Archivio Attivo Arte Contemporanea
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PALAZZO DUCALE - MUSEO DEL PO 
Revere (Mantova) Piazza Castello 12

 SIRENE
mostra personale di
SILVIA DE BEI
Un mito letto e interpretato per immagini e parole, tra fascinazione, armonia, incantamento e bellezza.
Un viaggio scandito dai dipinti di Silvia De Bei basati sui canoni armonici della Sezione Aurea.

 inaugurazione domenica 2 ottobre 2016 ore 11.00
Per l'occasione interverrà la sirenologa Meri Lao che racconterà “Le Sirene"
con l’aiuto di immagini della sua sterminata collezione.

le opere esposte | Revere e il Museo del Po | presentazione della mostra

la mostra sarà visitabile dal 2 al 30 ottobre 2016 negli orari di apertura del museo
sabato e domenica - dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18 - o su appuntamento: tel 3356702863
Una documentazione interdisciplinare della storia  delle sirene completa la rassegna
per mezzo di immagini tratte da documenti antichi e stralci letterari

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L’idea di un possibile canone universale di bellezza generato dal concetto di “infinito”, coniugato dinamicamente al sistema di proporzionamento suggerito dalla “Sezione Aurea”, ha ispirato una grande quantità di artisti, ben oltre i confini storici o stilistici di specifiche aree culturali, dal Rinascimento alla modernità stessa che ha visto, col fiorire delle avanguardie del '900 il moltiplicarsi delle esperienze di ricerca sul campo e della trattatistica stessa ad essa riferita. Fondamentali e forse i più conosciuti, per l’ampio carattere riassuntivo e la puntualizzazione di metodo, sono stati gli studi teorici di Matila Ghika che nel 1946 scriveva “L’estetique des proportions dans la nature et dans les arts – Le Nombre d’Or”. Saggio moderno, questo, comunque debitore al “De Divina Proportione” che Luca Pacioli diede alle stampe con la collaborazione di illustratori eccellenti come Leonardo da Vinci e Piero della Francesca.
Nel caso di Silvia De Bei, il riallacciarci a questa matrice culturale ci fornisce un utile strumento di analisi e interpretazione del suo percorso artistico, accanto alle sue stesse parole: I miei quadri sono quasi tutti strutturati secondo la Sezione Aurea "Divina Proporzione" come la chiamava Luca Pacioli, anche se alla armonizzazione geometrico-matematica delle forme precede una fase fatta di gesti veloci quanto sommari nella partitura istintiva delle superfici. Mescolanza di colore e linea, in silenziosa struttura di leggi cromatiche e geometriche, mai prevaricanti sulla poetica. Intuizione imbrigliata in regole fisse, ma libera di negare il ripetitivo e di agire con fantasia. Non forme essenziali astratte, ma un dato di natura inserito in uno schema severo è l'assunto di questi miei "appunti".
È su questo legame profondo con la natura dicotomica della "bellezza", contemporaneamente intellettualizzata e concretamente rappresentata, che si fonda il coinvolgimento di ogni canone armonico e probabilmente è proprio qui che trova anche giustificata origine il "Canto delle Sirene". La Sirena nella citazione letteraria più nota, quella di Omero nell'Odissea (XII 39 - 200), non è descritta fisicamente ma limitata allo specifico dell'incantamento canoro mentre, nel "Fisiologo" - il più antico bestiario che si conosca, composto fra il II e il IV secolo d.C. - la Sirena compare fino all'ombelico in forma umana e, di lì in giù, come volatile. L'iconografia che vuole questo essere per metà pesce si diffonde e si radica nella tradizione a partire dall'VIII secolo con un altro bestiario, il "Liber Monstrorum", benché testimonianze più antiche, alcuni reperti archeologici e accenni letterari, suffraghino la probabile coesistenza delle due versioni. Va detto che ala e pinna, in greco, sono tradotte dal medesimo vocabolo, pterüghion mentre in latino, pennis e pinnis differiscono per una sola vocale; si può ipotizzare perciò una confusione linguistica anche se più credibilmente sia teorizzabile una sovrapposizione simbolica del remigare aereo col movimento natatorio. Ninfe, demoni o mostri, le Sirene in modo del tutto ambiguo, come il loro aspetto, veicolano la fascinazione: ora della corporeità, ora della conoscenza intellettuale... Nel "Fisiologo" le Sirene "...simili a muse cantano armoniosamente con le loro voci e i naviganti che passano di là quando odono il loro canto si gettano nel mare..." Nel "Bestiario moralizzato di Gubbio" (XII sec.) le Sirene sono di tre tipi "...alcune hanno la voce come di suono di un'arpa o di una viola e altre cantano come un flauto o una tromba e altre come una vergine, così che i naviganti per la dolcezza del canto e la loro melodia si addormentano e sprofondano in mare...".
Le Sirene dell'Odissea per contro così cantano: "Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei, ferma la nave, la nostra voce a sentire. Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera, se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce; poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose. Noi tutto sappiamo, quanto nell'ampia terra di Troia Argivi e Teucri patirono per volere dei numi; tutto sappiamo quello che avviene sulla terra nutrice". Verosimilmente, come sottolineava Cicerone nel "Dei confini del bene e del male", ciò con cui le Sirene potevano imprigionare un uomo come Ulisse era la Conoscenza; esse rappresentavano le tre potenze dell'anima: Memoria, Intelligenza e Volontà.

Michele Caldarelli

 

Silvia De Bei nasce a Milano il 10 maggio del 1921. Entra giovanissima all'Accademia di Brera dove segue i corsi di Aldo Carpi e Achille Funi. Suoi compagni sono stati Crippa, Dova, Alik Cavaliere, Francese, Ajmone, Peverelli, Kodra e fra le pittrici Tiziana Fantini, Anna Sogno, Antonia Tomasini, Luigia Zanfretta. Dopo la laurea in giurisprudenza conseguita nel 1943 e una lunga pausa dovuta a impegni di lavoro, riprende a frequentare i corsi di Walter Lazzaro e Saverio Terruso. Nel 1981 si diploma all'Accademia. La tesi su "Il colore in Seurat" relatore Luciano Caramel e successivamente (1982) la frequenza del corso di cromatologia presso la Nuova Accademia con Luigi Veronesi, ne chiariscono lo specifico interesse. Nel 1983 segue il corso di perfezionamento in incisione tenuto da Walter Valentini alla Nuova Accademia. Dall'80 il percorso artistico si certifica attraverso una serie di mostre personali e collettive e la notazione di scritti e articoli di critici importanti. 

Il Museo del Po di Revere di proprietà comunale, fondato nel 1983 ha come tema centrale il fiume, il suo territorio e le sue genti. Ospita undici sale ricche di testimonianze della storia del fiume, degli animali che lo popolano e della storia delle sue genti. Dopo l’ingresso con bookshop, le sale sono suddivise in: il castello e il suo committente, la sala multimediale, la preistoria e la protostoria, dai Romani all’Umanesimo, Revere nel XX secolo, le imbarcazioni e la navigazione, i ponti di barche sul Po, i mulini natanti e gli opifici idraulici, il territorio di Revere nella cartografia antica e moderna, la caccia e la pesca nel territorio, l’avifauna e la fauna, il Premio Revere.
 

Parte integrante del museo è anche il Fontinalia Museum - Miti e Simboli delle Acque: una raccolta permanente composta da un centinaio di opere d’arte e avente come tema conduttore il significato (antropologico-culturale) che gli uomini hanno attribuito all’elemento acqua, servendosi dei linguaggi del simbolo, della metafora, del mito, della leggenda e della fiaba. L’allestimento del Fontinalia Museum, attualmente in via di riorganizzazione e implementazione, comprende dipinti, incisioni, fotografie e disegni organizzati lungo un itinerario espositivo articolato in nove sezioni: L’acqua come manifestazione del sacro - Le acque come elemento generativo - Le acque della salute e dell’eterna giovinezza - Le acque inquiete della seduzione e del mistero - Le acque del desiderio e della passione incontrollata - Le acque degli ex-libris - Le acque del fumetto e dell’illustrazione - Le acque della fotografia - Miti, simboli e fantasie delle acque nella storia dell’arte contemporanea.

Appendice esterna del Museo del Po è il Mulino collocato sulla riva destra del fiume a pochi isolati dal Palazzo Ducale. Il Museo del Po è riconosciuto come museo di interesse regionale.


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