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Antonio Riello
Ladies Weapons

testi di:
Jonathan Turner
Luca Beatrice
Anne Erdmann
collana
The Fine Arts Unternehmern
books by

Christian Marinotti Edizioni
Milano 2001
64 pp. 24x26 cm
ill b/n e col.
lingua: ital/ingl.
ISBN 88-8273-027-1

www.marinotti.com

"Ladies Weapons" di Antonio Riello fa parte della collana Books by Christian Marinotti nata nel 2001 dalla collaborazione dell'editore milanese con la svizzera Fine Arts Unternehmen AG. Quest'ultima è una giovane società con sede a Zug che intende promuovere l'interscambio culturale e le conoscenze nel campo delle arti visive, mediante l'organizzazione di eventi e mostre. I suoi obiettivi sono indirizzati a facilitare la comunicazione tra operatori dell'arte: artisti, collezionisti, gallerie, musei, critici. La consulenza nella gestione di grandi collezionisti d'arte e la ricerca di giovani talenti completano il campo d'azione di questa società.
Le armi, simbolo di potere tradizionalmente maschile, nell'immaginario collettivo hanno sempre avuto un forte fascino sia formale sia sostanziale. Da alcuni anni Antonio Riello crea oggetti d'arte concettuali utilizzando materiale militare originale, rigorosamente inattivato, come pretesto per sottolineare e ridicolizzare la retorica aggressiva legata all'autodifesa. Analizzando il tema della violenza privata Riello camuffa armi da guerra in accessori di moda, oggetti nei quali l'idea di morte potenziale si traveste con elementi decorativi. Le "Ladies Weapons" di Riello sono fucili automatici, pistole e granate d'alta moda, oggetti che "rispondono alla crescente paranoia urbana dello stile e della classe - come ricorda Jonathan Turner nella sua presentazione in catalogo - E' un mondo di finzione. Dove egli prende le linee essenzialmente fredde e macho delle armi, ed imprime loro curve femminili. Pelliccia finta, pelle di serpente e denim aggiungono morbidezza al tatto. Tessuto in stretch con lustrini, avvolto intorno ad alcune parti, e poi imbottito per offrire un extra comfort. Per dare lustro, e in segno di opulenza, diamanti e perle incastonati nelle canne delle armi da fuoco. Riello ha creato una gamma micidiale di accessori di moda funzionali" Un ulteriore tocco femminile è assegnato dai nomi che ogni arma porta (Heidi-elmetto, Claudia, Lucy, Maya-bombe a mano, Gudrun e Ingrid-pistole Luger, Elena e Valeria-pistole Beretta, Ivana, Sonia, o Katia-fucili e così via) in un rimando di nomi femminili da sempre associati a fenomeni pericolosi (come gli uragani e cicloni battezzati con nomi di donna, rigorosamente in ordine alfabetico per tempo di apparizione) o il cannone Grande Berta, madre di tutte le armi, o bombe atomiche e fusoliere di aerei contrassegnati da figure e nomi di avvenenti dive del cinema. Gli oggetti di Antonio Riello sono sviluppati sul concetto del potere della violenza e della seduzione, di un assurdo mimetismo urbano studiato con le tecniche delle campagne pubblicitarie o del merchandising della moda. Oggetti questi, tanto frivoli quanto pericolosi e portatori di pensieri oscuri, come molti altri di Riello: per esempio la collezione d'alta moda per matti, i pannelli ricamati non con tradizionali soggetti naturalistici ma con autoblindo e carroarmati, casalinghi e complementi d'arredo decorati con immagini triviali, di violenza o di animali pericolosi e velenosi. Come ad affermare che non ci vuole molto a trasformare un oggetto innocuo in qualcosa di pericoloso, così come l'ambiente che ci circonda o quello domestico dove si scatenano conflitti e consumano orrori, nascosti dalla vita di tutti i giorni.
(R.M.C.)

 


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