’uomo ha prodotto nei secoli. Quindi, buchi neri e stringhe cosmiche si pongono sullo stesso piano di stimolo creativo delle visioni del mondo delle civiltà mesopotamiche o precolombiane. LE OPERE esposte sono realizzate da Paolo Barlusconi con i materiali più disparati di uso quotidiano e di produzione industriale, utilizzati come elementi, segni alfabetici o grammaticali per articolare un racconto. Ogni opera viene creata, più che plasmando la materia secondo i principi della pittura o della scultura, provocando, agli occhi dell’osservatore, una sorta di passaggio di stato degli oggetti utilizzati, ponendo in comunicazione due universi paralleli attraverso una sorta di paradosso. Concentrando l’attenzione sulla forma semplice, propria degli oggetti, resa irriconoscibile ad un primo esame, trasformandola in qualcosa di enigmatico e completamente nuovo. L’estro creativo però non è lasciato al caso... ogni opera viene anzi elaborata tenendo presenti regole e funzioni geometrico-matematiche di proporzionamento (la Sezione Aurea, ad esempio) in base alle quali tutto viene strutturato secondo rapporti di equilibrio la cui ragion d'essere è scandita dai numeri. Operando così una rivisitazione degli oggetti a livello formale, a prescindere dalla loro funzionalità, ogni elemento diventa il mattone, il modulo con il quale viene creata l'opera; si potrebbe parlare di una metamateria, cioè di una materia che va oltre la propria funzione originaria, oppure, anche di una trasfigurazione dell'oggetto di uso comune. LA STORIA DEL CASTELLO Il Castello di Mirandola costituiva un complesso molto imponente, composto da diversi edifici costruiti in epoche differenti. In tutta Europa, a partire dal XVI secolo, acquistò fama di roccaforte leggendaria ed inespugnabile. Orgoglioso simbolo del potere militare della famiglia Pico, il Castello era rappresentato dal poderoso e massiccio torrione fatto erigere da Giovan Francesco II Pico nel 1499-1500 su progetto di Giovan Marco di Lorenzo da Lendinara. L’edificio risultava solidissimo ed isolato, in quanto non era possibile accedervi se non tramite un ponte levatoio che metteva in comunicazione la torre con il terzo piano di un vicino fabbricato del Castello. Questa costruzione rientrava peraltro nel progetto pichense di poter sempre più valorizzare città e signoria, emulando in grandezza e splendore i centri di Mantova e Ferrara, che potevano vantare magnifiche dimore signorili. Nel quattro/cinquecento Nel corso degli anni, il Castello di Mirandola ebbe modo di qualificarsi come vasta e splendida reggia, in cui era possibile ammirare diversi spazi di nobile ed alto pregio artistico. Tra il 1465 ed il 1467 si registrò un episodio artistico di altissimo livello all’interno del Castello, allorchè un grande protagonista dell’arte rinascimentale, il ferrarese Cosmè Tura, realizzò un ciclo di dieci tavole – andate perdute – per la biblioteca del Castello, su commissione di Giovan Francesco I Pico. Durante la seconda metà del 1400 le stanze del Castello ospitarono la nascita di due personaggi di grandissimo rilievo: Giovanni Pico innanzitutto, una delle figure fondamentali e cruciali del pensiero dell’Umanesimo e del Rinascimento, e Giovan Francesco II, anch’egli importante filosofo e uomo di cultura. E fu proprio quest’ultimo, che resse con alterne fortune lo stato mirandolese, a costruire nel fossato del Castello l’”isola giardino” (1524), luogo ameno e destinato alla meditazioni del Principe umanista. L’isola venne distrutta anni dopo per lasciar spazio al bastione difensivo del Castello, che venne successivamente adibito a giardino di corte. Nel seicento Nel Seicento il Castello accrebbe splendore e magnificenza grazie al mecenatismo dei Pico e alla loro volontà di affermare il prestigio della propria corte. Alessandro I Pico fece perciò costruire nella zona nord-orientale del Castello due “quartieri” che costituirono un vero e proprio nuovo palazzo ducale. Al loro interno artisti come Jacopo Palma il Giovane e Sante Peranda affrescarono numerose sale e diverse opere d’arte vennero collocate all’interno degli appartamenti signorili. Molte di queste opere andarono perdute, ed altre (ritratti di esponenti della famiglia Pico e le tele dei cicli pittorici “Età del mondo” e “Storia di Psiche” di Sante Peranda) furono trasportate al palazzo ducale di Mantova, dove sono tuttora conservate. Sotto il Ducato di Alessandro II Pico il Castello si ampliò ulteriormente grazie alla costruzione della “Galleria Nuova”. Questo fabbricato, caratterizzato dalle ampie arcate rivolte a nord in direzione delle campagne ed affrescato dal pittore Biagio Falceri, fu realizzato per accogliere un’importantissima quadreria acquistata dal Duca Alessandro II a Verona nel 1688. Questa ala del Castello, che ospitava 300 opere, includeva dipinti provvisti di straordinarie attribuzioni, con nomi di artisti quali Leonardo da Vinci, Raffaello, Caravaggio, Tiziano e molti altri. Nel settecento e oltre Il Castello di Mirandola raggiunse così verso la fine del XVIII secolo il momento della sua massima estensione e del suo pieno fulgore. Esso occupava un vasto quadrilatero all’estremità nord-ovest della pianta di Mirandola. Si trattava di un grande quadrilatero, chiuso intorno da un fossato e con le caratteristiche proprie di una città nella città. Nella zona nord orientale di tale quadrilatero sorgevano le residenze ducali, fra la piazza e l’attuale viale Circonvallazione. Nell’area retrostante sorgevano i giardini e s’innalzava il grande torrione di Giovan Francesco II. Nella zona meridionale il quadrilatero era chiuso da tre torri, una delle quali, affacciata sull’attuale piazza Costituente, venne abbattuta nel 1883. All’interno di questo grande complesso vi erano magazzini, prigioni, sale dell’archivio e della macelleria, grandi cantine, il pozzo, il mulino, l’orto botanico, locali di servizio e di presidio militare, l’arsenale A partire dei primi decenni del Settecento il Castello di Mirandola iniziò a subire pesantissime distruzioni e modifiche che ne alterarono pesantemente i caratteri e comportarono un periodo di grave decadenza per questo nobile ed importante edificio. Fu creato così un teatro d’opera sfruttando parte degli ambienti del palazzo ducale, a cui si aggiunsero varie manomissioni tra Otto e Novecento. Per informazioni sul Castello dei
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