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MADÌ NELL'ARTE D'OGGI: RINNOVAZIONE, ORIGINALITA' E QUALITA'
In Italia la parola Madì suona strana, nuova e anche esotica.

La parola Madì venne usata per la prima volta da Carmelo Arden - Quin nel lontano 1946 a Buenos Aires, quando si fondò l'omonimo movimento d'arte. La nuova estetica con gli aderenti più noti, Kosice, Rothfuss, Blazsko, Presta, ecc., ebbe inizio in Argentina come reazione alla pittura realistica ufficiale e tale denominazione è composta dalle prime due sillabe di MAterialismo DIalettico. Quest'arte inoltre è protesa verso la continuazione dell'astrattismo, giacché, con grande fervore creativo e un audace slancio in avanti, propone l'opera cinetica e il quadro esagonato (si tenga conto che in quel momento in Europa cominciava l'astrattismo lirico: Wols, Hartung, Mathieu, ecc.), viene anche eliminata ogni ingerenza dei fenomeni di espressione, rappresentazione e significazione.

L'opera è, non esprime. / L'opera è, non rappresenta. / L'opera è, non significa.

Si ha pure il coraggio di ritagliare la figura geometrica e di non dipingere lo spazio sul fondo della tela. Viene realizzato il double face, in cui la superficie può essere curva, concava, convessa, e il "coplanal" è il risultato di piani articolati con movimenti lineari, circolari e traslati, di forme poligonali, poliedriche, ecc. Nella scultura, invece, prevalgono la tridimensionalità di valori temporali, i solidi come ambito di spazio, luce, profondità e movimenti di articolazioni, rotazioni e traslazioni, con i fili danzanti. Come materiali si utilizzano anche l'aria, l'acqua e il fuoco, nonché il magnetismo o l'azione chimica, lavorando prevalentemente con il ferro, la lamiera, il plexiglass e il cristallo. Madì è legato alle operazioni rivolte a verificare i fenomeni percettivi e a individuarne e sperimentarne i modi di linguaggio; pertanto in un primo tempo quest'arte non era un movimento fondamentalmente pittorico; esso, sfidando la moda del cattivo gusto, abbracciava la poesia, la musica, il teatro, la letteratura, l'architettura, ecc. Quasi tutti i componenti di Madì si erano sentiti di dover fare della nuova estetica "qualcosa di importante" con mestiere e qualità, mentre da quel momento in tutto il mondo dell'arte aveva inizio la frenesia dell'effimero, così l'arte si riduceva attraverso gli anni ad un solo e puro fenomeno consumistico, e sminuendo il valore e la qualità della pittura; alcuni artisti, infatti, con la massima libertà la rifiutano e presentano al suo posto ingegnose teorie come arte, essendo arte per loro la sola idea: non producono oggetti ma processi mentali , e le ricerche su questa linea si susseguono; altri vanno più in là, dicono: "Tutto è arte e l'arte tutti possono realizzarla". E qui hanno raggiunto un punto - limite di non - ritorno. In realtà questo gioco, effimero e sterile, andrebbe anche bene (si sa, l'arte può essere un gioco), però una libertà senza limiti risulta fatale, priva l'arte di direzione e di propositi, finché questa smette di funzionare come un orologio che è rimasto senza corda. In tale quadro estremo di crisi e sterilità pittorica e creativa, Madì riappare come una raffica di aria pura e diventa oggi una nuova speranza per fare arte. (…) In un mondo in cui gli artisti si accontentano del consenso di un mercato alla moda, dove l'unica scala dei valori è il successo immediato ma fugace, Madì è ancorata ad una solida impostazione razionalistica di mestiere e qualità, e tenta di ristabilire gli aspetti morali e spirituali dell'arte. La risorta convinzione nel futuro della pittura da parte di una piccola, felice minoranza, segna un cambiamento di valori non solamente artistici. Non credo si debba aspettare, adesso, una rivoluzione dell'arte astratta; questa è stata già fatta. Penso però che con Madì ci troviamo di fronte al rinnovamento possibile nella linea diretta di un'autentica produzione estetica. Riteniamo di non esagerare, infine, se diciamo che attraverso Madì l'artista d'oggi trovala sua capacità di crescita e il fruitore - spettatore la sua gioia nel contemplare una nuova e vera opera d'arte.

Salvador Presta - Milano, marzo 1991


CODI-ART Movimento fondato da Salvador Presta a Genova nel 1975 la cui stesura del manifesto è scritta da Pedro Fiori e firmata pure da Presta. In esso sostiene che ogni tipo di vita rivela a diversi livelli dei processi dell'energia basata su vari codici. Anche l'arte ne ha una conoscenza verificabile in una dimensione interattiva, dove il simbolo-segno ne esprime il contenuto in armonia con l'universo. In seguito ne faranno parte, oltre a Pedro Fiori come poeta, Horacio Garcia Rossi, Gianni Pinna, Odo Tinteri e Jorrit Tornquist.

Codi art - "Nessun sistema ha il diritto di rivendicare il monopolio interpretativo dell'arte; il pensiero umano è impotente a dare una risposta scientifica su che cosa essa sia e non si può parlare propriamente né di metafisica, né di etica, né di religione, né di estetica. La sintesi definitiva non sarà mai raggiunta, ogni prospettiva si rinvierà ad altre prospettive e gli orizzonti rimarranno sempre aperti. Perciò occorre abbandonare ogni ricorso a parole superficiali per rompere tutti i ponti con i residui concettuali e psicologici e occuparsi unicamente un'altra volta della netta procedura del discorso pittorico, ossia dei rapporti che legano la materia, il colore e l'idea (per noi i codici dell'universo). La ricostruzione sarà faticosa ma indispensabile. Partendo da questa premessa, diciamo che occorre sbloccare il linguaggio dell'astrattismo ed esaminarlo alla luce della sua funzione comunicativa, espressiva e sociale. Tutto questo conduce a nuove prospettive e a diversi modi di vedere le cose ai quali noi con i nostri temi, che sono i codici derivanti dell'universo, ci stiamo avviando. Concludendo, l'universo - la macro e il microfisico - è una realtà mutevole di strutture viventi interattive e, come tali, imprescindibili."

Salvador Presta

 

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