Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Arte e scienza / Art and Science
di Francesco Maria Battisti*

Quale è il rapporto che lega arte e scienza? Si può ipotizzare di aver a che fare con due fattori "opposti": la struttura positiva e confermata della conoscenza scientifica, da un lato, e l'intuitività dell'arte, prodotto della irrazionalità umana, dall'altro lato. Ma è veramente corretto giudicare l'opera d'arte come un prodotto della irrazionalità umana, un esito della emotività non ragionata, priva di regole e di canoni estetici? Mentre la scienza (scientia) - al suo opposto - sarebbe il prodotto di un perfetto razionalismo, il risultato di procedure ampiamente verificate, la ricerca di una verità univoca, certa ed inconfutabile? Le antinomie filosofiche prodotte nel raffrontare l'arte con la scienza male si addicono al paragone contemporaneo.

Il rapporto tra arte e scienza nel Rinascimento italiano

In verità tale impostazione del rapporto arte-scienza è sbagliato, soprattutto se si rivolge lo sguardo al passato, per esempio al Rinascimento italiano. Luca Paccioli, Leon Battista Alberti, Leonardo da Vinci, Piero della Francesca non solo erano artisti, ma anche eminenti scienziati e matematici. Gli studi sulla prospettiva di Piero della Francesca avrebbero trovato una loro diretta applicazione e dimostrazione nella pittura di personaggi ed ambienti scalati secondo le regole del disegno geometrico in prospettiva. Il realismo di Leonardo e del Mantegna, e più tardi dello stesso Michelangelo derivano da accurati studi di anatomia compiuti sui cadaveri, che rendevano questi artisti talvolta temuti dalla popolazione che li credeva dediti alla necrofilia ed alla stregoneria. La scelta di piante e di animali che adornano i quadri ed i paesaggi della pittura del '500 e del '600 non è affatto casuale. Animali e piante potevano essere scelti per la loro rarità (poiché provenivano da paesi lontani, dall'America e dall'Africa equatoriale, e costituivano una "meraviglia" per gli europei, avevano proprietà medicinali particolari, oppure racchiudevano un significato simbolico particolarmente rilevante per la pittura). La presenza di certe configurazioni di nuvole nei quadri del rinascimento fiammingo indica attenzione allo studio dei cambiamenti climatici. La realizzazione di un'opera d'arte quattrocentesca o cinquecentesca non era dunque una questione di un ingenuo e buon artigianato manuale, come aveva supposto la critica d'arte romantica dei primi dell'800, ma una espressione complessa di scienza e di cultura artistica, dove scelte di oggetti, misure, proporzioni e punti di vista venivano attentamente calcolati secondo i "canoni" cioè le regole dell'artista. I canoni dell'artista rinascimentale erano anche canoni riconosciuti dalle avanguardie scientifiche ad esso contemporanee. Dobbiamo inoltre riconoscere che, anche se c'è stato un decadimento dovuto alla mancata comprensione del nesso tra arte e scienza, questa "qualità" culturale dell'arte italiana si è mantenuta attraverso i secoli, e distingue ancora i nostri artisti da quelli di altri paesi, specialmente dall'arte di altri continenti - Africa, Australia ed America, che noi disdegniamo come are "non ragionata" ed espressivamente più semplice. Se uno poi considera la formazione e l'addestramento dell'artista contemporaneo, non si può prescindere dal prender atto che i migliori artisti italiani oggi provengono non dai corsi dell'Accademia delle belle arti, ma da iter professionali più complessi, ad esempio da corsi di laurea in Architettura che sono ricchi di una componente scientifica e tecnologica. In altre parole, essi non sono degli artigiani, ma dei professionisti del design. Per questa ragione non consideriamo accettabile l'osservazione di John D. Barrow, rilasciata in una intervista a "Repubblica" nella quale si rileva che:

"L'arte non ha regole, a un pittore non puoi rimproverare di aver violato i canoni. Lo scienziato deve invece rispettare le regole sottese ai fenomeni naturali. Personalmente amo considerare la matematica, la meccanica dei quanti, le strutture molecolari e altre costruzioni scientifiche come espressioni assolute di arte astratta. C'è una bellezza intrinseca nelle leggi della natura che non è facile cogliere, così come non è facile apprezzare all'istante un quadro di Picasso".

L'ambiente apparentemente bohemien del mondo degli artisti non deve trarre in inganno circa la valutazione estetica dell'opera d'arte. Questa valutazione è dettata dall'allineamento di un'opera d'arte rispetto ad un percorso storico artistico che è sia individuale, dell'artista, sia collettivo, dello Stile al quale l'artista appartiene. Nel giro di pochi anni il prodotto dell'artista riceve una accoglienza dal pubblico ed una quotazione nel "mercato dell'arte" al pari di ogni altro prodotto. Sulla base di queste quotazioni si decide il collezionismo dell'opera, la sua conservazione nei musei e la sua eventuale trasmissione ai posteri. Analoghe quotazioni vengono fatte per altri prodotti artistici: canzoni musicali, opere architettoniche, spettacoli filmici e teatrali. L'artista che ha scelto questa professione non riesce a sottrarsi alle regole del mercato, anche se occasionalmente può polemizzare con esse.

Il rapporto tra arte e scienza è sempre stato molto stretto e non è una scoperta di questi giorni, come ha giustamente osservato Germano Celant a proposito della intervista a Barrow. Questo rapporto però è cambiato, perché una parte di quello che viene comunemente chiamato scienza è applicazione tecnologica; interviene nella applicazione tecnologica lo stesso "homo faber" che interviene nell'arte, impegnando la sua intelligenza e la sua fantasia. Un progetto tecnologico integrato, d'altra parte, può impegnare scienziati ed artisti; lo studio dei materiali viene fatto dagli scienziati, la proprietà delle forme estetiche che debbono, ad esempio, costituire la carrozzeria di un'automobile, viene fatto da artisti (il design e l'architettura sono arti). Da questo punto di vista, le nuove generazioni che già vivono in un clima di Tecnocultura, non si pongono più il quesito di una separazione convenzionale tra scienza ed arte.

Le nuove generazioni questo confine [tra scienza ed arte] non lo vedono. Non si chiedono neppure cos'è scienza e cos'è arte. E' questo il grande salto. Le generazioni precedenti avevano una territorialità definita. Per quelli che oggi hanno vent'anni è brechtianamente materiale da usare.

La cultura contemporanea, non è una cultura di "ars" e di "scientia" (mondi separati), ma una tecnocultura, un ibrido in cui l'alterità prevale sulla identità. E non possiamo più chiamarla una "cultura occidentale" dato che oggi, sia l'arte sia la scienza sono valori universali, riconosciuti in ogni parte del mondo, obiettivi perseguiti dagli artisti e dagli scienziati di tutte le nazioni, caratteristiche del sapere globale e simultaneo del XXI secolo, quello che viene già convogliato tramite le reti telematiche. Non si tratta quindi di "opposti" in una visione dialettica, che ci sembra ormai tramontata, ma di lati complementari ed interesecanti della civiltà futuristica, funzioni dell'essere sociale.

Nella prospettiva neopositivista di inizio del '900 la scienza era una modalità verificabile di conoscenza empirica, era un processo intellettuale ed investigativo che non tocca e non modifica l'oggetto ma lo studio. La scienza conosce la verità della natura, ma si astiene dal modificarla a scopi strumentali, come fanno le applicazioni tecnologiche della scienza, nella ingegneria e nell'industria. Nella tecnocultura contemporanea, ad esempio l'ingegneria genetica e le biotecnologie, l'oggetto della scienza non è più sacro ed intoccabile (l'essenza del vero), ma un oggetto manipolabile e trasformabile attraverso la sperimentazione di chi lo studia. La fisica atomica ha creato i suoi isotopi radioattivi, la fisica delle particelle fa sopravvivere l'antimateria per studiarla, l'ingegneria genetica modifica i cromosomi del vivente. Le grosse questioni di bioetica provengono dal mancato rispetto per il vivente che viene contaminato dalla invasività della attuale ricerca tecnologica su di esso.

Che cosa è reale? Come si fa a riconoscere la verità? Oggi più che mai è difficile confrontarsi con questioni filosofiche di tale importanza. Anche facendo affidamento sulle lezioni di vita quotidiana, rimane abbastanza difficile fornire delle risposte convincenti. Agli studenti delle campagne della Pennsylvania la natura può ancora sembrare molto reale; per i bambini delle grandi città, sempre inchiodati davanti al Nintendo, "natura" è il nome di un videogioco.

L'attenzione dell'arte contemporanea si è focalizzata su questo particolare aspetto della tecnocultura, come manipolazione della natura e straordinario controllo di forze naturali. Nascono da questa attenzione le tendenze degli artisti attuali ad usare e modificare il proprio corpo come se fosse una forma di scultura, di scultura sul vivente. Fanno parte di questa tendenza non solo il piercing ed il tatuaggio, forme di modifica del corpo africane, primitive alle quali i giovani adolescenti ritornano spinti dalla moda, oppure la tintura dei capelli in colori del tutto artificiali come il verde, ma anche le forme più sofisticate di chirurgia plastica, capaci di modificare seni, labbra, la fisionomia facciale e le forme degli organi sessuali.

Lo sviluppo della conoscenza scientifica segue le sue regole (o, se vogliamo usare un termine estetico, i suoi "canoni"), le sue formalità: accumulazione del sapere scientifico, raccolta dei dati, a-valutatività della operazione scientifica che si astiene dal proferire giudizi di valore, verificabilità e sperimentabilità della conoscenza scientifica, sistematicità teorica ed appartenenza ad un "corpus" di nozioni organizzate, sotto la forma di assiomi e di leggi. La conoscenza artistica non è completamente intuitiva come voleva il Romanticismo ottocentesco. La cultura artistica è in primo luogo una cultura estetica - sapere e conoscenza di ciò che è bello, saperlo riconoscere nella natura, nella scienza e nelle opere d'arte. L'artista si crea questa cultura estetica lentamente, con la propria esperienza visiva e pratica-realizzativa delle opere, dei disegni, delle raffigurazioni. L'organizzazione della cultura estetica, a livello individuale, oppure al livello della scuola artistica, del gruppo degli artisti che lavorano in un dato periodo, si chiama "stile", ed è costituito da preferenze, da accentuazioni di determinate caratteristiche estetiche su altre (ad esempio il geometrico contro l'irregolare, il disomogeneo contro l'omogeneo, l'astratto contro il realistico, ecc.) La simultaneità del sapere contemporaneo, tramite internet, una rete di conoscenze che trasmette sia dati che immagini (sotto forma di dati) diviene anche simultaneità di stili e di raffigurazioni, coesistenti nella stessa rete. I musei virtuali ci permettono di confrontarci, allo stesso tempo, con tutte le epoche e tutte le culture. Essi permetteranno ai futuri artisti, quelli che presumibilmente abbandoneranno i tradizionali mezzi di espressione (il disegno a matita, la pittura ad olio, la scultura in legno ed in marmo) di usare mezzi multimediali. Ciò significa che testo letterario, poesia, suono e musica, immagine e colore fanno parte dello stesso MIX artistico multimediale. Nei canoni estetici dopo il duemila sarà considerato "antiquato" presentare una opera d'arte che non abbia caratteristiche multidimensionali, che non riassuma al suo interno le nove muse in uno stesso medium espressivo. La scienza e la tecnologia aiutano e spingono verso questa direzione, ci permettono di copiare tratti realistici della natura, e di modificarli, con gli strumenti della realtà virtuale, in paesaggi "surrealistici" od "iperrealistici". Il confine tra sogno e realtà, tra visione ed allucinazione viene obliterato nell'arte moderna, e non è un caso che molti artisti, per avere "visioni diverse" del reale utilizzino, oltre la telepresenza, forme di modificazione della coscienza. La stessa forma del ragionamento umano diviene scopo della esplorazione artistica, esplorazione verso forme di ragionamento che siano presumibilmente diverse.

L'arte d'avanguardia è sempre stata tentativo di superamento di una frontiera. Si tratta di individuare quali siano le frontiere della scienza contemporanea che l'arte tenta di sfidare.

La frontiera bioetica e l'annullamento del corpo

Una di queste è sicuramente la frontiera della bioetica: mentre da parte della scienza ci sta il tentativo di porre limiti alla sperimentazione biologica (ad esempio la clonazione), da parte dell'arte contemporanea ci sta il tentativo di violare questi limiti, oppure di interpretarli nei loro aspetti più surrealistici. Il cyborg (uomo mezzo umano e mezzo macchina) è divenuto emblema dell'arte contemporanea. E' da notare che l'interesse per il corpo vivo non è una novità in campo artistico. Gli studi del corpo umano hanno animato l'arte dell'Ellenismo greco - in stretta connessione con la filosofia, e quella del Rinascimento, dal quale provengono dettagliati studi di anatomia, disegnata da artisti. Oggi l'arte è affascinata dalle possibilità che la medicina chirurgica offre di modificare l'estetica del corpo e la tecnologia genetica prospetta di fare evolvere la specie. Su questi temi si è sviluppata un'ampia letteratura fantastico-scientifica, che ha avuto enorme successo e diffusione. Il romanzo di William Gibson, Giù nel cyberspazio, inizia appunto con la ricostruzione chirurgica del suo principale personaggio, dilaniato da una esplosione:

E dal momento che aveva un buon contratto, arrivò a Singapore un'ora dopo l'esplosione. La maggior parte di lui, almeno. Il chirurgo olandese ci scherzava sopra, dicendo che una percentuale non specificata di Turner non ce l'aveva fatta a partire dal Palam International con il primo volo, e aveva dovuto passare la notte in un magazzino, in una vasca di mantenimento. Gli ci volle un mese, all'Olandese e alla sua squadra, per rimettere insieme Turner. Clonarono un metro quadrato di pelle, facendola crescere su lastre di collageno e polisaccaridi di cartilagine di squalo. Comprarono gli occhi e i genitali sul mercato libero. Gli occhi erano verdi. Trascorse la maggior parte di questi tre mesi nella riproduzione Rom simstin di un'infanzia idealizzata nel New England del secolo passato. Le visite dell'Olandese erano grigi sogni mattutini, incubi che svanivano quando il cielo, fuori dalla sua finestra al secondo piano si illuminava. Si sentiva l'odore dei lillà, a notte fonda. Leggeva Conan Doyle alla luce di una lampadina da 60 candele, dietro un paralume di pergamena decorato con immagini di velieri... L'Olandese apriva una porta nel retro del suo cervello ed entrava per fargli delle domande, ma la mattina sua madre lo chiamava per la colazione: corn-flakes, uova e pancetta, caffè con latte e zucchero. E un giorno si svegliò in un letto estraneo, l'Olandese stava in piedi vicino alla finestra dalla quale si riversavano verde tropicale e sole abbacinante. - Può tornare a casa, Turner. Abbiamo finito con lei. E' come nuovo.

Il chirurgo olandese, avendolo raccolto a pezzetti, lo rifà come nuovo, montandolo in una combinazione di organi e di componenti elettromeccaniche.

Gerald Jay Sussman, docente del MIT, riassume questa tendenza nei seguenti termini:

Se si riesce a costruire una macchina che contenga ciò che contiene la nostra mente, allora quella macchina siamo noi. All'inferno il resto del nostro corpo fisico, non è così interessante. Ora la macchina può durare per sempre. Anche se non dura per sempre, si può sempre scaricare i dati su nastro e fare delle copie di supporto, poi caricarle su qualche altra macchina se la prima si rompe... A tutti piacerebbe essere immortali.

La macchina prende il posto del corpo, il suo software è costituito dalla coscienza, soggetta a duplicazione e clonazione e merging, anche nei termini di una coscienza collettiva, secondo le aspirazioni della New Age. Le cellule cerebrali o "wetware" secondo il gergo informatico, verrebbero sostituite dal silicio, byte per byte, e trasposte in un corpo meccanico indeformabile.

"Nel confuso atto finale, il chirurgo solleva la mano. Il tuo corpo, improvvisamente abbandonato, muore. Per un attimo senti solo la pace e il buio. Poi, ancora una volta, riesci ad aprire gli occhi. La tua prospettiva è cambiata. La simulazione del computer è stata interrotta dal cavo che porta alla mano del chirurgo (dal cervello di robot) e ricollegata a uno splendido corpo nuovo, del tipo, colore e materiale di tua scelta. La tua metamorfosi è completa".

Il cyberspace è uno spazio di cultura allo stesso tempo umano e tecnico, nel quale si può vivere in termini di "ragionamento" ed "emotività" rinunciando ai bisogni ed ai limiti posti dal corpo umano.

"La fusione di organico ed elettronico deve anche necessariamente comprendere l'eventualità di essere mangiati dai macchinari elettronici".

L'intelligenza artificiale si interseca inseparabilmente con quella naturale. Lo stesso manufatto artistico non è più composto di materiali esclusivamente biologici (interamente legno, interamente pietra), ma da una mistura di elementi naturali ed artificiali, di biologico e di tecnico (ad esempio, legno e plastica). La protesi tecnologica (ad esempio l'arto artificiale, si innesta sul supporto organico, sulla pelle, sui muscoli e sui nervi della persona e risponde direttamente allo stimolo bioelettrico).

Una indicazione che tali progetti non facciano solo parte della fantascienza viene dal fatto che nel 1996 la Walt Disney ha commercializzato la prima "interfaccia mentale" per il controllo interattivo di videogames su videodisco, il cosiddetto "Mind Drive", una specie di anello al dito che reagisce alle "emozioni". L'interfaccia, dunque, non legge i movimenti fisici, ma le emozioni provenienti dal cervello. Chris Winter, ideatore di un microprocessore chiamato "Soul Catcher" (catturatore di anima), per lo sviluppo del quale ha ricevuto 31 milioni di dollari dalla British Telecom, ha dichiarato che "un microprocessore che possa conservare i pensieri e le esperienze di una persona sarà disponibile in meno di 30 anni". Sarà connesso al nervo ottico e registrerà ricordi e sensazioni, come odori, cose viste, suoni, sotto la forma di impulsi neurali che potranno essere scaricati su un computer. L'uomo sarebbe quindi in grado di rivivere le proprie esperienze o ricordi e questi potrebbero anche essere trasferiti nel cervello di un altro. "Con questi chip non dovremo più temere i buchi di memoria e la perdita di ricordi importanti". Il modo di conoscere e di ricordare sarà eventualmente migliorato non solo dai progressi compiuti nella biochimica del cervello, ma anche dalla bioelettronica.

Otto tecnologie dell'alterità (The eight technologies of otherness) sono state individuate da Sue Golding per caratterizzare il movimento artistico contemporaneo, quello che segue a 15-20 anni di post-modernismo, che si ritrova a trattare una "differenza" ed una "alterità" che di gran lunga supera la tendenza alla omogeneità, all'uguaglianza ed all'equità. Il razzismo e le altre forme di ostilità e lotta sociale (espresse dal sessismo, classismo, fobia, guerra, guerriglia urbana tra gruppi e tra bande, regionalismo, campanilismo, secessionismo, rivalità etnica e religiosa) tendono a prevalere sul fronte del pacifismo politico e dell'umanesimo culturale. Anche gli artisti si chiedono il perché questa ricerca di identità, che caratterizza i molteplici, infiniti gruppi nei quali si frammenta il pluralismo moderno, sfoci alla fine nella realizzazione di una alterità che non costituisce soluzioni, ma solo un caleidoscopio di altri problemi.

Le tecnologie dell'alterità sono la curiosità, il rumore, la crudeltà, l'appetito, la pelle, il nomadismo, la contaminazione e l'installazione. Ma vanno anche spiegate nei loro tratti caratteristici e diversi dalle applicazioni di precedenti movimenti culturali ed artistici.

1. Curiosità: La curiosità spinge l'artista a trascurare il vecchio per avvicinarsi al nuovo. Per Baudelaire la curiosità diviene una "passione fatale, irresistibile" che spinge l'artista oltre le proprie possibilità, di uomo e di creatore. Il principale organo di senso di questa curiosità è l'occhio, lo sguardo che vaga, esplora e non si ferma mai. Oggi anche il terminale diviene metafora dell'occhio, così come la videocamera e la macchina fotografica, protesi dei nostri occhi, pronti non solo a guardare, ma anche a riprendere, a conservare, ad immortalare un istante, un attimo preciso. L'esplorazione è sicuramente una delle attività dell'uomo contemporaneo, non solo esplorazione di mondi lontani, esplorazione extraterrestre, ma anche esplorazione della noosfera, del mondo delle conoscenze e delle informazioni, in enorme espansione. Sicuramente le tendenze più recenti dell'arte contemporanea hanno usato nella fotografia artistica e nella video-art, queste protesi visive, non solo per esplorare curiosamente la realtà, ma anche per rappresentarla in maniera differente, originale, "artistica". Il microscopico, con queste tecniche visive, viene facilmente associato al macroscopico, anzi, posto sullo stesso piano, come se fosse facilmente accessibile.

2. Rumore Alla curiosità si associa il rumore: rumore assordante degli apparati acustici contemporanei che caratterizzano i concerti rock, pop, metal etc. Ma non è solo questo il rumore dell'arte. Esso non fa altro che imitare altri tipi di rumore assordante che troviamo nella tecnologia e negli ambienti contemporanei: il rumore del traffico, dell'aeroplano, del camion, del treno, del martello pneumatico, della gru, dell'acciaieria, dei razzi, delle lamiere, ecc. Questo rumore, che negli anni venti aveva generato una poesia dadaista - fatta di associazioni di rumori - e che negli anni '50 aveva generato la dodecafonica e poi la prima musica elettronica, continua a costituire corpo della nostra società, anche se oggi si tenta di sopprimerlo, di regolamentarlo, di moderarlo, di limitarlo alle dimensioni di una sopportabilità fisiologica, quindi umana. Il rumore è caratterizzato dalla confusione, dal suono "bianco" in quanto mistura di tutti gli altri suoni, dal disturbo che si sovrappone al segnale, dal rumore che nasconde la trasparenza di un segnale-messaggio, lo inquina, eventualmente non lo rende più leggibile da colui che è destinato a riceverlo. Metafore di questo rumore sono l'astrattismo contemporaneo e la pittura informale, nei quali il rumore assordante del colore copre un eventuale messaggio iconico che tali quali quadri potrebbero contenere.

3. Crudeltà La crudeltà nell'arte riflette, in maniera esagerata ma anche masochistica (in quanto l'artista si rivolge principalmente contro se stesso, come nella body art degli anni '70 che aveva come target il corpo dell'artista, oggetto di sperimentazione e di sofferenza) l'aggressività del mondo contemporaneo, l'efferatezza del vivere urbano, la lotta tra gruppi e bande che non cessano mai di moltiplicarsi in un caleidoscopio delle diversità e delle alterità. A differenza dei "flower children" degli anni '60, della musica melodica dei beatles o della canzonetta di San Remo, questo tipo di arte crudele ricerca sentimenti forti, ed eventualmente il dominio su questi sentimenti, il dominio totale dell'artista sul proprio corpo, inteso come oggetto da manipolare attraverso le scoperte della scienza e le forze della tecnonologia, in maniera estetica (anche se non necessariamente etica). Anzi nel caso della crudeltà - emblema del movimento "nero" "dark" contemporaneo, che ha eletto il vampiro ed il necrofilo come suoi personaggi prediletti - l'estetica viene addirittura opposta all'etica; l'artificiale lotta contro il naturale. L'agognata modificazione del proprio corpo in senso cyborg è possibile rinunciando al corpo naturale, che nell'immaginario di questa crudeltà viene buttato via come macchina biologica obsoleta e limitata. Se la crudeltà viene in un certo senso "accettata" fra gli uomini, essa viene rifiutata nei riguardi degli animali, dei quali vengono difesi i "diritti". Eminente simbolo della crudeltà umana nei riguardi degli animali è il macello bovino, il mattatoio, vera e propria orgia bestiale di sangue, che viene raffigurato e diviene parte della scenografia teatrale di alcune opere d'arte e rappresentazioni.

4. Alimentazione Il cibo, la manipolazione alimentare, costituisce una altra dimensione della scena contemporanea. Dal punto di vista psicoanalitico, questo appetito viene anche associato ad una molteplicità di altri desideri, di natura carnale. L'artista contemporaneo si muove tra l'anoressia e l'abulimia, oscillando tra momenti di privazione del cibo, di compulsiva dieta alimentare, a momenti di super compensazione affettiva, attraverso il meccanismo affettivo della nutrizione, della introiezione di cibo prevalentemente inutile dal punto di vista nutritivo (come i dolciumi di vario genere, bibite ed alcolici). Il consumo di cibo può venire rappresentato come orgia orale, festino, momento di spreco e superconsumo di un bene alimentare che oggi si trova a prezzo relativamente modesto rispetto ad altri generi di lusso ben più costosi. Gli eccessi si possono esprimere in eccessi di consumo alcolico oppure alimentare. D'altra parte, c'è chi addirittura prende l'altra via, e rifiuta di cibarsi. Elogia materiali sintetici, integratori nutritivi, bibite vitaminiche ed altri prodotti di questo genere comunemente distribuiti in farmacia.

5. Giochi sulla propria pelle La manipolazione della pelle costituisce un altro elemento dello stile contemporaneo, di una epoca in cui viene rifiutato il proprio corpo. Non potendolo modificare si infierisce simbolicamente contro esso, praticando il piercing, ponendo anelli ed orecchino non solo alle orecchie, al naso ed alle labbra, come in una condizione aborigena, ma anche in altre parti più intime del corpo, tutte da scoprire. Anche il tatuaggio, oggi reso più facile dalle moderne tecniche di incisione con il laser, trova una grande diffusione tra i giovani, e nelle grandi città quasi tutti se ne fanno fare uno come "tag" o segno distintivo. Oltre i corpi vengono tatuati i muri delle grandi città e tutti quegli spazi che appaiono anonimi ed insignificanti. Diventano oggetto di una aggressività iconica espressa dalle bande dei "graffitari".

6. Nomadismo La generazione più giovane non trova un equilibrio, nella alimentazione e nel riposo. La parola più adatta per descriverla è che si tratta di una generazione inquieta (restless). Il nomadismo rappresenta una ulteriore dimensione di tale inquietudine: l'incapacità di stare nello stesso posto, anche se ameno; la necessità di muoversi e di spostarsi, senza sapere bene dove. Le coordinate geografiche ed ambientali vengono sostituite da altre coordinate, di carattere umano e sociale. Richard Etlin definisce vari significati di un posto: il significato proveniente dal carattere, dalla sua identità, dall'imitazione, dall'essere, dagli avvenimenti ed infine dalla creatività che il posto suggerisce. I giovani non ricercano posti qualunque, posti anonimi che si possono individuare in qualunque periferia, ma posti particolarmente significativi, aventi una memoria storica, una bellezza estetica, un senso di civiltà, oppure un senso sociale che interessi loro da vicino. Nomadi sono coloro che non hanno ancora individuato questo senso, oppure che si spostano perché non si identificano col posto in cui abitano o sono costretti ad abitare. Le alternative offerte non solo dal lavoro, ma anche dallo svago, dalla possibilità di trasporto offerta in tutte le parti del mondo, sono davvero quasi infinite per soddisfare questo nomadismo - almeno in misura temporanea, per soddisfare quella voglia di cambiamento che tutti noi, almeno un poco, sentiamo.

7. Contaminazione L'inserimento del concetto di "contaminazione" non è casuale in una avanguardia artistica, come quella di New York, dove la componente gay od omosessuale è rilevante. L'Aids, la "peste del secolo" ha perseguitato particolarmente questo gruppo. Ha insinuato sospetto, paura, pessimismo, fatalità. L'infezione, la contaminazione diviene elemento di vita possibile, col quale fare i conti, un eventuale causa di morte. Giocare con il sesso significa anche giocare con una possibilità di rischio e di contaminazione - oggi particolarmente pericolosa. E' un gioco piacevole e tetro allo stesso tempo. Sesso significa scambio di sangue, contaminazione, eventualmente morte. La malattia entra nella raffigurazione artistica. Si inserisce una componente tetra nell'arte, come è avvenuto in secoli precedenti, per esempio nel '600, un secolo perseguitato, in Europa, dalla pestilenza. Il nemico del secolo non è il bacillo di Koch, ma il virus, sia il retrovirus dell'Aids, che altri tipi di virus che distruggono la ragione e la memoria - quelli dei computer, che in confronto agli agenti biologici non possono che apparire come scherzi di dilettanti.

8. Installazione e lavoro Sebbene la maggior parte delle persone siano costrette a vivere in città, non è affatto detto che questo sia l'habitat o l'installazione preferita. In questa generazione sembrerebbe vero il contrario; prevale il desiderio di lasciare la città per un ambiente ritenuto "più sano", cioè meno congestionato ed affollato. L'affollamento viene ricercato in determinate occasioni, quando si vogliono incontrare gli altri, quando si vuole far gruppo, in città o in campagna, in modo permanente o transitorio. Per questa ragione, la tendenza è quella di spostarsi alla periferia della grande metropoli, oppure evadere verso regioni ancora più lontane, dove prevalga il silenzio e la tranquillità. Negli Stati Uniti sono sorte vere e proprie città di roulottes e mobile homes nel deserto, costituite da pensionati che hanno deciso di lasciare, per sempre, l'ambiente urbano. La ricerca del silenzio può anche avvenire al centro della metropoli, in determinati, particolari luoghi dove questo silenzio è maggiormente tutelato, nelle chiese e nei cimiteri oppure nelle miniere abbandonate. I sotterranei vengono di nuovo abitati. In Italia, in Piemonte, Damanhur, The Temple of Mankind, una vera e propria città sotterranea è stata costruita. Le possibilità oggi offerte dal tele-lavoro permettono anche forme di pendolarismo, o "connessione" economica e culturale, una volta ritenute praticamente impossibili. Il collegamento tra un redditivo lavoro occidentale ed una residenza esotica (in Florida, alle Maldive od alle Bahamas) è desiderato da molti, ma attuato da pochi. Ha sicuramente avuto molto successo tra i giovani la pubblicità Omnitel che s'intitola "Se volete aumentare il rendimento del vostro lavoro, non andate in ufficio", e ritrae un uomo solitario su una spiaggia tropicale; sotto un computer collegato ad un telefono cellulare ne stabilisce il contatto col resto del mondo. Quell'uomo è "al lavoro", non distante dal suo ufficio, come si riterrebbe dall'ambiente che frequenta. Si preferisce vivere e lavorare nell'ambiente più naturale e consono ai propri gusti, abbandonando le celle-ufficio dei grandi grattaceli di New York. L'abitazione, non l'ufficio, deve riflettere la centralità dell'individuo sul suo mondo e sul suo lavoro; il senso delle cose nella propria abitazione dà il senso del mondo. L'abitazione post-moderna raccoglie al suo interno gli elementi distanti di una vita nomade, fatta di trasferimenti e di cambiamenti, di viaggi in paesi lontani e di esplorazioni nella noosfera contemporanea, per dare identità e continuità a chi vi abita, contaminandola con le tracce fisiche del proprio essere.

Il rapporto tra arte e scienza

Per concludere il rapporto tra arte e scienza continua ad essere estremamente stretto ancora oggi; ma impossibile negare che non fosse così anche una volta, quando l'arte veniva ritenuta più "sacra" della scienza. Oggi - con un eccesso contrario - si tende a dubitare della verità teologica, ma non si mette in questione la verità scientifica.

Non è tanto l'opinione pubblica, quanto l'arte a mettere in dubbio la verità "teologica" della scienza moderna, spingendone le conseguenze all'eccesso. Alle scoperte della scienza moderna corrisponde infatti uno sfruttamento tecnologico che non è più questione di verità, ma di scelta economica e politica, di scelta anche etica, se lo permette la tecnostruttura. In ciò interviene l'artista contemporaneo, come cowboy di frontiera nel cyberspazio, come cavia tecnologica, ma anche come essere dotato di diritti - primo fra tutti la vita - che merita di essere rispettato, nella sua fragilità naturale, nel suo ingenuo desiderio di continuare ad essere umano.

 

* Francesco Maria Battisti battisti@flashnet.it Dipartimento di Scienza e Società Università degli Studi di Cassino 03043 Cassino Italy

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