Archivio Attivo Arte Contemporanea
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La presenza-assenza del corpo come reminiscenza, la reiterazione del tessere o del cucire operata dalla mano come esperienza corporea oltre che psichica... questo in modi differenziati è lo specchio simbolico dello scorrere degli eventi della vita nelle opere di Lillina Cavaggioni. Dove affiora l'immagine frammentata di un girotondo, con evidenza, e, dove la mano ha lasciato solo una diafana traccia del gesto, la nostra artista ci ripropone magico e irrisolvibile l'enigma della vita...(M.C.)

E il Calcolo dei dadi...
Di Paola Azzolini

L'opera d'arte, se segue semplicemente il tempo della vita, è meno della vita. Non può essere più della vita che immobilizzandola nella perfezione delle forme. E i quadrati perfetti di Lillina Cavaggioni nascono da un preludio di silenzio in cui affondano gli echi fatti remoti dei ricordi, delle emozioni, per riaffiorare come ombre a macchiare la trama operosa della tela. La ferita dell'ago cuce, in dialogo serrato, l'arcaica e divina semplicità del quadrato geometrico al ricordo del flusso vitale e del suo tormentato percorso. C'è un piacere della geometria che ha radici ed emozioni quasi mistiche: nella perfezione astratta della forma appare la verità di un intelletto supremo. L'anima sprofonda nei silenzi della contemplazione in cui si redime la traccia rossa e dolente del tragico quotidiano. Il quadrato nero o bianco di Malevic voleva evocare la sensazione sul vuoto in cui si incide. Mondrian, Kandinskij o Klee cercavano nella perfezione, nell'essenzialità della geometria, l'essenza dell'essere. Si avverte che Lillina Cavaggioni ha attraversato tutta questa fase della pittura moderna. Ora i suoi quadrati cuciti, dipinti, istoriati di piccoli punti inestesi o di stelle, aggallano nella loro intatta perfezione sulla trama tormentata della tela, che serba il ricordo delle mani che l'hanno tessuta e delle altre mani che hanno fissato le forme al canovaccio ruvido con il lavoro dell'ago, mentre l'inseguirsi delle pennellate d'ombra o rosse come di sangue, evoca il tormentato percorso di questa come di qualsiasi redenzione. La serialità appena variata dei colori e delle forme geometriche talvolta si interrompe su un vuoto, una mancanza; il gioco dei quadrati si complica di una casualità che apparenta queste forme semplici ai dadi con cui gioca la sorte. Le porte del mistero e del destino si riaprono, ma non sul vuoto, bensì sull'orizzonte dei ricordi remoti, dove il rotolare dei cubi colorati evoca i giochi infantili, un limbo di piaceri perduti e perfetti che il vuoto della figura mancante turba appena con il tremore di ciò che affiora da dimenticate lontananze.

Paola Azzolini

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