Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como - archivio storico documentativo

CHIACCHIERE LUNATICHE
RICORDI - RIFLESSIONI - PROGETTI - RACCONTI - DOCUMENTI

 

GIAMPIERO REVERBERI - COME LE NUVOLE

2012

di:
MICHELE CALDARELLI

dalla conferenza tenutasi per la prima puntata di questa mostra tematica in progress


Argomento e chiave di riflessione del convegno sono il mutamento e la metamorfosi, come pure la dinamica sinergetica dei sistemi complessi, secondo più scale e angolazioni di lettura... in riferimento al cosmo, alla natura e all'uomo, in tutte le declinazioni disciplinari possibili, sia umanistiche che scientifiche, sia puramente speculative che applicative. Per questa occasione ho radunato un gruppo di studiosi per iniziare un'avventura dai risvolti e sviluppi imprevedibili...
Si tratta di un primo incontro che vede qui a confronto/dialogo lo sviluppo sociale ed economico delle società umane e la conservazione degli ecosistemi e della biodiversità (Maria Antonia Brovelli)con le applicazioni nella rappresentazione tridimensionale dell'architettura e del design... (Roberto de Paolis), le nuvole dal punto di vista del pilotaggio e della navigazione aerea (Cesare Baj) con la depressione tra genetica e cultura... (Fabio Gabrielli e Massimo Cocchi) e ancora vita e morte delle nebulose planetarie (Luigi Viazzo) con le nuvole dei poeti e degli scrittori... (Luigi Picchi) il tutto sotto un cielo di nuvole dipinte da (Giampiero Reverberi)... che dal punto di vista della visione, dell'immaginazione artistica, ci riporta a quella "contemplazione delle nuvole" che tutti, almeno una volta nella vita abbiamo sperimentato e che alcuni hanno anche trasformato in esercizio sistematico di osservazione (Cloudspotting). E... dato che ci accingiamo a parlare di nuvole, vorrei interpretare come tale questo convegno, esso stesso potenzialmente mutevole, teatro nel contempo (usando una terminologia ipotetica) di aggregazioni di sub-nuvole (relatori/pubblico) in iper-nuvole (sinergie/sviluppi/interscambi).
Nel nostro vivere quotidiano, la realtà sempre più si rivela un universo di relazioni di natura liquida, inafferrabile, che pare travasarsi, trasfondersi in quello della comunicazione, in un linguaggio-nuvola fatto di suoni e immagini e che ironicamente potrebbe trovare dei punti fermi di riflessione nella riduzione iconica dei "fumetti". Una riduzione iconica che non è unicamente moderna ma, nell'abbinamento di parole e immagini si rifà a collaudati sistemi di rappresentazione come quello della speculazione alchemica. E' da qui che vorrei iniziare per un breve escursus partendo dall'assunto/idea che tutto in natura è dinamico e persistente nel contempo, nulla è stabile, definitivo... nemmeno la mia corporeità/presenza come quella di chiunque fra il pubblico del convegno... ognuno di noi esiste e si manifesta lungo l'arco della propria vita accumulando istanti... a formare una nuvola di materia/energia spazio-temporale chiamata "esistenza". Come le nuvole, ci trasformiamo e nell'immagine di queste ci proiettiamo con doppio atteggiamento: di comprensione intellettiva e di identificazione estatica. Nella rappresentazione del "Fonte Mercuriale",

di una immagine paradigmatica, tratta dal Rosarium Philosophorum, un famoso testo alchemico del 1550: il vapore/nuvola che si sprigiona dal "mercurio" (prima materia) contenuto nella vasca, si trasforma e rifluisce a ciclo continuo nella vasca stessa in forma mutata e rinnovata. Dalla dissoluzione entropica estrema sorge il nuovo ordine... solve et coagula, recita l'imperativo dell'operazione alchemica seguendo i dettami delle leggi naturali dei tre regni: animale, vegetale e minerale. La trasformazione alchemica, riduttivamente interpretata, del piombo in oro è in effetti puramente simbolica e spirituale, mentre il vero senso sta nel concetto che l'alchimista (lui stesso natura) possa agire sulla prima materia (anch'essa natura) attraverso l'operare alchemico (ancora la natura) ottenendo l'oro filosofale (pure natura)... all'infinito, innescando un procedimento, contemporaneamente filosofico e materiale che insegue il disvelamento di qualcosa che è paradossalmente e contemporaneamente identico e altro da sé. Si tratta di una circuitazione reiterata all'infinito che nel simbolo dell'Ouroboros il serpente che si mangia la coda trova immagine di riferimento centrale. Dalla rappresentazione della reiterazione/trasmutazione per mezzo del "Fuoco di Ruota" un bassorilievo posto sulla Cattedrale di Amiens (altrimenti interpretato come illustrazione della visione di Ezechiele: una

entità mistica spazio-temporale) ricaviamo un'idea visiva della doppia natura della materia/spirito alchemica e della continuità indefinita della trasformazione, come pure una chiave di lettura che può proiettarci d'un balzo nella speculazione scientifica moderna (fisica quantistica) e nell'arte contemporanea argomentando sulla indetermitezza del rapporto spazio/tempo. Vorrei, in proposito, porre l'attenzione sul "Tribar", un disegno che venne pubblicato, assieme alla "Scala senza fine", dall'astrofisico Roger Penrose assieme al padre Lionel (illustre genetista, sul British Journal of Psycology nel 1958), ad illustrare attraverso una forzatura visiva della congruenza spaziale euclidea, l'intuizione di qualcosa che potesse essere/fluire transdimensionalmente nello spazio-tempo...

(da queste immagini si sarebbe sviluppata tutta la sperimentazione dell'artista olandese Enricus Cornelius Escher con le Figure Impossibili, fra le quali, parlando d'acqua, ricordo la "Cascata". Va detto, per amor di ricostruzione storica, che lo svedese Oscar Reutersvärd lo anticipò, disegnando già nel 1934 un altro "Tribar", ormai più che famoso e pubblicata anche su un francobollo delle Poste Svedesi. Una immagine, questa, che credo non fu frutto del caso e che avrebbe trovato sviluppo sempre più coerente nella sua ricerca artistica. Reutersvard, che era stato allievo di Legér, si considerava postcubista negli intendimenti della rappresentazione di una spazialità multipla concreta quanto ambigua. Ma la storia delle Figure Impossibili, (inseguo la mia nuvola di ricordi che si carica progressivamente di oscillazioni spazio-temporali - perdonate la mia ridondanza ma fa parte dell'argomento) va nuovamente a ritroso... Ancora quando conobbi Reutersvärd, negli anni '80, si occupava di arte antica e, nello specifico, stava studiando l'iconografia romanica cosi profusamente costellata di rappresentazioni di esseri a lettura multipla (come in questo capitello della Basilica di San Fedele a Como) che di quella spazialità furono certamente fonte di ispirazione assieme agli intrecci (come quello che lo stesso Reutersvärd indica in questa foto che lo ritrae su un ingresso della chiesa di Sant'Abbondio a Como) e alle decorazioni miniate di tanti testi medioevali.

 

Da questi prodromi allo studio delle figure impossibili e dall'ampio ventaglio di immagini a doppia/ambigua lettura che possiamo ricavare dall'arte geometrica antica (ad esempio la tassellazione musiva dell'Alhambra) e dalla classificazione sistematica operata dalla topologia e dalla teoria della percezione visiva provengono gli elementi base di molta complessità geometrica: il modulo di Thiery, la scala Schroeder, il cubo di Necker e via dicendo, o in modo più ludico, tutta la casistica percettiva delle immagini/caricature a doppia lettura. Un'arte che con nuvole di punti, segmenti e superfici ha trovato in personaggi come Victor Vasarely o Franco Grignani l'espressione più compiuta. Il rapporto/commistione spazio-tempo ha connotato i principi fondamentali di molti artisti e di molte correnti come ad esempio il Surrealismo, il Cubismo, il Futurismo o lo Spazialismo. Andando ad esplorare la visione onirica o gli assunti della speculazione scientifica... mentre: sincronicità, simultaneità, iperspazialità, dinamicità, entropia o il suo contrario sinentropico, vennero assunti come riferimenti guida di sviluppo del linguaggio artistico. In questi tentativi di teorizzazione visiva e superamento dell'innafferrabilità del rapporto spazio/tempo potremmo individuare un concetto di nuvole (spaziotemporali, diciamo: di primo livello) che attraversano/interferiscono con altre nuvole (di secondo livello) per n-volte/dimensioni all'infinito... concretizzando visivamente un multiverso infinito... una sorta di caos autogenerante.
Vorrei ricordare in parallelo le sperimentazioni di Muybridge o Bragaglia (fotodinamismo futurista) nella protostoria della fotografia e cinematografia, quando il fissare o esprimere il movimento, grazie alla magia dei nuovi espedienti tecnici, erano ancora vissuti in pieno pathos esistenziale... trasfondendo in nuvole di fotogrammi, o ancor più, di particelle di sali minerali, quella teorizzazione percettiva che trova ampia applicazione anche in pittura, dal divisionismo all'impressionismo. Per avvicinarci al concetto di multidimensionalità, potremmo anche riprendere, in modo paradigmatico, le rappresentazioni/descrizioni del matematico Edwin Abbott che, a fine 800, nel suo racconto Flatland, un mondo riduttivamente bidimensionale, vi ipotizza l'ingresso di una sfera, un essere tridimensionale. Questo per introdurci alla quarta, o superiore dimensione possibile, suggerendoci un'idea/strumento di percezione sincronica n-dimensionale della realtà che si configura così, ai nostri occhi, come il trasformarsi delle nuvole.

Zenon Kulpa - modulo di Thiery visto in 4D

Di natura affine a questo configurarsi sono concettualmente tutte le sperimentazioni e produzioni artistiche che si rifanno alle proprietà della visione prospettica, quali le anamorfosi di cui riporto alcuni esempi artistici antichi e moderni.

Anamorfosi cilindrica - Baeck Elias 1740

Nikos - Biennale di Venezia 1986

Eccoci nuovamente in un universo fatto di niente... penetrando la materia o proiettandoci nell'immensità del cosmo incontriamo principi simili di contrapposizione/coesistenza praticado un eterno andirivieni concettuale/operativo, simile a quello alchemico di cui avevamo accennato più sopra e il cui imperativo era : "solve et coagula" nel rispetto di una natura macro/micro cosmica caratterizzata dal "così sotto come sopra". Così ci indica, con altri termini e intenti speculativi più oggettivi di quelli artistici, la fisica della materia, così appare il nascere/morire delle stelle nelle nebulose, così l'universo intero sospinto dall'energia oscura descritto dagli astrofisici, così in modo più semplice, ma per noi più vitale nell'immediato, il circuito dell'acqua sulla terra... sempre più preziosa e della quale dovremmo avere maggior cura e rispetto.

Esperienza UA1 di Carlo Rubbia al CERN - Ricostruzione 3D - Biennale di Venezia 1986

 

A questo punto, come osservatore "indisciplinato" (privo di disciplina) mi trovo perso anche nella nuvola/nebbia più casalinga come il personaggio di Amarcord smarritosi appena fuori dal cancello di casa. Torno, come da bambino, a godere di quel movimento/mutazione lento delle nuvole che il vento sospinge a configurare forme riconoscibili, familiari. Torno anche a riformulare con tutta la carica mitopoietica dell'osservatore antico, la possibile presenza degli Dei fra le nuvole o su queste assisi. Torno, infine, a godere in semplicità di paesaggi con nuvole di cui la storia della pittura è costellata o, in ultima istanza delle nuvole dipinte di Giampiero Reverberi che hanno costituito il cielo colorato di questo convegno.


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