Archivio Attivo Arte Contemporanea
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mostra tematica
L'UOMO-PIANTA

ovvero
"del rinnovamento"



Giancarlo Sangregorio
Senza titolo - 1982
legno e marmo cm. 25 x 20 x 25

Colpiscono, nella biografia di Sangregorio, alcuni fatti che illuminano il suo appartato iter di scultore e l'armoniosa complessità delle sue più recenti sculture: fatti contraddittori, come l'iniziazione autodidatta alla scultura, con l'esercizio del taglio diretto nelle cave dell'Ossola, e la conclusione degli studi classici; oppure, più tardi, a Brera, l'alunnato ripartito fra due maestri antitetici: Marini e Manzù. La consapevolezza culturale, assai viva, si combina, in Sangregorio, con una sensibilità immediata, artigianale (manuale). per il materiale, con un'adesione di natura contemplativa, religiosa, quasi nordica, per la pietra, il legno. E ciò in un contrasto (che oggi mi sembra assorbito, trasformato in ragione formale) con un'esigenza di discorso drammatico che è facile ravvisare nelle opere figurative dell'artista di qualche anno fa. Atteggiamenti un po' sul chi vive , coppie (uomo e donna) non perfettamente abbandonate, le membra ripiegate in rigide angolature: che ritroveremo poi, nelle statue liberate dal pretesto figurativo, ma forse, e appunto, per questa esigenza di gesto, iniziale, più profondamente antropomorfe. Si parla in una delle biografie di Sangregorio di un suo particolare interessamento per la recente vicenda dell'informel, senza per questo aver sentito di doverne seguire i modi. Ed è chiaro che un senso del nucleo-essenza, fino a poco tempo fa, unica, della scultura troppo approfondito dal contatto con il materiale, e d'altra parte le sollecitazioni culturalistiche di Marini o quelle psicologico-luministiche di Manzù non potevano non lasciarlo diffidente davanti all'esplosione informel), per la quale, in scultura, il grande sacrificato è stato proprio il nucleo sostituito dai conglomerati aperti più impensati. Semmai, la comprensione dell'avventura informel lo avrà portato a un maggiore affinamento delle sollecitazioni tattili offerte dal materiale. Agirebbe così, nella ricerca di Sangregorio, un'esigenza classica (non classicistica), verificabile proprio in questa presenza antropomorfica sottaciuta e in questo saper equilibrare i contrasti senza cancellarne le caratteristiche. Una ripresa, di un tema ancora antropomorfo, ma ormai decantata in un simbolismo sciolto da dirette indicazioni descrittive. la si può rilevare nelle ultime sculture in legno e pietra incastrati, anche se lo spunto iniziale qui, parte dall'osservazione di un fatto puramente materiale o se si vuole artigianale. Una macina di pietra con incavi ricoperti con piastre di legno, trovata in montagna e portata in casa come oggetto d'arredamento. ammirata per la bellezza della fattura e dell'accostamento dei due materiali, ha indotto poi l'artista a riconsiderare (o scoprire) il rapporto legno-sasso fra un pilastro e la travatura della sua casa stessa e poi a riportare queste osservazioni sullo stato dei suoi lavori di allora (e non si tratta di molto tempo fa), già improntato sull'incastro stretto, ma di pezzi di sola pietra. Pietra e legno; il duro e il molle; l'inorganico e l'organico. Seguendo le vene del legno, lo scultore imprime un moto vitale alla massa organica che si abbarbica alla pietra, spesso nella zona centrale della scultura. segnando una specie di cuore esterno, cresciuto sulla massa inerte. Ma altre volte è proprio la pietra. nel suo snodarsi agile, a dare l'impressione di una vita più dura, in contrasto con il torpido turgore del legno. Altre volte, i due materiali si presentano con forza equivalente e allora si può, meglio che nei casi cui abbiamo accennato prima, parlare di una trasfigurazione dell'abbraccio. Ma è proprio dove questo residuo di racconto (o di allusione antropomorfica) sembra superata che mi pare si manifesta l'originalità di Sangregorio: nel riuscire a ricondurre in termini di equilibrio di tensioni (caricandole di contenuti) le opposte forze dell'organico e dell'inorganico. Le sculture di Sangregorio nella loro fase presente, sono dei monumenti allo scontro. alla lotta fra le due grandi condizioni della materia nel nostro mondo: sono, perciò. al di là di ogni aneddotica e hanno saputo anche assorbire. senza rimanerne diminuite, le ragioni della bella materia. sensualmente posseduta e della euritmia.

Gualtiero Schonenberger

Giancarlo Sangregorio e nato a Milano nel 1925. Inizia a scolpire come autodidatta opere in pietra eseguite nel taglio diretto nelle cave dell'Ossola. Terminati gli studi classici, frequenta i corsi di Marini e Manzù all'Accademia di Brera a Milano. Di quel periodo sono le sue prime mostre di gruppo nelle principali città italiane. Pur avendo lo studio a Milano e partecipando attivamente alle polemiche nel clima del dopoguerra, ritorna a cercare i blocchi per le sue sculture nelle cave o lungo i torrenti. Nel 1950 soggiorna alcuni mesi a Parigi ed al ritorno, dal l950 al 1958, passa lunghi periodi nella Versilia: lavora il marmo delle Apuane e modella figure e ceramiche nelle fornaci di Viareggio. Dell'estate 1953 è una serie di figure in terracotta dall'immediato accento realista. Dopo il 1956, diventano sempre più frequenti i viaggi di informazione e di contatto con artisti e gallerie in diverse nazioni europee. Benché segua in quegli anni con interesse profondo le proposte dell'arte informale e sia soprattutto attratto dal clima da cui quelle proposte derivano, continua a elaborare gli elementi originari del proprio linguaggio.

 

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