Steilen
et l’époque 1900
Musée Rath
Place Neuve
CH -1204 Genève
a cura di
Claire Stoullig
Cécile Roulet-Cugni
testi di autori vari
Ed. Musée d'art et d'histoire
Genève 1999
lingua francese.
191 pp. 20x24 cm.
180 ill.b/n e col.
Indirizzo Internet
Museo d'arte e di storia
Ginevra Svizzera
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Il Musée Rath di Ginevra con
la mostra "Steinlen et l’époque 1900" (dal 23 settembre
1999 al 30 gennaio 2000) ha voluto rendere omaggio alla cultura, allo
stile, allo spirito del XIX secolo, attraverso la figura di Théophile-Alexandre
Steinlen e una quarantina di altri suoi contemporanei, pittori, poeti,
musicisti, che hanno messo la loro arte al servizio dell’impegno politico
e sociale nelle principali capitali europee.
La mostra è stata concepita da Caesar Menz e Claire Stoullig,
come un reportage storico su un’epoca, la Belle Epoque, che dietro
le apparenze di grande prosperità, quella di Chez Maxim, dei
boa di piume, dei sontuosi abiti, nascondeva un’altra realtà,
quella dei lavoratori sfruttati, dei militari abbruttiti, vagabondi
e prostitute senza speranza. Ed è questa realtà che
Steinlen ha documentato, registrato nelle sue opere, realtà
di una Parigi, dove giunge a 22 anni dalla natia Svizzera (Losanna
1859), per farne la sua città d’adozione fino alla morte, avvenuta
nel 1923. Steinlen era pittore, scultore, illustratore, caricaturista,
umorista, artista dai mille aspetti che utilizzava tutti i mezzi a
sua disposizione, ma soprattutto l’illustrazione, come espressione
di critica politica e sociale a difesa dei reietti e degli esclusi.
Un artista che non è stato solo un testimone e osservatore
attento della sua epoca, ma voce critica di una società in
trasformazione, una società sulla via della modernizzazione
ma che nel contempo subiva gli effetti della rivoluzione industriale.
Steinlen partecipò attivamente alla vita di Parigi, soprattutto
di quella Montmatre che si presentava all’epoca come un "laboratorio"
di nuove scoperte estetiche e intellettuali, un luogo di sperimentazioni,
di rinnovamenti artistici e culturali. Era la Parigi di Toulouse-Lautrec,
della cantante Yvette Guilbert, di Vallotton, Verlaine, Alphonse Allais,
Foran, Caran d’Ache, del famoso chansonnier Aristide Bruant, e Steinlen
ne frequenterà anche gli ambienti socialisti e anarchici sostenendoli
collaborando a giornali e riviste come "La Feuille" de Zo
d’Axa e "La Révolte" e a pubblicazioni allora molto
diffuse, ad alta tiratura sotto forma di feuilleton, come "Paris"
di Zola, "L’Affaire Crainquebille" di Anatole France, "Les
Gueules noires" di Morel, "La Chanson des gueux" di
Richepin. Un discorso a parte va fatto a proposito dell’adesione di
Steinlen al Cabaret "Le Chat Noir", di cui diverrà
anche il più apprezzato illustratore della rivista omonima.
La copertina del catalogo della mostra di Ginevra, riporta l’opera
"Le Chat noir Gaudeamus" del 1890, (olio su tela, 172x84
cm. - Petit Palais, musée d’art moderne di Ginevra) che riproduce
un gatto nero che trionfalmente innalza un orifiamma rosso con l’iscrizione
"Gaudeamus"; opera probabilmente destinata ai muri dello
stesso cabaret, e che denota lo spirito dell’epoca. Il gatto, scelto
da Steinlen, è nero, domestico, è un animale pacifico
che vive vicino all’uomo, ma che vigila costantemente per salvaguardare
la propria libertà, l’iscrizione "Gaudeamus igitur iuvenes
dum sumus" è invece presa da una antica canzone studentesca
medioevale che invita alla spensieratezza e al cogliere l’attimo fuggente
finché si è giovani.
La mostra di Ginevra ha voluto testimoniare un’epoca e ha presentato
oltre alle opere di Steilen, una panoramica di una quarantina di artisti
suoi contemporanei, da Manet, Degas, Bonnard, Utrillo, Valadon, Picasso,
Rouault, oltre a musicisti come Satie e Debussy o poeti come Max Jacob,
André Salmon, Alfred Jarry. Con l’intento poi di ricreare l’atmosfera
di quel tempo, oltre alla ricostruito del famoso Cabaret Le Chat noir,
sono stati organizzati spettacoli musicali, teatrali, cineforum, proiezioni,
mostre, conferenze, tavole rotonde sul tema "1900-2000: figure
dell’impegno a cavallo di un secolo" cui hanno collaborato artisti,
galleristi, istituzioni , sottolineando come lo spirito di un’epoca
che si conclude giocoforza vada a influenzare quelle successive.
(R.M.C.)
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