Jaime Del Val


"Grotta"1998
acquarello su carta
50 x 70 cm.

Di fronte alla serie di covoni di Monet, Kandinskij, nel 1895, affermava che "il dipinto assume una forza e uno splendore magici e, al tempo stesso, inconsciamente, l'oggetto, in quanto elemento indispensabile del quadro, è messo in dubbio". La radice di gran parte della pittura moderna di timbro prevalentemente cromatico è lì, parte dagli Impressionisti nei quali il colore assume, appunto, un'intima valenza. Ed è sempre da questo spostamento dell'interesse, dal soggetto rappresentato alle sensazioni soggettive che prova l'artista, che inizia la traiettoria che sfocerà nell'Astrattismo. Sarà proprio lo stesso Kandinskij, che nel frattempo aveva fondato la "Neue Kunstlervereinigung'', a dipingere, nel 1910, il primo quadro non figurativo: un acquerello. Ebbene, il madrileno Jaime Del Val è un pittore che congloba in sé un acuto senso coloristico, e al tempo stesso, risulta un pittore che appartiene all'Astrattismo. Vi sono, nei suoi dipinti, echi, oltre che di Kandinskij, dell'americano Rothko, di Pollock e della Dripping Art, come pure della Action Painting, ma tali influssi restano in superficie, appaiono solo epidermici perché, nella sua intima sostanza, la pittura di Jaime Del Val ha un sapore personalissimo, mai scade nella superficialità della percezione, dell'espressione: il suo timbro connotativo risulta profondo, intenso, unificato da un intimo afflato, da un forte legame con la propria Terra. E la sua "Hispanidad" la si avverte subito nei suoi cromatismi: nella netta, passionale contrapposizione tra i rossi e i neri, nei caldi guizzi di luce che sembrano prorompere da infuocati orizzonti castigliani o sgorgare da antri di magmatiche voragini, come pure nei romantici, tonali accostamenti. Arte non figurativa certamente, eppure la carica coloristica delle opere di Jaime Del Val e il loro potere suggestivo sarebbero tali da consentirci di parlare di Espressionismo cromatico e di Surrealismo, se non si intuisse che l'intento primario del pittore spagnolo è concentrato sulla libera espressione, sul rapporto dei colori in sé, sulla cadenza delle masse cromatiche. Senza ridurre tutto a quanto affermava Matisse a proposito dei pittori informali ("per loro non si tratta di riprodurre la natura né di dar corpo a dei sogni, ma unicamente di questo: fare innanzitutto una tela colorata"), Jaime Del Val, nell'atto creativo, è in piena sintonia con quanto sosteneva Kandinskij: "L'arte non deve avere niente a che fare con la natura; essa è un prodotto della mente umana e ciò che viene rappresentato è legato solo alle idee, alle emozioni, e ai sentimenti del pittore...", il quale "tende ad esprimere verità universali, rinunciando... all'apparenza delle cose per rendere invece il loro essere segreto mediante puri segni, o puri timbri cromatici, ora intesi a manifestare un ritmo, ora un'inconscia associazione ed evocazione". Ed ogni forma per Kandinskij ha un contenuto che egli chiama "suono interiore". Ecco, Jaime Del Val, pur senza altisonanti intenzioni programmatiche, riesce lo stesso ad esprimere le sue emozioni, le sue vibrazioni, il suo "suono interiore", il suo mondo in acquerelli ricchi di armonia, di fascino, di suggestioni tramite il modo con cui vengono strutturate, armonizzate le superfici cromatiche: così una luce improvvisa, uno squarcio di azzurro, un rosso sanguigno hanno il potere di comunicarci sensazioni, sentimenti, di metterci in sintonia, in corrispondenza percettiva con lui. Infatti quella di Jaime Del Val è una pittura ricca di poesia, di intensità emotiva, di scavo profondo, ben avvertibili soprattutto laddove un colore cede all'altro con delicata fluidità o con lo stacco netto proprio degli stati d'animo forti, delle passioni. Certamente l'acquerello, questa tecnica pittorica alquanto delicata, difficile, contribuisce, così ben impiegata, a dare spessore ed intensità ai quadri, sia in quelli in cui c'è maggiore attenzione verso una pittura di timbro tonale con gradevoli accostamenti cromatici, sia e soprattutto in quella nella quale viene dato grande risalto alla luminosità e trasparenza del colore ottenute per "velature", cioè attraverso varie sovrapposizioni di toni diversi che concorrono anche a creare effetti mirabili di spazialità, di profondità. A ciò bisogna aggiungere che qua e là sembrano spuntare, emergere, forse inconsapevolmente dal subconscio dell'artista, forme vagamente intelligibili, le quali vengono soggettivamente colte in modo emotivamente suggestivo dall'osservatore, dal fruitore. Un esempio per tutti: in un dipinto campeggia una massa nera che evoca la mole massiccia, minacciosamente incombente di un toro, e le adiacenti tonalità rosse accrescono quest'impressione. Ne scaturisce il quadro di una Spagna stratificata nella memoria collettiva, introiettata attraverso Garcìa Lorca ("A las cinco de la tarde, el toro..."), filtrata attraverso la penna di Ernest Hemingway e dai film ricavati dai suoi romanzi: "Sangue e arena", "Per chi suona la campana", una Spagna dai forti contrasti: amore (passione travolgente) e morte laddove la morte non è intesa solo come negazione di vita ma come una presenza quotidiana (il torero, fasciato più degli altri dall'ombra nera incombente della morte, è l'emblema di questa assidua frequentazione), che va affrontata con coraggio: la vita è sfida eroica, esaltante anche perché vi è lei da esorcizzare, da combattere, da vincere. Pittura astratta, dunque, quella di Jaime Del Val, che presenta persistenza, baluginamenti talora inconsci, inconsapevoli di forme indistinte, evocatrici, nei vortici cromatici; pittura dell'anima, della Spagna coi suoi colori forti, intensi, coi suoi contrasti, le sue passioni, con la presenza del buio, della morte, ma anche con il trionfo dei colori, della vita.

Manrico Testi


JAIME DEL VAL è nato a Madrid il 29 luglio 1974

Appena quattordicenne comincia i suoi studi di musica. Dal 1995 al 1997 soggiorna a Londra dove svolge studi di composizione, pianoforte e direzione d’orchestra alla Guildhall School of Music and Drama trasferendosi poi all’Università di King’s College London dove, oltre agli studi di musica, frequenta i corsi di filosofia. Tra il 1994 e il 1997 frequenta diversi corsi in Spagna, Parigi (IRCAM), Darmstadt e Grecia.

Da anni lavora nello studio del nonno, lo scultore Jacinto Higueras Càtedra e dal 1997 concentra la sua attività nella pittura. Dopo brevi soggiorni a Vienna, Berlino, Bremen, Essen, Freiburg e Parigi, si è stabilito nell’ottobre del 1997 a Firenze, dove oltre alla attività pittorica sviluppa il suo interesse per la grafica e l’architettura.

Nel 1998 ha esposto con una personale presso "Il Navicello" di Torre del Lago (Viareggio).


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