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VINCENT VAN GOGH

a cura di
Ronald Pickvance
Léonard Gianadda
Edition Fondation
Pierre Gianadda
Martigny 2000
327 pp.22x24 cm
ill. b/n e col.
lingua: franc/ingl
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ISBN 2-88443-060-1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo le grandi mostre dedicate a Degas (1993), Manet (1996) e Gauguin (1998) la Fondazione Pierre Gianadda di Martigny ha proposto (dal 21 giugno al 26 novembre 2000) un'importante rassegna di opere di Vincent Van Gogh (1853 Groot Zundert -Brabante olandese - 1890 Auvers sur Oise-Francia). Curata dallo storico dell'arte Ronald Pickvance, tra i massimi conoscitori di Van Gogh, l'esposizione ha raccolto circa 90 dipinti e una selezione di opere su carta di grande interesse che sono andate a ricreare quel tormentato percorso artistico iniziato nel 1880 dall'artista olandese e durato solo dieci anni. Scontroso, difficile, il viso eternamente pensieroso, Vincent Van Gogh era un solitario per natura, sempre alla ricerca di affetto e tormentato da un inconscio complesso di colpa per essere sopravvissuto al fratello maggiore, di cui portava lo stesso nome. Un'esperienza umana e artistica quella di Van Gogh, condotta e vissuta in modo intenso, sempre sospinto da emozioni e forti tensioni: gli affetti familiari, le delusioni amorose, l'amicizia con Gauguin, la vocazione religiosa. Ricercava i suoi soggetti, che si ispiravano alla vita e alla osservazione della natura, vagabondando dalla brughiera e i campi d'erica della sua Olanda, alla Londra di Dickens, la Parigi della Belle Époque in compagnia di Toulouse-Lautrec e la campagna di Provenza, dai forti contrasti cromatici adatti a riflettere il suo stato d'animo. "Dipingerò col rosso e col verde le terribili passioni umane" scriverà al fratello Theo, perché è nel sapiente uso dei colori che Van Gogh concentrerà la sua forza espressiva e affiderà la "voce narrante" del suo animo di genio folle. E non importa che si tratti di scene di lavoro, di carceri, di vita quotidiana, dei caffè, dei ritratti o degli autoritratti, dei famosi girasoli o degli iris, la sua camera all'ospedale psichiatrico o i campi di grano con i corvi. Quegli stessi corvi, per scacciare i quali doveva servire la pistola con la quale si uccise, sembrano rappresentare l'epilogo di una vita piena di nostalgia, di un bisogno d'amore disperato, di un impulso incontrollabile a dipingere per reagire a quel male oscuro dell'anima che lo aveva già portato ad infierire sul proprio corpo tagliandosi un orecchio, e che lo sospingeva in fuga dagli altri e da se stesso.

(Tratto da "Van Gogh, i dieci anni che cambiarono l'arte" di Rosabianca Mascetti pubblicato dal Corriere di Como il 22 agosto 2000)


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