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ETTORE SORDINI
il percorso artistico

 

 

 

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anni novanta

il ritorno al segno immaginifico
ad alto potenziale evocativo

(
Bruno Passamani)

 Nel 1990 progetta due sculture per fontane commissionate da AAM Arte Architettura Moderna di Roma, da collocare nell'area esterna del Palazzo dello Sport e delle Arti di Ravenna.(1)

Sono due strutture simmetriche, potenti per la dimensione e lo spessore dei blocchi di travertino con cui sono realizzate. Affondano pesantemente negli specchi d'acqua delle vasche. Tra i pilastri, dal nulla, scendono “velari” d'acqua, vibranti, luminescenti, contrastando la pesante staticità della struttura. I pilastri stessi a pianta romboidale, creano percezioni illusorie; sembrano avvicinarsi a formare una parete compatta di pietra per poi ridistendersi in un alternarsi di pieni e di vuoti. (2)

Con minimi interventi sul rapporto tra le parti si creano effetti dirompenti; è l'effetto “piccolo sasso gettato nello stagno” di cui parla Sordini.

Nel 1991 si trasferisce in Valtellina, per trovare le condizioni di “silenzio” necessarie alla sua pittura nei momenti di cambiamento. Si riavvicina alla ricerca segnica che aveva caratterizzato la sua produzione negli anni sessanta. (3) (4) (5)  Il suo campo di indagine torna alla natura:  ricompaiono i profili delle colline, “le andature a spina, a lisca di pesce, le fumate, i calici, i pistilli,....paesaggi orgogliosi rasati a zero, con incise inesauste e pulsanti epifanie”che Emilio Villa aveva evocato nella “Epigrafia maggiore”

Nel 1992 è di nuovo nella casa di Roma ma trasferisce l'atelier nella pianura pontina in prossimità di Sabaudia. Il paesaggio piatto bordato dagli appennini e dal mare, le dune sabbiose e mutevoli, il lago confuso col mare, i campi dove si succedono le coltivazioni, segnando il tempo, sono immagini preziose per l' “occhio mentale” di Sordini che inizierà a lavorare ad un nuovo ciclo di opere, le prime “marine fine secolo”, “superfici che presentano solo la linea di orizzonte che divide cielo e terra, una rarefattissima campitura blu da una dilavata zona rosa”. (6)                                    

Anni prima, in un intervista, Sordini osservava : “la componente naturalistica è costante nelle mie opere, anche se stravolta, ridotta a un segno solo, a una riga in fondo al quadro; nella mia mente c'è sempre l'idea di un paesaggio con tutte le sue implicazioni critiche o anche ironiche nei confronti degli infiniti paesaggi che sono stati fatti, nei confronti di gran parte della pittura che si sta facendo, e di quella, credo per presunzione che si farà”. 

Nel 1995 viene allestita una mostra a Palazzo Martinengo di Brescia dedicata agli artisti del Cenobio,  PERCORSO. Ricerca e ipotesi 1959-1994” presentata da Angela Vettese. La mostra sarà poi a Livorno nella Galleria Peccolo e l'anno successivo a Milano nella Galleria Artestudio.  

Nel 1996 allestisce una personale a Livorno alla Galleria Peccolo, presentata da un testo di Elisabetta Longari che  offre una lettura critica originale  delle opere di Sordini: “A proposito di Ettorino, iconico e ironico, nucleare, organico, patafisico, pericoloso sabotatore dell'edonismo e del conformismo in arte”

Nel 1998 partecipa alla mostra  “Arte a Milano 1946-1959 - Il Movimento Nucleare” allestita nella Galleria Gruppo Credito Valtellinese, nella Galleria San Fedele e nel Centre Culturel Francais di Milano ed alla mostra “Milano anni sessanta” alla Galleria Milano.

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