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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c 22100 Como
su quel sasso c'era scritto... c'era scritto su quel sasso

mostra tematica interdisciplinare
23 ottobre - 18 novembre 2004


 

CANTO ARTICO
di Luigi Picchi

Spazza il vento acrocori e falesie – pochi steli,

muschi e licheni, pallida steppa – ne abbiamo fatte

di passeggiate così, avvolti nei nostri neri mantelli,

verso deserti di ghiaccio nella visione fredda e grigia

dell’Oceano. Nel silenzio siderale dei più oscuri

pensieri, devoti a quella stessa Stanchezza che ci ha

generati negli anni atroci e dissipati di Fine Millennio,

noi i perduti, gli erranti, gli errati, i vili, i rabbiosi

principi del Crepuscolo, i fiori aridi e spenti di un’alba

sinistra e sterile, asciutta e metallica come queste pietre,

come queste rocce severe e fosche, ombrosi muri,

capisaldi e presidi della Morte, nostra Signora e Regina.

Fu il silenzio delle pietre, l’arcano mutismo dei sassi,

quella divina intangibilità, quella sacra immobilità,

quella metafisica inerzia a conquistarci, già fanciulli,

a chiuderci per sempre al gioco ingannevole del Sole.

Le pietre parlavano segretamente, cantavano nel vento,

col vento, raccontavano antichi miti, inventavano per

noi storie e leggende, avevano il volto e il profilo spietato

degli eroi che in sogno visitavamo, che nel sonno ci

visitavano. Le pietre evocavano, invocavano, altari

della terra, gli Eroi, presenze di fuoco solidificato,

vampe evanescenti, fruscianti presenze. Erano pietre,

gli eroi, nostri angeli custodi. Fuggivamo da scuola

per intrattenerci con loro. Le pietre ci parlavano di

templi maestosi, di magici recinti e apotropaici peri-

metri, sciamanici siti, fantascientifiche torri,

avveniristici grattacieli. Le nostre preferite erano le

pietre levigate dal vento, dalle onde o corrose dal

sale, quelle senza muschio, senza traccia vegetale

come pugni serrati in una morsa di avara e arcigna

sterilità. Quante volte il nostro palmo le ha toccate

per riceverne grazia e benedizione,tocco d’energia

cosmica! le abbiamo accarezzate come schiene

di ninfe o ippogrifi - pietre, sgabelli e troni di fate

e silvestri divinità, pietre come sarcofagi di sopite

regine, magiche geometrie, pietre come germogli,

gusci e semi, serbatoi d’astrali influssi, reliquie di

ciclopiche creature e giganti celesti, frammenti di

sospese perfezioni, di sovrumani palazzi e spaziali

fortezze. Appoggio la mano sulla roccia: tutto è

partito da qui, da questa pietra che nonostante il

clima di qui tra un po’ sarà tiepida poi calda,

morbida. Palpiterà come un dorso di segugio,

una schiena femminile di velluto, una pietra,

quasi carne in una vibrazione sottile dal basso

verso l’alto, dal sottosuolo, attraverso la pietra,

la sacra pietra, pietrificata anima, pietrificata vita.

Un sasso, uno spirito, un sospiro.


 

OVIDIO, METAMORFOSI, VI, vv. 301-312
(Traduzione di Luigi Picchi) 

Orba resedit

exanimes inter natos natasque virumque

deriguitque malis: nullos movet aura capillos,

in vultu color est sine sanguine, lumina maestis

stant inmota genis ; nihil est in imagine vivum.

Ipsa quoque interius cum duro lingua palato

congelat, et venae desistunt posse moveri;

nec flecti cervix nec bracchia reddere motus

nec pes ire potest; intra quoque viscera saxum est.

Flet tamen et validi circumdata turbine venti

in patriam rapta est; ibi fixa cacumine montis

liquitur, et lacrimas etiam nunc mormora manant.

 

Eccola, tutta sola, tra figli, figlie e marito,

tutti morti, irrigidita dal dolore. Non un capello

muove l’aria, sul volto un pallore, immobile

lo sguardo sulle guance tristi. Nulla più di vivo

nella sua immagine. La lingua stessa, nel palato

indurito, si è congelata e più non pulsano le vene,

braccia e piedi più non si muovono. E’ sasso anche

nelle viscere. Piange, però e un potente turbine

nella sua patria la trasporta, confitta lì, sulla cima

di un monte, a piangere di lacrime che ancora

oggi il marmo trasuda.


 

Luigi Picchi è nato a Como l’8 dicembre 1969, si è laureato nel 1993 in Lettere moderne all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, con una tesi su Ettore Cozzani (estratto pubblicato in Otto/Novecento, XIX, 1, 1995).
Insegna italiano e latino al Liceo Scientico P. L. Nervi di Morbegno dove attualmente vive.
Ha pubblicato poesie nell’antologia Campi d’esistenza (Milano, 1995, pp.51-115) e traduzioni dal francese (Max Jacob) – in Traslazioni affrancate. Traduzioni poetiche (Milano, 1996, pp.135-161). Una sua silloge poetica Tempo minore è uscita per i tipi di Città di vita (Firenze, 1996), ristampata nel 1998. Ha inoltre pubblicato Giovanni Valassina: prete scrittore poeta (Dialogolibri, Olgiate Comasco, 1998), Carla Porta Musa, una lunga giovinezza (Dialogolibri, Olgiate Comasco, 1999), A un uomo del futuro, La poesia di Inisero Cremaschi ( Gazebo, Firenze, 2001). Ha collaborato e collabora con saggi critici, testi creativi, traduzioni e recensioni alle riviste Città di Vita, Il Ragguaglio Librario, Galleria, La Clessidra, Future shock, Il Banco di Lettura.


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