"Gli spettri di Riccardo III" 1997 olio su tela 80 x 100 cm.

"Alessandro Ciralli dipinge per esprimere l'eternità che è in noi; con quell'aria di altri tempi, dove fare il pittore era qualcosa di rispettabile.
Ha vissuto a lungo ai margini dell'arte; soffocato da un lavoro impiegatizio, ha scoperto un mondo fantastico, fatto di sogni ma anche di storia, quella cultura Rinascimentale di fine secolo "I MANIERISTI".·
Seduto davanti ai suoi quadri racconta se stesso, le citazioni dal Bronzino al Pontormo sono palesi e da buon autodidatta non copia, disegna a memoria; dai fondi scuri emergono architetture inventate e ambiguità nascoste.
Dipinti magici che stanno nel tempo e lo superano. ritratti misteriosi come si dipingeva nei secoli passati, il quattrocento. il cinquecento e così via; più la tecnica diventa semplice, più il linguaggio si armonizza attraverso colori e velature soffuse.
Le sue opere sono tanti piccoli enigmi; "vivono una loro vita autonoma ai margini del nostro mondo, quasi a voler recuperare quello che l'uomo ha buttato via".
Alessandro parla di racconti e miti; quasi una recita che polemizza con le paradossali Avanguardie, proprio perché in lui c'è il rispetto per l'antica tradizione pittorica.
La sua pittura è genuina, pulita; da quei fondi scuri emergono verità nascoste, sogni ad occhi aperti per perdersi in fantasticherie.
Per lui la pittura deve essere nella memoria ed egli ruba, con garbo e discreta timidezza, lo stile dei suoi predecessori".

"....Le figure di Alessandro Ciralli emergono quasi sempre da un fondo scuro. Personaggi senza tempo, illuminati da luci esclusive ed improvvise. Speciali apparizioni. A volte esse stesse dipinte di luce".