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Per Nicola Pinto - Marinaio Sognatore
di Michele Caldarelli
È durante le ore notturne che il profilo dell'orizzonte concede
il fondersi delle oscurità abissali, zenit e nadir si rispecchiano
indistinguibili e le acque celesti ormai congiunte a quelle terrestri
ospitano la navigazione del sognatore assoluto. A nulla valgono i portolani
della reminiscenza corporea, lì ognuno è perso e solo
l'espediente di Odisseo può concedere oltre all'ascolto delle
sonorità che precedono l'essere, la possibilità di conservarne
traccia nel cuore. Come Odisseo vedo Nicola Pinto, desideroso di sondare
l'inesprimibile, di riportare memoria visiva di ciò che ha udito,
la vibrazione che precede la luce, la magia aurorale del mondo. La sua
è un'azione filosofale, finalizzata ad estrarre la luce
dall'oscurità coniugando azione e percezione in un'esperienza
univoca. Parte dall'atto più primitivo dello scalfire; la pellicola
fotografica allora, prima materia filosofica, oscurità
totale della nigredo che a cicli continui caratterizza l'opera,
concede alla varietà cromatica della luce di affiorare in superficie,
di esprimere simbolicamente in tutta la sua potenza il mistero della
conoscenza veicolato dalla regalità della visione. Tutti i colori
scorrono, dalla rubedo alla dealbatio mutano nella luce
abbagliante che, accecando lo sguardo, farà della luce oscurità
fornendo nuovamente materia per la prosecuzione dell'opera.
Nicola Pinto, dopo aver graffiato più pellicole, ne proietta
il contenuto su uno schermo articolandone la sequenza con dissolvenze,
sovrapposizioni, sonorizzando contemporaneamente il fluire delle immagini
e filmando il tutto con una videocamera. Infine, con una regia di autentico
still-life concettuale, registra fotograficamente delle nuove immagini
ed eccole, ora, esposte, alimentano il ciclo insonne delle sue navigazioni...
Michele Caldarelli, luglio 1997
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