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Vlàdimir Sutiàghin

La mia terra


testi di:
Sergio De Carli
Roberto Mutti
Vlàdimir Sutiàghin
162 pp. 21x 30 cm
Fondazione Gruppo
Credito Valtellinese
Sondrio 2004

 

"La mia terra" è il titolo che il fotografo bielorusso Vlàdimir Sutiàghin (classe 1955) ha voluto dare alla sua prima mostra europea presentata a Sondrio (Galleria Credito Valtellinese, Museo Valtellinese di Storia e Arte maggio-giugno 2004). La macchina fotografica ha sempre accompagnato Sutiàghin, fin dal tempo della scuola media, perché, come lui stesso ricorda "nella Russia sovietica la fotografia era una pratica fortemente diffusa". Con le sue prime Smena e Ciajka realizzava ritratti dei compagni di classe che poi regolarmente regalava. Alcune arrivarono su un tavolo della redazione del quotidiano di Nigimij Novgorod, cittadina dove allora abitava, e da qui prese il via la sua grande avventura, prima di giovane reporter poi come fotografo al museo di etnografia e infine in un laboratorio di restauro storico di Minsk, sempre però continuando a studiare giornalismo e fotografia. Con un così lungo processo di crescita alle spalle, Sutiàghin ha saputo affinare una capacità di percezione assai sottile che gli permette, grazie ad una attenta regia, non solo di documentare la realtà del tempo, rappresentare e documentare fatti e persone, ma anche di ricreare sensazioni, sentimenti, stati d'animo. Le sue sono immagini di ampio respiro. che si collocano in una dimensione atemporale per privilegiare l'indagine emozionale, come nella serie dedicata ai monasteri e alle rovine di chiese e templi antichi realizzate nei suoi lunghi viaggi, compiuti quasi sempre in bicicletta. Affascinato dal rapporto che si stabilisce fra le rovine e il paesaggio, incuriosito dalla spiritualità dei monaci, Sutiàghin si crea un metodo di lavoro volutamente opposto a quello frenetico del fotogiornalismo: ricerca i luoghi, li studia, torna a vederli più volte prima di ottenere le fotografie che vuole, stampate con viraggi che evocano le atmosfere delicate che il suo obiettivo sa cogliere con acume e sensibilità.
La mostra di Sondrio, a cura di Roberto Mutti, e composta da oltre 130 fotografie, comprende una serie di ritratti singoli e di gruppo, molti paesaggi velatamente melanconici e la serie dei monasteri dove, accanto a immagini di tipo architetonico, ne compaiono altre in cui la figura umana si inserisce compenetrandosi nel paesaggio con esiti di straordinaria suggestione. (R.M.)



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