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COSMOGONIE
il grande mistero dell’universo esplorato da
PAOLO BARLUSCONI
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LA
GENESI DELL’UNIVERSO LEGGENDE
DEL CONTINENTE AMERICANO
La teoria più accreditata sulla nascita dell’universo
si richiama ad un termine in lingua inglese la cui traduzione da immediatamente
l’idea del fenomeno che è oggetto dello studio di fisici ed astronomi:
“la grande esplosione” - il Big-Bang – che diede il
via all’evoluzione del cosmo.
LEGGENDE DEL CONTINENTE AMERICANO Nelle culture dei nativi
americani, oltre ai miti legati alle singole costellazioni, risultano
davvero interessanti le cosmogonie, ossia le concezioni con
cui venivano spiegate l’origine e la struttura dell’universo.
Per gli abitanti del ‘Nuovo Mondo’ l’universo era composto
dal firmamento, dalla Terra (che costituiva il centro
del creato) ed il mondo dell’oltretomba. Gli astri erano
considerati degli esseri viventi che facevano da tramite fra il cielo
e le creature viventi. Le stelle influenzavano la vita quotidiana,
ma, a loro volta, erano influenzati dagli uomini. Al centro dell’universo
dei Navajo vi era l’hogan, la casa di famiglia.
I progenitori di questo popolo, secondo le leggende, erano giunti,
attraverso uno strettissimo passaggio, nel nostro mondo dopo averne
visitati altri tre. Giunti sulla TERRA, così bella per la tanta luce
che la illuminava, avevano qui fissato la loro dimora definitiva.
Per quanto riguarda, invece, la struttura del cosmo, il dio
dell’arcobaleno custodiva il cielo, rischiarato dalla VIA
LATTEA, mentre due giovani guerrieri trasportavano la LUNA
ed il SOLE nel loro cammino celeste. Oltre il cielo si aprivano
i territori governati dal Grande Vento e dal Tuono. ACQUARIO: gli Aztechi ed i Toltechi vedevano in questo gruppo di astri (simbolo dell’acqua), il Dio Quetzalcoatl che giunse nel continente americano dai mari orientali. BALENA: le popolazioni indigene del BRASILE settentrionale, vedevano in queste stelle un giaguaro, la personificazione del dio del tuono. CANE MAGGIORE: nella zona di polveri oscure, che si trova al confine con la costellazione della CROCE AUSTRALE, gli Incas scorgevano un serpente. CAPRICORNO: gli Aztechi lo conoscevano come Cipactli, divinità associata alla figura del narvalo, cetaceo dal dente canino sinistro allungato come l’appendice di un unicorno. CENTAURO: le stelle più luminose della costellazione (Toliman ed Agena) rappresentavano per i popoli mesoamericani gli occhi della Grande Pecora. CORONA BOREALE: i pellerossa Shawnee conoscevano l’asterismo come la sorella celeste. CROCE AUSTRALE: la celebre nebulosa oscura, conosciuta come il Sacco di Carbone e che si trova all’interno della costellazione, rappresentava una pernice. GEMELLI: i Maya chiamavano gli astri dell’asterismo (insieme alle stelle settentrionali della costellazione di ORIONE), Citaltlachlti, il ‘campo per il gioco della palla’. LEPRE: gli Incas conobbero questa stella come una bellissima vergine che si innamorò del Dio Luna e si legò a lui per l’eternità. LIRA: conosciuta dagli antichi Peruviani come l’ariete a caccia dello stormo celeste. ORIONE: la parte centrale della costellazione, formata dalle tre stelle che danno vita alla cintura di ORIONE, era conosciuta come Mamalhuaztli, i bastoncini che si infiammavano quando venivano strofinati. ORSA MAGGIORE: anche gli Indiani del Nord America riconoscevano in questo gruppo di un’orsa. Rimane il dubbio se si tratti di una pura coincidenza, o di una leggenda tramandata dai loro antenati che attraversarono lo stretto di BERING verso il continente americano. Comunque sia, i nativi americani vedevano, nelle tre stelle del timone del Grande Carro, i cacciatori che inseguivano un’orsa (rappresentata dalle prime quattro stelle della costellazione), che riuscì a fuggire alla cattura, girando sempre intorno al polo nord celeste. ORSA MINORE: gli Indiani del Nord America narravano che un gruppo di guerrieri, perdutosi nella foresta, scorse nell’Orsa Minore una fanciulla che indicava loro il cammino per ritrovare la via di casa. Gli Aztechi conoscevano questi astri col nome di Examan Ek, la ‘stella del nord’. TORO: le popolazioni dell’AMERICA DEL SUD vedevano in queste stelle un tapiro, un animale simile al maiale, che vive nelle foreste dell’America meridionale. Nella costellazione del TORO brillano, poi, gli astri dell’ammasso stellare Pleiadi, che gli Indios del Sud America studiavano per prevedere l’arrivo del freddo e della pioggia. Il popolo mesoamericano Nahva le chiamava questi astri Tianquitzli, ovvero la ‘piazza del mercato’. Questi astri, con Aldebaran (stella più luminosa della costellazione del TORO), segnavano col loro passaggio allo zenit (la verticale dell’osservatore) alla mezzanotte di un anno particolare, l’inizio di un giro di calendario che nella cronologia mesoamericana cadeva ogni 52 anni. Per i Maya le Pleiadi erano chiamate Tzab (i sonagli del serpente), mentre per gli Incas erano il Collca (il magazzino) che, con le lontane stelle Toliman ed Agena del CENTAURO, formavano la costellazione del Catachillay. Gli Incas attribuivano, poi, grande importanza alla loro levata e tramonto eliaco (ossia il loro sorgere e tramontare contemporaneamente al SOLE), poiché lo ricollegavano ai fenomeni legati all’agricoltura. Non a caso, infatti, una finestra del Torreon di MACCHU-PICCHU è orientata sul punto in cui sorgevano le Pleiadi. Ancora riguardo a questo ammasso stellare, vero protagonista della mitologia mesoamericana, si riferisce il mito legato al Dio Zipacnà, una delle divinità maya legate ai terremoti ed ai vulcani. Il dio era seduto, un giorno, sulla riva di un ruscello, quando vide quattrocento ragazzi che trasportavano un grande tronco d’albero, che volevano utilizzare come trave principale della loro casa. Zipacnà si offrì di trasportarlo da solo e riuscì nell’impresa. I quattrocento ragazzi provarono allora provarono una grande invidia nei suoi confronti, e così gli tesero un tranello: gli chiesero, infatti, di scavare una grande buca per porvi le fondamenta della loro casa. La divinità iniziò la sua opera, mentre i fratelli aspettavano che l’avesse compiuta per fargli cadere addosso il grande tronco. Il dio, però, costruì un’altra buca dove si nascose quando il tronco si abbatté nel fosso. I quattrocento ragazzi festeggiarono la loro vittoria con una solenne ubriacatura, che li fece piombare in un sonno profondo. Zipacnà, allora, uscì dalla buca e li uccise. I quattrocento ragazzi furono poi posti in cielo nell’ammasso delle Pleiadi. Nel TORO, poi, si incontra un altro bell’ammasso stellare, le Iadi, che gli indigeni dell’AMAZZONIA conoscevano come la fronte di un toro, o anche come la mascella di un bue. SCORPIONE: le stelle della coda di questo aracnide erano conosciute col nome di Collca (vedi anche PLEIADI) ed anche verso di esse puntava una finestra del citato Torreon di MACCHU-PICCHU. VIA LATTEA: nell’antica tradizione del villaggio MISMINAY, in Perù, si narrava che la Via Lattea portasse l’acqua dall’oceano cosmico, su cui la Terra galleggia, e invia la pioggia sul nostro pianeta. Le “macchie oscure” nella Via Lattea, dovute a nubi di polvere interstellare, erano chiamate collettivamente dagli Andini Pachatira, ed erano conosciute come singole costellazioni (il Piccolo Lama, il Rospo e il Serpente). Per i pellirosse, la Via Lattea era il sentiero delle anime. |
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