Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como - archivio storico documentativo

Emilio Alberti
Mondi liquidi
mostra antologica 1995 -2010
a cura di Michele Caldarelli
5 - 27 febbraio 2011- Chiesa di San Pietro in Atrio - Como

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Credo che Emilio Alberti sia in fondo un giardiniere appassionato, instancabilmente alle prese con le sue piantumazioni, potature, talee, innnesti... Lente reiterazioni e istantanee intuizioni caratterizzano il concretizzarsi dei suoi artefatti, come in ottemperanza alla necessità di controllo della crescita e del configurarsi della forma di organismi vegetali ma... non di piante o fiori si tratta anche se... scrivendo delle sue opere mi piace rievocare l'immagine del "Giardino dei sentieri che si biforcano" (argomentata da J.L.Borghes nell'omonimo scritto del 1941) non tanto per la trama quanto piuttosto per l'idea del racconto/labirinto, curioso elemento simbolico teso fra la cultura occidentale e quella orientale, una sorta di giardino cinese/all'inglese caratterizzato da un'intricata circonvoluzione di percorsi.
L'idea del labirinto è centrale nel pensiero di Alberti come in quella di Borges e pervade tutta la sua produzione, anche dove non geometrizza le superfici ma, appunto, in qualità di terreno fertile accoglie il germinare e lo svilupparsi del pensiero in infinite sciarade, in declinazioni ondivaghe in seno ad uno spazio improbabile quanto certo nella sua evidenza fisica.
Ricordo di aver già osservato come Emilio Alberti, ceramista, operi mescolando terra ed acqua in dosi calibrate, immerso nei propri pensieri, prefigurando le forme, compiutamente modellate... toccando con mano l’innocenza della materia, sperimentandone infinite trasfomazioni, alla ricerca dell’impasto perfetto né troppo molle né troppo refrattario a ricevere impronta… Ed ecco che, esaminando i dipinti, trovo ora quell'impronta digitale impressa/ingigantita sulla superficie di più di una tela... fatta di circonvoluzioni, trasformata in immagine enigmatica che nel suo essere biologica nella metonimia identità/verità mi ricorda le sinuosità dell'effigie del volto di Humbaba, celato da sette veli, custode misterioso della foresta degli dei e ucciso da Gilgamesh. L'epopea di questo eroe babilonese che sfida il divino, prefigura l'avventura di Teseo e la foresta/giardino, luogo oscuramente disorientante, prelude alla costruzione di Cnosso, con un comun denominatore espresso dalla decisionalità eroica. Il labirinto si rivela dunque luogo/logos delle verità e delle contraddizioni fra le quali si snoda il percorso, un percorso fatto di scelte che il filo di Arianna guida.
Per Alberti, riprendendo il filo dell'impronta, è nel mesomorfismo incerto del primo impasto che si colloca la natura elementare di ogni opera compiuta... la cui materia accoglie il fondersi di grandi sogni elementari, articolati in brevi racconti enigmatici, quasi haiku, facendoci talvolta anche ironicamente perdere in un bicchier d’acqua. Una porzione minima però, già intellegibile, di quell'acqua profonda, carica di mistero, soglia degli abissi oceanici dell'inconscio. Ora navigatori, ora naufraghi immersi nella vastità delle acque genitrici, è li che sperimentiamo psichicamente l'ampiezza e la profondità del mistero. Sono acque di luce ed oscurità come lo spazio che ci sovrasta e ci contiene, ora rutilante nell'apparente nascere del giorno, ora tetro e voragine divoratrice di luce e stelle.
Riflessioni e diffrazioni generati dall'acqua e dall'aria sono gli elementi più osservati ed elaborati da Alberti. La loro oscillazione, le metamorfosi cromatriche, gli istanti percettivi che nel flusso del divenire ce ne rivelano la natura fisica e ne permeano l'interpretazione simbolica, si ritrovano in ogni sua opera, espressi dai colori, rappresentati da metafore e simboli compositivi: meridiane, pendoli, gnomoni, labirinti, specchi d'acqua, onde e vortici... in un vero viaggio, anch'esso labirintico, fra gli elementi.
Un viaggio, chiamato Tempo, la cui misteriosa natura sperimentiamo ad ogni istante, quasi senza rendercerne conto, e che Alberti ci invita a penetrare leggendo per immagini il dipanarsi del suo racconto, mentre la certezza fisica delle opere già si dilegua così come nuvole incerte nel cielo, trasportate dalla corrente nell'alveo del tempo all’estuario di questo fiume inesistente dove l’acqua salsa rifluisce mescolandosi a quella dolce, ai confini del mare della vita.

Michele Caldarelli, gennaio 2011


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