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Isa Di Battista Gorini - antologia Critica

[...] Isa Di Battista Gorini è una donna di forte temperamento nel profondo. Un po' chiusa nel "labirinto dell'inconscio", dolorosamente umana. Una personalità che riunisce l'analisi del pensiero e il volo della poesia. Artista di dimensioni internazionali per la sua lunga attività creatrice e i valori delle sue diverse ricerche espressive e strutturali. Pittura, dunque, come ricerca e come visio. Basta ripercorrere infatti differenti periodi del suo lavoro per verificare il suo processo stilistico e la ritualità della sua semantica: situazioni divenirali che lei continua ad estendere. La sua problematica diventa quindi un'assiologia del work-in-progress. "In me pulsano due esigenze espressive che convergono e divergono continuamente" , affermava appunto in un suo scritto degli anni ottanta (La pittura come ricerca, Nuove Edizioni Culturali, Milano 1985). Al di là della "realtà fenomenica" c'è sempre la "realtà invisibile" del Mistero (l'origine dell'Universo). È quello che sente Isa quando cerca, "non la rappresentazione degli oggetti reali, ma la trasfigurazione di essi, la ricerca dell'essenza segreta"...."di uno "spazio fisico e metafisico che va dal mondo interiore al mondo esteriore, dall'esterno all'interno dell'uno e dell'altro, in continuo tormentoso scambio condizionante la creatività". ( Quaderni d'Arte n. 18, aprile 1992). Nell'irrazionale siamo sempre dentro il Mistero. C'è poi l'esorcismo dei simboli che utilizza l'artista per sublimare l'enigma del senso dell'amore e del sesso, della vita e della morte. L'Arte, appunto, non è che una "risposta-simbolica-in-divenire" di fronte all'ineluttabilità. Risulta evidente che alla radice della problematica di Isa Di Battista Gorini c'è soprattutto il pattern del Futurismo, certi concetti del Costruttivismo e un suo interesse per lo Spazialismo di Fontana. Assimilando i loro valori (dalla simultaneità e il movimento futuristi alla struttura e lo spazio costruttivisti), ma problematizzandoli in funzione della propria personalità e del proprio tempo - e il segno del vero artista - si è creata, direi, un suo "universo di simboli-segni astratti" nel processo interattivo della trascendenza "geometria-spazio-struttura", appunto, dei "Quadri-struttura". Le immagini - anzitutto i Triangoli - si muovono nello spazio dei due piani-strati di garza separati, tridimensionali, mediante giustapposizioni e sovrapposizioni. Tutto il contesto affascina per la sua essenzialità "minimalista", per la timbricità dell'acrilico sulle stesure, per la nuova e notevole sintesi della "luce dei grigi e dei neri" (ridotta ora 'all'osso' in rapporto alla 'policromia' di anni fa). La "striscia fluorescente", spesso gialla nella sua modularità, illumina di colpo il dipinto, rende emblematica la sua epifania percettiva, lo situa in una dimensione trascendente, misteriosa, magica.

Pedro Fiori 2000

[...] L'esercizio della pittura vuol dire per Isa Di Battista Gorini superare una semplice situazione compositiva e analitica dello spazio pittorico, andare oltre per far sì che gli elementi costitutivi dell'opera giochino da protagonisti assoluti. Sono sempre presenti, nel suo lavoro, il caos e l'ordine intesi come facce della stessa medaglia, anche quando buca la tela, la cuce e la ricuce come una pelle, come un corpo vivo, facendone il territorio privilegiato sul quale agire per metafora e sublimare tensioni, fratture o situazioni dell'Io. Il risultato è sempre una ricerca di armonia, di poeticità interna all'immagine: la lettura simbolica è sì possibile, ma non univoca. Ogni cosa, ogni elemento è legato all'altro e si sviluppa liberamente, così come un albero sviluppa la sua forza in tutte le sue direzioni, pur mantenendosi ben saldo nelle radici e facendo parte di un insieme più grande, così un'artista che si muove coerentemente all'interno della sua linea espressiva può sperimentare diverse strade, forme, spazi, colori, rimanendo fedele a se stessa. Ben piantata al terreno la sua opera più sarà viva, più si svilupperà in modo multidirezionale. I lavori di Isa Di Battista Gorini non concedono letture distratte ed esigono un'attenzione speciale. Ci si accorge che lei ama ribaltare i piani del quadro, il sopra e il sotto, così che gli elementi, le geometrie, gli innesti formali si sviluppano e ramificano come un albero. Allora la tela diviene un oggetto concreto da manipolare; l'atto di capovolgerla, ribaltando i piani percettivi, fa sì che il quadro divenga un organismo vivo. Il vuoto che intercorre tra la garza e il retro della tela, è lo spazio della messa in scena, ma non siamo di fronte ad una logica del "teatrino". Isa gioca proprio su questi rapporti perché la sua opera è sempre un parlarci del vuoto, del come riempire questo vuoto, del come vedere attraverso questo vuoto. Ed è proprio qui che si trova la chiave per intendere la sua opera, questo invitarci a guardare oltre, attraverso quel velo di Maya che cela l'ordine delle cose. Tanto più lei riesce a inoltrarsi in questa profondità e tanto più procede verso l'immateriale. Perché Isa non lavora sul quadro, bensì lavora con il quadro. Ribaltare il telaio ha un valore simbolico, significa guardare alle cose da un'altra prospettiva, domandarsi cosa vuol dire positivo e negativo, contenuto e contenente, dritto e rovescio e vuol anche dire immergersi totalmente nel gioco dell'invenzione costruendo una propria trama del reale.

Stefania Carrozzini 2000

 

 

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