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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como - archivio storico documentativo

 


Como 10 ottobre 2008
Considerazioni di un apprendista gallerista
(Lettera a Vanni Begio di Michele Caldarelli)

Caro Vanni, ecco finalmente i tuoi dipinti disposti sulle pareti della mia galleria!

Li immaginavo proprio così: sgargianti nella loro precisione geometrica, fatta di gialli pieni e bianchi puri, articolata da linee e campiture nero ossidiana. Eccoli: disposti come costellazioni a colloquio con due grandi tele/portolano dai toni più terrestri e profondi, dalle superfici scandite in percorsi quasi/labirintici, tracciati da stesure rosso tropicali, coralline, rutilanti...
Valuto gli equilibri reciproci delle tele, la correttezza dell’allestimento, mentre mi immergo ancora una volta nell’osservarle una per una, scoprendo, nell’apparente semplicità di superficie, continui rimandi ad altro: a strutture complesse, a possibili generatrici di infinite variabili delle campiture complanari, sviluppo dinamico di qualcosa che hai colto nell’istante del divenire.
Mi rendo conto allora che nulla è cristallizzato dalle tue geometrie, quanto piuttosto da queste individuato nel suo mutare, come se infiniti piani/sezione dell’incidenza spazio/tempo si offrissero allo sguardo in successione, sovrapponendosi a comporre un ideale continuo.
Con un’allegoria dai toni sublunari direi che così la transitorietà e la corporeità di ogni attimo giocano il loro divenire fra gli strati di una prelibata cosmica torta millefoglie... mi accorgo, in questo frangente, di aver trovato un titolo per questa mostra:

A domani… Michele

 (PS) Colgo l’occasione per riprendere, e fare mia (nostra, se ti piace) la dedica che apre “Flatland” il celebre racconto matematico di Edwin A. Abbott (*). 

Agli / Abitanti dello SPAZIO IN GENERALE / E a H.C. IN PARTICOLARE / È Dedicata Quest'Opera / Da un Umile Nativo della Flatlandia / Nella Speranza che, / Come egli fu Iniziato ai Misteri / Delle Tre Dimensioni / Avendone sino allora conosciute / SOLTANTO DUE / Così anche i Cittadini di quella Regione Celeste / Possano aspirare sempre più in alto / Ai Segreti delle QUATTRO CINQUE O ADDIRITTURA / SEI Dimensioni / In tal modo contribuendo / all'Arricchimento dell'IMMAGINAZIONE / E al possibile Sviluppo / Della MODESTIA, qualità rarissima ed eccellente / Fra le Razze Superiori / Dell'UMANITÀ SOLIDA. 

(*) Classificato dall'autore come un "romance of many dimensions ", il testo a cui ci si riferisce è costituito da un curioso racconto pubblicato anonimo da Edwin A. Abbott nel 1882. Noto per il suo illuminato senso della didattica (rettore fra il 1865 e il 1889 della City of London School, rendendola una delle migliori scuole inglesi del suo tempo), Abbott compose più di quaranta opere ben diverse da questa per contenuto e stile ma, benché (come osserva M. D'Amico nella introduzione alla sua traduzione italiana edita da Adelphi) R.L. Farrel, il noto grecista oxoniense abbia tralasciato di inserirla alla voce Abbott del Dictionary of National Biography , per un matematico puro come J. Newman Flatland rimane invece l'unica difesa di Abbott contro l'oblio (cfr. The World of Mathematics , New York, 1956). L'intento di Abbott, anche se per metà il racconto risulta una elegante satira di costume (che ci ricorda, pur nella sua diversità di stile, gli scritti di Swift o Butler), è stato quello di indicare una via che conducesse all'intuizione di dimensioni fisiche ulteriori alle tre euclidee, ben superando la didattica fine a se stessa.

 

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