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COSTANTINO NIVOLA

a cura di
Luciano Caramel
Carlo Pirovano
Ed. Electa
Milano 1999
248 pp.25x28 cm
255 ill. b/n e col.
ISBN 88-435-7286-5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La mostra di sculture, dipinti e disegni di Costantino Nivola (Orani 1911- 1988), che il Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano ha presentato dal 28 ottobre 1999 al 30 gennaio 2000, si è dimostrata un'occasione per rivalutare l'opera di un artista trascurato nel nostro paese, ma riconosciuto negli Stati Uniti come uno dei grandi protagonisiti dell'arte contemporanea. Il percorso artistico di Nivola si snoda dalla Sardegna, sua terra d'origine (Orani 1911) passando per Milano negli anni Trenta, dove completa gli studi, per poi proseguire, una decina di anni dopo, per l'America. Milano resta comunque punto focale nella formazione di Nivola, anni decisivi per la sua vita di artista e di uomo, qui incontrerà i maestri Pagano, Persico e Marino Marini, qui inizierà a collaborare come grafico per l'industria, a importanti testate editoriali e affermati studi di architettura; da ultimo l'incontro con la sua futura compagna e musa Ruth Guggenheim. Con lei si trasferità nel 1940 a New York, nel Greenwich Village, dove verrà in contatto con gli artisti europei rifugiatisi in America, ma anche con quelli della nuova generazione americana. Una varietà di personaggi, personalità mescolate in un ambiente quanto mai stimolante; quì incontrerà Willem de Kooning, Franz Kline, Hedda Sterne, Fernand Léger, Alexander Calder e soprattutto rincontra Saul Steinberg, amico dai tempi di Milano con il quale instaurerà un profondo rapporto di amicizia e di collaborazione. E' con l'amico Steinberg che affronterà le prime mostre a New York da Betty Parson e alla Wakefield Gallery. Un'altra tappa importante il trasferimento a East Hamptong dove consoliderà il suo legame con quel gruppo di artisti americani, che aveva scelto di isolarsi a Long Island, Jackson Pollock, Ibram Lassaw, James Brooks, John Little, Hans Namuth. Qui lavora intensamente, passando dall'esperienza grafica alla ricerca di un linguaggio di comunicazione pittorica, complici la collaborazione con l'amico Le Corbusier e molti grandi personaggi dell'architettura contemporanea. La forma in Nivola perde gradatamente di rigidità, si ristruttura, si ridisegna, si rigenera in nuove combinazioni di intrecci, di colore. Riprende a sperimentare con la scultura e elabora una nuova tecnica di fusione, per opere a bassorilievo, lo "sand cast", cioè modellare attraverso la sabbia, conferendo all'atto creativo una sorta di matrice ludica, gioiosa, infantile, gestuale; e nel contempo, per la natura instabile e friabile della matrice in sabbia, attribuire una particolare morbidezza ai volumi e alla superficie. Ne sono e restano testimonianza i suoi grandi interventi nel tessuto urbano, esempi di un concetto di arte-architettonica mai provocatoria o da esibizione, ma un colloquio vero con il pubblico, nel rispetto per gli altri. Perché Nivola era uomo umano, pacato, con un forte senso civico, non gli pareva giusto "che un artista debba insistere nella sua voglia di attrarre attenzione su di sé, (...) si devono fare considerazioni di ordine civico e di ordine morale quando si deve fare qualcosa in un luogo pubblico. Mi pongo il problema di creare un'atmosfera che elevi e che dia almeno un sollievo, che sottragga alla trivialità di tutti i momenti della vita quotidiana". (R.M.)


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