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Luisa Gnecchi Ruscone - dal dizionario del tatuaggio

"Sirena"

La Sirena vive nella fantasia e nell'immaginazione dei marinai da sempre. Essa è simbolo sia dell'amore impossibile, sia dell'amore carnale, del desiderio dell'uomo di abbandonarsi alla fantasia e ai misteri della sensualità, ma anche del pericolo mortale che incombe su chi diviene preda del piacere dei sensi. Nel IV secolo d.C. il latino Servio racconta di tre Sirene, figlie del dio fluviale Acheloo e di Calliope: una cantava, una suonava il flauto e la terza pizzicava la lira, ma in realtà erano prostitute che vivevano sulla punta nordorientale della Sicilia e sull'isola di Capri. Col loro canto attiravano i marinai imprudenti che avvicinandosi troppo alla riva si arenavano e, una volta catturati, le Sirene li depredavano e riducevano a "derelitti". Nel medioevo la Sirena veniva dipinta o scolpita nelle chiese nell'atto di trascinare fuori bordo un marinaio, a simboleggiare i pericoli del piacere della carne. Bella, sensuale, misteriosa e inquietante, non c'è da stupirsi quindi che la Sirena sia stata uno tra i soggetti prediletti del tatuaggio classico marinaresco.

 

 

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