Archivio
Attivo Arte Contemporanea
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Galleria
d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c
- Como - archivio
storico documentativo
Mio nonno era un cuoco
ovvero, l'esercizio della culinaria
fra nostalgia e invenzione
il mangiar bene e il ben vivere secondo: artisti, cuochi, scrittori, poeti
e pensatori...
a cura di
Michele Caldarelli
mostra numero 745 - in progress dal 23 dicembre
2005
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storia della galleria
MISSOLTINIANA Circa venti anni fa, a Como, conobbi per la prima volta Nani Tedeschi(*1), in occasione di una sua mostra in Omaggio a Paolo Giovio. Per l’esattezza è accaduto nel 1983 e, da allora un curioso legame sotterraneo, anzi subacqueo, è rimasto, fornendoci a tempi alterni l’occasione di risentirci. L’ultima deve essere stata per colpa del profumo arcano dei missoltini (agoni essiccati *2), tuttora relegati nell’immaginario culinario di Nani Tedeschi che ancora non li ha assaggiati, e della cultura ittiologica e letteraria che li relaziona al Lago di Como. L’Agone, in effetti, deriva dalla Cheppia (Alosa fallax nilotica) specie marina che ancora oggi risale il corso del Po per la deposizione delle uova e ai tempi era già giunta fino al nostro lago, dove qualche esemplare si stabilì. Benedetto Giovio, fratello del sopracitato Paolo, comasco doc d’epoca latina, li aveva notati, probabilmente assaggiati, e descritti: …Miriadi d’agoni pasce il Lario nei suoi abissi…Nani Tedeschi vive nella Bassa, dove è nato nel 1938, in una vecchia cascina fuori Reggio Emilia alla fine di una stradina che si conclude lì, nei campi, verso il Po, fra due canali non protetti dove la mia nevrosi di uomo inurbato teme ogni volta che la propria autovettura possa sprofondare. Ha abitudini poco mondane, rifugge l’automobile almeno quanto detesta il telefono. Si sposta malvolentieri dalla sua abitazione dove lavora indisturbato grazie ad un nero riesenschnauzer piuttosto aggressivo, alcuni schnauzer nani (non so quanti… aumentano sempre) che, coadiuvati da una pattuglia di gatti vivacissimi e uno stuolo di grossi pesci contornati da rumorosi batraci di varia specie, vigilano perennemente sulla sua privacy. E’ la moglie Manuela invece che puntualmente e pazientemente si presta all’uso dei sistemi di comunicazione (logistici e virtuali) o di trasporto della sua persona rendendolo presente fuori dalla quiete domestica, portandolo prossimamente anche a Como per una rimpatriata… Questa volta, finalmente, ad assaggiare i sospirati missoltini, in occasione della sua nuova mostra Un acquario latino,(*3) con la quale prende forma compiuta un’idea, nata più di un anno fa, quando con la naturalista Paola Iotti e un amico della Como Sub ragionavamo sulla possibilità di proporre una rassegna transdisciplinare incentrata sul tema della fauna ittica in generale, e di quella del Lario in particolare. Una parte consistente di coinvolgimento, va detto, la dobbiamo anche a Luigi Picchi, poeta e appassionato latinista, col quale abbiamo pensato di scavare nella cultura romana per trovare parametri di riferimento. Messe nella borsa le sue traduzioni commentate, di Ovidio, Ausonio e Benedetto Giovio, mi sono recato da Nani Tedeschi per verificare se, fra i molti disegni che sapevo da lui già prodotti e inerenti la vita acquatica, ce ne fosse qualcuno utile a comporre una mostra tematica a più voci. Il suo entusiasmo per l’idea mi ha spiazzato quando, dopo non molto tempo mi ha mostrato parecchie opere prodotte nel frattempo, ad hoc; ne è nata una mostra totalmente inedita di soli suoi disegni e collages. L’incontro è avvenuto nell’ampia e accogliente cucina della casa di Nani Tedeschi e, una volta decisa la mostra, mentre cani e gatti schiacciavano un salutare pisolino, in modo del tutto naturale ma anche premeditato, abbiamo innestato sulle precedenti argomentazioni quella culinaria e abbiamo ampliato l’argomento missoltino… A proposito
dei prodotti e della gastronomia della tua terra? Ho un rapporto splendido e non potrei averne diversamente, data la ricchezza dei nostri prodotti: dal formaggio, al vino, all'aceto balsamico e alle tante altre specialità per cui l'Emilia è famosa. Pensa solo al formaggio, al Parmigiano Reggiano, io sono convinto che la produzione migliore sia quella dell’area reggiana; noi fino al 1830 siamo stati sudditi del Ducato di Parma, da cui il nome, ma penso che il “reggiano” sia nato qui nella Val D’Enza. E' fatto con il latte di quelle vacche rosse, ormai mitiche, forse importate da qualche barbaro della Steppa Russa, una razza che poi si è diffusa nel tempo. Il nostro è un formaggio meraviglioso, il Boccaccio e il Petrarca se ne sono innamorati, e noi abbiamo la fortuna di continuare la tradizione perché nulla è cambiato nel tempo né la tecnica di allevamento delle vacche, né quella di produzione. La nostra rossa reggiana è una vacca eccezionale perché è da lavoro, da carne e da latte, anche se ne produce poco, ma io penso che la qualità sia importante. Questa è un'epoca in cui il turismo sta individuando sempre più mete alternative e quelle eno-gastronomiche hanno reso molto più “appetibile” la tua terra… Ma, sai,
ci sono molte cose qui da noi che, anche se piccole, sono meravigliose…
come il nostro nocino, ad esempio, che è un infuso di noci fresche,
raccolte per la fiera di San Giovanni (che è il 24 giugno) poi lasciate
in fusione per diverso tempo, dai 60 ai 90 giorni. Se ne ottiene un
liquore digestivo ottimo… Io uso sempre il Nocino della Ca' de Noci
che è la casa dei miei amici Masini qui verso la collina, proprio dove
l'Ariosto andava a passeggiare, le prime alture di Reggio verso l'Appennino;
lì le noci sono veramente fragranti. Tu sei stato anche il testimonial di un vino… Si, ho fatto molte esperienze da questo punto di vista, qui sei indotto a farlo, perché l'alimentazione si intreccia senz'altro alla storia dell'uomo: da ricordare è la creatura mitologica che ho disegnato per il “Lambrusco del Fojonco”, eccezionale vino delle Cantine Riunite - le nostre cooperative che sono l’asse portante della nostra storia - e si può dire che la cooperazione produce il vino migliore e lo fa con ampie garanzie ed è un prodotto sicuro. Si può trovare ancora il contadino che produce vino per conto suo; ma vi sono dei rischi, lo puoi scoprire buonissimo, come quello del Masini, o meno. Che animale è il Fojonco? Il Fojonco
è una creatura, per certi versi simile al gufo reale, che vive di lambrusco
e che lo scrittore Giuseppe Pederiali ha riscoperto tra gli animali
fantastici provenienti dalla “fumana” la nebbia che dalle nostre parti
sorge dal fondo della terra e la leggenda vuole sia stata creata da
un angelo buono per salvare una verginella dal cavaliere cattivo che
insidiava la sua virtù. Io la definisco invece “una pioggia quasi di
stelle, che viene dalla luna” perché ha qualcosa di magico. Pensa che
ci ha salvati dai barbari… arrivavano fin qui ma poi non vedevano niente
e se ne ripartivano. La tua terra è anche la terra del fiume, del pesce… sei anche pescatore? Non sono
un pescatore, sono un amatore dei pesci e vado in giro con i pescatori
perché con loro posso disegnare, loro non hanno la misura del tempo,
già quando si accingono a preparare gli attrezzi per prima cosa annullano
mentalmente la funzione dell'orologio e si basano sul sole. Ho iniziato
ad andare a Po da ragazzino quando tentavamo di pescare con le nasse
di vimini, i gobbi, le carpe grandi; ci si metteva la polentina di farina
gialla con un po' di formaggio di modo che il profumo attirasse il pesce
che restava imprigionato nella nassa, vivo. Toglievamo le nasse, per
svuotarle, nella notte tra il giovedì e il venerdì e poi andavamo a
vendere il pesce nelle case padronali… riuscivamo a catturare carpe
di quattro cinque chili. Ma devo dire che in generale, riguardo a questo
pesce, la nostra cucina non si è mai specializzata, tratta la carpa
come il maiale o il coniglio benché ne faccia arrosti suntuosi. La carpa
è tanto bella e simpatica, è antica, ti da il senso della saggezza quando
la vedi che boccheggia, mentre la tinca è bellissima così verde, dorata,
ma sta sempre sul fondo, si nasconde ed è sempre un po’ istericuzza.
Invece la carpa è serena, è come un vecchio filosofo, un Buddha che
tu incontri tra le canne. Ma ora i tempi sono cambiati, una volta
si pescavano anche molte anguille che ora non ci sono più perché nelle
nostre acque, a fare piazza pulita, è arrivato questo onnivoro che è
il pesce siluro. Sulla natura dei pesci e sul loro habitat abbiamo spesso
ragionato con il mio amico ittiologo Giovanni Magnanini da Ca’ del Bosco
che cura acquari e allevamenti di pesce in tutto il mondo e mi ha introdotto
agli studi naturalistici quando dovevo realizzare i miei disegni. Benedetto
Giovio diceva che ci sono tanti pesci nell'acqua quanti uccelli in aria,
ed è vero, anche se poi ci siamo impoveriti.. Da noi, di autoctono ci
è rimasta la trota perché dall'Appennino viene giù questa acqua molto
pulita; più in giù, sul versante mantovano puoi trovare il luccio che,
in salsa, è uno dei pesci migliori che io abbia mai mangiato anche se
Ausonio lo ritiene un pesce di infimo ordine adatto solo alle osterie
più basse. …Il passo, dal baccalà allo stoccafisso, ai missoltini, potremmo concludere, è stato breve e ci siamo infine accomiatati dandoci appuntamento per il prossimo abbondante assaggio di questi ultimi e non solo… (*1) Nani Tedeschi nato nella Bassa nel 1938, vive e lavora, in quel di Pratofontana - dove Reggio si sgretola verso il Po. Laureato in medicina ma, da molto tempo prima, artista, ha sviluppato numerose tematiche: gli animali, le conchiglie e la zoologia fantastica, la Ferrari, lo sport, (per primo il ciclismo) la rivisitazione dell’anatomia classica greca, le carte da gioco, l’indagine su tantissimi personaggi: da Giuseppe Rossetti a Mahler, Chaplin, Mandela, Verdi, Brigitte Bardot, Pasolini, Nietzsche, Ligabue, Nenni, Prampolini... Giovanni XXIII. Fra i volumi illustrati ricordiamo poi: Orlando Furioso, Eneide, Baldus, Satira V dell’Ariosto, Dizionario di sesso amore e voluttà, Storia di uno di noi, Garibaldi a Milano, Tre uomini in Po, L’Elogio della Zucca, la Certosa di Stendhal. Sintetizzando il suo estesissimo curriculum: è stato invitato nel 1972 alla XXXVI Biennale di Venezia, ha esposto a Nevers, Vienna, Hannover, Berlino, Tokio, New York. Ha tenuto personali al Palazzo dei Diamanti e al Castello Estense di Ferrara, alla Galleria d’arte moderna di Modena, a Palazzo Braschi di Roma, al Castello Sforzesco di Milano, a Savona, ad Otranto ed a Sassari. Nel 1987 a New York e a Tokio, poi a San Paolo del Brasile, al Museo Ferrari di Maranello. Ha collaborato, pubblicandovi suoi disegni, con il Corriere della Sera, il Giornale Nuovo, il Sole 24 ore, Mille libri, la Rai. Sono del 2005 Il mio Cervantes: 100 tavole per il 400° anniversario della pubblicazione del primo libro del Don Chisciotte ad Albacete – Spagna e Un Acquario Latino un incontro sulle rive del Lario con la fauna di lago, di fiume (e di mare), introdotto da un excursus nella letteratura latina di Luigi Picchi e alcune argomentazioni ittiologiche di Paola Iotti e Vanessa Vaio. (*2) Missoltini
piatto tipico del Lago di Como documentato fin dal 1600. Si tratta di
una ricetta molto semplice a base di Agoni essiccati, salati e pressati
a tutt’oggi ancora con metodi tradizionali. (*3) Un Acquario Latino, mostra a cura di Michele Caldarelli di opere inedite di Nani Tedeschi. Un incontro
sulle rive del Lario con la fauna di lago, di fiume (e di mare) introdotto
da un excursus nella letteratura latina di Luigi Picchi e alcune argomentazioni
ittiologiche di Paola Iotti e Vanessa Vaio. Durante
la mostra si sono tenuti tre incontri interdisciplinari: |
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