Antonio Recalcati
1957-1994
pittura, ceramica, sccultura
testi di:
Francesco Guicciardi
Giovanni Anzani
Fondazione Credito
Valtellinese - Palazzo Sertoli
Sondrio 1994
69 pp . 23x33 cm
ill b/n e col.
lingua: italiano
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Il volume tratteggia trent'anni
di attività di Antonio Recalcati passando attraverso la sua
esperienza artistica internazionale tra Milano, New York e Parigi
(in mosta a Palazzo Sertoli di Sondrio nel 1994).
Nato a Bresso nel 1938, Recalcati si forma giovanissimo in pittura
in un clima milanese di tendenza astratta ai confini dell'informale,
ma con una propria impronta personale di "indubbia e raffinata
sensibilità del mezzo espressivo, del disegno, più che
della materia" come lo presenta Roberto Sanesi alla sua prima
personale milanese. Negli anni Sessanta si impone all'attenzione della
critica internazionale con un lavoro di recupero di una figurazione
di intensa partecipazione emotiva e di concreto richiamo al reale.
Nascono le "impronte" con le quale egli fissava sulla tela
le sagome, le tracce del corpo e degli indumenti attraverso immagini
di alta tensione simbolica dettate da avvenimenti di cronaca di quella
anonima esistenza popolare e proletaria che si trascinava nei casermoni
della periferia urbana milanese: immagini delle angosce, dei dubbi,
delle paure, dell'individuo nel sentirsi inadeguato all'interno di
una societa di massificazione capitalistica. Negli anni succesivi
la sua indagine sull'uomo va approfondendosi e ampliandosi in un discorso
di rappresentazione della solitudine individuale in rapporto alla
realtà delle moderne metropoli. Nascono così immagini,
di fredda oggettività, di città costruite come grandi
collage e non importa che siano Parigi, New York o Londra, il riferimento
è verso la vita irta di contrasti, carica di tensioni, segnata
dalle logiche del mercato economico, dalla produzione industriale,
dalla tecnologia, dagli avvenimenti internazionali, dalla crescita
demografica, da guerre e conflitti politici. Cambiano i tempi, cambiano
gli scenari, ma sembra che i problemi non cessino affatto, cambiano
solo forma ed espressione. Rapporti irrisolti dunque, come resta irrisolto
il senso di vuoto e di assenza che è sempre protagonista nell'opera
di Recalcati, anche quando, negli anni Novanta, decide di abbandonare
la pittura per concentrarsi sulla scultura in marmo e in terracotta.
Senta la necessità forte di dare forma ad un nuovo linguaggio,
con rinnovata energia e forza, "a nuove immagini fantastiche
ed arcane - come puntuallizza Giovanni Anzani in catalogo - in
cui si combinano felicemente forme di pura invenzione, elementi astratti
e motivi figurativi già sperimentati in precedenza.... Dove
ancora una volta emerge un modo di operare controcorrente, maturato
sulla base di una fervida inventiva e di una disincantata scelta linguistica
che hanno condotto Recalcati a guardare e a penetrare la realtà
senza reticenze".(R.M.)
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