"DELLE
SCOPERTEDEL DOTTOR GIOVANNI HERSCHEL" 1836 di RICHARD ADAMS LOCHE (pagina a cura di Michele Caldarelli.)
The
Great Moon Hoax
"la grande burla della Luna" porta
nella storia del giornalismo
una serie di sei articoli pubblicati
nel New York Sun
nel
1835 Sitratta della
cronaca del tutto inventata della
presunta scoperta della vita e della civiltà sulla Luna. Tali
scoperte furono falsamente attribuite a sir John Herschel, uno
dei più famosi astronomi
del suo tempo. L'anonimo autore
(che si scoprì essere Richard Adams Locke) intendeva scrivere una
satira che alla fine fu ritenuta cronaca reale. La serie di articoli
suscitò un tale scalpore ed alimentò la curiosità di tutto il
mondo, tanto che furono tradotti in varie lingue e pubblicati
all'estero. La burla ingannò
anche il nostro astronomo Alfonso Fresa che, benchè conscio della
fallacità del racconto,
lo ritenne comunque scritto effettivamente
da Herschel.
Nel 1836 uscì a
Napoli un opuscolo, traduzione italiana dell'edizione francese. ne riportiamo uno stralcio
DELLE
SCOPERTEDEL DOTTOR GIOVANNI HERSCHEL Tradotte
dal francese sulla 104 edizione fatta in Parigi NEL MARZO 1836, DEL
SIG. E. P. con
una figura rappresentante gli abitatori di essa, e
disegnata al Capo di Buona Speranza dal sig. Kelk. NAPOLI
1836 (aprile) PRESSO
GAETANO NOBILE Vico
Concezione a Toledo n. 3.
E'
noto, che il signor Arago divertiva, or sono quattromesi, la
dotta.Accademia, di cui è membro, sul proposito della pretesa
scoperta fattasi nel mondo lunare dal celebre John Herschel, inviato
al Capo di Buona Speranza nel 1834 - ad osservare il transito di
Mercurio sul disco del Sole. I
giornali americani avevano difatti discorso di bizzarri animali, di
monti d’amaeista, e di smeraldo, d'uccelli, e di fiori visti dal
celebre Astronomo inglese nel satellite della terra, col mezzo di una
nuova scoperta telescopica. A tali rivelazioni alludeva il signor
Arago; e que’ rumori presentati in sommaria guisa parevano
siffattanaente inverosimili, che lasciavano libero il corso agli
ironici dubbi dell'illustre nostro concittadino. Ora
la quistione non è più la stessa. Le relazioni circostanziate de’
giornali americani furono, non ha guari, tradotte, ed in un libretto
di 50 pagine offrono de’ dettagli si bene ordinati, che d’uopo è
riconoscere, che i fatti straordinari narrati in quel libretto hanno
pur tutta quella consistenza, che la verità , od il più abile
artifizio ponno sol dare ad un racconto. In
fatti una minuta descrizione dell’ instrumento ottico, e delle
successive ammegliorazioni, che il recarono progressivamente al grado
di potenza necessaria per vedere a sì alta distanza gli oggetti più
infimi; le indicazioni de’ uomi degli artieri , e manifatturieri
inglesi, che costrussero la macchina; un rapporto fra le novelle
scoperle, e quelle precedenti nel mondo lunare, tutto insumma è
presentato con tanta serietà e semplicità, con un ordine d’idee e
di fatti sì compiuti e sì naturali, e infìne tali e tanti
caratteri di verosimiglianza sono riuniti in quella relazione, che,
se ella è favola immaginata ad ingannare la pubblica curiosità,
giova il dire, che non vi ebbe mai mistificazione ordita con tanto
artifizio, nè la verità e la menzogna furono mai mescolate con
maggior sagacità, e con maggior perfìdia. Noi
presentiamo adunque la siffatta relazione talquale ella venne or ora
pubblicata, non già siccome realtà, ma sibbene come un enigma, che
non mancherà d’occupar tantosto gl'intelletti tutti, sinché i
dotti, che chiama in giudizio, vorranno risolverlo con una
sentenza,la quale non deve punto tardare. Noi
ci limiteremo a estrarre dal libretto i passi più curiosi.
[...]
Era
certo che la Luna possedeva un'atmosfera simile alla nostra, atta a
mantenere la vita organica, e probabilmente la vita animale. La
roccia basaltica proseguiva a passare sul campo di vista, e copriva
ancora tre corde consecutive del cerchio, allorché apparve un pendio
verdeggiante di mirabile bellezza. Egli occupava due corde di più
della roccia basaltica. Quel pendio era preceduto da un'altra massa,
cheaveva a un dipresso la medésima altezza della prima. Qual
non fu la nostra sorpresa allo scorgere sulle sue falde una selva
lunare! «Gli alberi, - cosi il riporta il dottor Grant - durante lo
spazio di dieci minuti apparvero sempre d’una' stessa sorta, ma
ella non somigliava ad alcuna di quelle da me vedute, se non vuolsene
eccettuare pertanto la più grande specie di cipressi dei cimiteri
d’Ingbilterra. Questa pare somigliarle per alcuni lati». Veniva
dietro una terra coperta d'erba minuta e folta, che misurata da un
cerchio dipinto nel nostro specchio equivaleva a quarantanove piedi;
ora quarantanove piedi corrispondono a mezza lega di larghezza;
Quindi apparve un’altra selva pur vasta, i di cui alberi, senza
alcun dubbio, parevano abeti si stupendi quanto quelli da me
maggiormente ammirati sui monti del nostro paese. Una
spiaggia d’arena di risplendente bianchezza s'apparò allora a’
nostri sguardi'. Era dessa attorniata da una cintura di rocce
selvagge, somiglianti a vasti castelli di marmo verde, e disgiunti da
profonde brecce praticate a due o trecento piedi dentro ceppi
grotteschi di creta, o di gesso; il tutto era coronato dalle chiome
tremolanti d’alberi ignoti, i di cui rami parevano piume, o
festoni, allorché ondeggiavano lungo quelle pareti risplendenti. A
tal vista rimanemmo sorpresi dalla maraviglia. Dovunque noi
scorgevamo dell’acqua, essa ne appariva azzurra come quella del
profondo oceano,e si rompeva in enormi fìotti argentei sulla
spiaggia. L' azione degli altissimi flutti chiara appariva sul lido
per una distesa maggiore di cento miglia (35 leghe). Quantunque
svariato fosse il quadro per quelle cento miglia, ed anche a maggior
lontananza, ciò nulla meno non iscorgevamo traccia veruna
d'esistenza animale; tuttavia poteva il guardo nostro abbracciare a
suo grado tutta quella distesa di terreno. Parecchie
di quelle valli sono chiuse da maestosi colli di forma conica si
perfetta , che sarebbesi tentato stimarli opera dell’arte più
squisita, anziché della natura. Essi
attraversarono il canovaccio senza che pur avessimo il tempo di
seguirli nella loro fuga, ma immantinenti dopo s'affacciò ai nostri
sguardi una seriedi quadri siffattamente nuovi, che fu forza, il
dottor Herschel ordinasse di rallentare il moto, perchè potessero
meglio essere considerati. Era una catena non interrotta di Vaghi
obelischi, o sottilissime piramidi aggroppate irregolarmente; ciascun
gruppo si componeva di trenta o quaranta guglie, e quelle guglie
erano perfettamentequadrate, ed incornicciate si bene, quanto ì più
bei modelli di cornici di cristallo. Tutta quella massa era colorata
d’un lillà pallido splendidissimo. Credetti allora per certo
esserci imbattuti in produzioni d'arte,ma il dottor Herschel osservò
sagacemente, che se i lunari potevano edificare simili monumenti
nello spaziodi 10 o 15 leghe, se ne avrebber dovuto rinvenir altri
prima di ora di carattere meno dubbio.
[...]
più
avanti nel racconto si incontreranno effettivamente animali ed esseri
simili all'uomo...
[...]
Giova
il confessare, che quest’ultima parte del maraviglioso racconto,
che abbiamo ora letto, risvegliò appieno l'incredulità nostra;
uomini , i quali abbiano ad un tempo e braccia ed ali ci pajono
impossibili conciossiachè siansi veduti colà dei castori, delle
gazzelle,delle cicogne, e dei montoni. Al pipistrello le ali servono
di piedi, all’uccello di braccia, ma un apparato locomotore, che
parta dalle vertebre, è tal particolarità difficilissima a
comprendersi. Non ci rimane, che invocare all'appoggio delle nostre
osservazioni il giudizio del dotto fisiologista Gioffredo di S.
Hilaire.
[...]
qui
si interrompe, purtroppo, il documento che abbiamo trovato. |