COME LE NUVOLE, è una
rassegna progettata in progress come parte di un convegno
interdisciplinare tenutosi a Como nel 2012 presso il Polo Regionale
del Politecnico di Milano e presentata poi a Villa Carlotta, a
Tremezzo (Como) nel 2016. Si tratta di una mostra di opere, dipinti e
acquarelli dell’artista Giampiero
Reverberi. L’argomento, a partire dalla suggestione
delle nuvole, vuole fornire oggetto di riflessione sul mutamento e la
metamorfosi come metafora dell’esistenza umana, ma anche come
carattere intrinseco dei sistemi complessi in natura e oggetto di
studio di discipline come la meteorologia o la fisica, l’astronomia,
la cristallografia e via dicendo. Qui a Revere, con una
documentazione proposta in digitale e un incontro a più voci (*)
con attenzione alla ricerca storica ma anche trasversalmente, con
argomentazioni di curiosa attinenza, assieme alle opere di Giampiero
Reverberi, saranno proposti al pubblico materiali relativi allo
studio del clima, il volo aerostatico, la mnemotecnica, l'astronomia,
l’astrologia, l’alchimia, la combinatoria, la
cristallografia, la brontologia... senza
trascurare l’immaginazione poetica e mitologica e, naturalmente
l'immagine
del fiume Po, che virtualmente “scorre” proprio nella
sala del museo che ne conserva una antica e dettagliata cartografia.
Nel nostro vivere quotidiano, la realtà sempre più si
rivela un universo di relazioni di natura liquida, inafferrabile, che
pare travasarsi, trasfondersi in quello della comunicazione, in un
linguaggio-nuvola fatto di suoni e immagini e che ironicamente
potrebbe trovare dei punti fermi di riflessione nella riduzione
iconica dei “fumetti”. Una riduzione iconica che non è
unicamente moderna ma, nell’abbinamento di parole e immagini si
rifà a collaudati sistemi di rappresentazione antichi come
quelli mnemotecnici o degli stemmi araldici, delle Imprese e, non da
ultimo, della speculazione alchemica. Tutto in natura è dinamico e persistente nel contempo, nulla è
stabile, definitivo, nemmeno la mia corporeità/presenza come
quella di chiunque altro. Ognuno di noi esiste e si manifesta lungo
l’arco della propria vita accumulando istanti... a formare una
nuvola di materia/energia spazio-temporale chiamata “esistenza”.
Come le nuvole, ci trasformiamo e nell’immagine di queste ci
proiettiamo con doppio atteggiamento: di comprensione intellettiva e
di identificazione estatica. Le nuvole, metafora, sostanza e simbolo, strumento espressivo
dell'immaginazione e della rappresentazione artistica di ogni tempo,
ovunque compaiano, rivestono contemporaneamente carattere transitorio
e di permanenza, siano esse motivo di speculazione della meccanica
dei fluidi, come in Leonardo, di interpretazione narrativa e
paesaggistica come nei soggetti marini della pittura olandese o
contemplazione trasognata della luce solare che vi si infrange e ne
viene rifratta e trasformata all'infinito come nei più famosi
dipinti di Harry Turner, diventando alla fine, in questi, soggetto
principale della scena e frequente "motivo di genere" per
molta pittura a venire. Arretrando ulteriormente nella storia
dell'arte, le nuvole, nella loro evidenza fisica e simbolica di
"acque superiori", fungono idealmente da riflesso della
distesa oceanica (frontiera questa dell'Abisso inferiore) nel
separare verso il cielo il Divino dall'umano. E' situato su di esse,
corona eterna del Monte Olimpo, il trono delle divinità della
Grecia antica, è ugualmente su di esse l'area di permanenza di
santi, beati e angeli della cultura barocca Romana e non solo. Le
nuvole, costituiscono per l'uomo diaframma virtuale che separa
l'esistenza corporea dall'esercizio intellettuale e mistico o, meglio
per quanto vorrei qui introdurre, sostanza/luogo/veicolo di
trasformazione, rappresentazione per eccellenza di quella
transitorietà che caratterizza l'esistere. In esse si riflette
visivamente il divino Caos, quell'ordine complesso che si manifesta
nell'aleatorietà degli eventi della nostra vita e,
nell'osservazione delle stesse, sta il nostro più arcaico e
istintivo tentativo di ritrovare, scoprire, il principio naturale o
divino che le governa. Chiunque, credo, ha sperimentato il fascino e
il divertimento di ravvisare forme compiute nel configurarsi di ciò
che in effetti è solo vapore acqueo. Per molti è stato
il gioco di un pomeriggio ma altri lo hanno preso più
seriamente. Gli artisti, attraverso i secoli, ne hanno fatto
molteplici ritratti ma qualcuno, come Luke Howard, ne ha infine
dedotto una classificazione compilando un manuale, anche tradotto da
Goethe, agli albori della meteorologia e a monte di tutto il mondo
del Clouspotting a noi contemporaneo. L'individuare eideticamente,
per mezzo di un confronto di forma e dinamica, la specificità
di ogni formazione nuvolosa costituisce un primo passo nel dedurre
quella prevedibilità di mutamento climatico purtroppo efficace
e attendibile solo in un arco temporale molto breve. Benché
basata su osservazioni e rilevamenti strumentali oggettivi, la
meteorogia, nel diffondersi mediatico della pretesa di affidabilità
a medio-lungo termine, risponde, più che ad una utilità
oggettiva, almeno per ora, ad una esigenza psicologica che trova
paradossalmente matrice e similitudine operativa nella predizione
astrologica che arrivava talora all'abbinamento del lancio dei dadi
con l'osservazione astronomica, come testimonia il Libro delle Sorti
di Lorenzo Spirito nel 1551. La conoscenza del proprio destino, così
imprevedibile e insondabile, è stata affidata dai potenti di
ogni epoca agli astronomi che, loro malgrado hanno dovuto mescolare
l'oggettività delle osservazioni scientifiche all'arbitrarietà
delle ricorrenze caratteriali, individuate per mezzo dei "Temi
di nascita", schemi espressi in Trigoni e Quadrature, indici di
ostilità o favore delle posizioni planetarie. Geometrie
illusorie che grazie alla veridicità di responso, derivata
solo da una ristretta ma appagante corrispondenza statistica, ha da
sempre accontentato pochi scontentando i più ma tant'è,
poiché le negatività come gli errori e gli insuccessi
hanno memoria corta, tutto, alla fine, ha funzionato alla grande e a
tutt'oggi pare non cessi di illudere molti. Se "Dio non gioca a
dadi", come sosteneva Einstein, è vero anche che
nell'immaginario collettivo l'idea di un "Deus ludens"
conforta più di ogni piccolo passo della ricerca scientifica.
Un'archetipo potente che giustifica maggiormente la debordante massa
di eventi casuali rispetto a ciò che è prevedibile...
Le frecce di Cupido sono sempre in agguato e purtroppo anche le
forbici di Atropo mentre a noi non resta che il coraggio di sognare
fra le nuvole, vere o dipinte che siano o magari trovare un pizzico
di saggezza e, perché no, spunto romantico, erotico, nelle
Metamorfosi di Ovidio e di Apuleio. Altri sono i percorsi dell'Ars
combinatoria o la Mnemotecnica e il calcolo meccanico, da Lullo a
Leibniz e oltre, delle quali sono eredi la scienza statistica e la
programmazione computer, altro è ancora l'universo del Cloud e
di Internet che, apparentemente infiniti e potenti, se privi del
necessario esercizio della modestia e della veridicità
rischiano di emulare l'ebollizione inarrestabile generata
dall'Apprendista Stregone di Goethe o di generare una illimitata e
illimitabile nuvola/fumetto, incomprensibile come lo scrivere di
Woodstok, paradigmatico interlocutore di Snoopy nel battere a
macchina pensieri misteriosi quanto incontenibili, frasi criptate ed
indecifrabili, finzione nella finzione.
Michele Caldarelli - giugno 2017
(*) L'11
giugno 2017, in occasione della inaugurazione della mostra, con:
Paola
Pescerelli Lagorio -
presidente
Casa
Museo e Osservatorio Sismologico R. Bendandi -
Faenza: "Raffaele
Bendandi, uomo di scienza"
Marco
Majrani -
curatore
Museo
Volandia
- Milano Malpensa:"Nuvole
e Volo Aerostatico"
Luigi
Viazzo
-
divulgatore scientifico - Gruppo
Astrofili Lariani
- Como: "Nebulose,
vita, morte e miracoli..."
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