Minor White
Life is Like
a Cinema of Stills
a cura di:
Filippo Maggia
testi di:
Walter Guadagnini
Filippo Maggia
Baldini & Castoldi 2000
169 pp . 27x24 cm
ill b/n e col.
lingua: ital/ingl/ted.
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Il volume è stato edito
in occasione dell'omonima mostra itinerante dedicata al fotografo
americano Minor White (1908-1976) ideata e curata dalla Galleria Civica
di Modena, nella persona del suo curatore Filippo Maggia. La rassegna
è stata presentata al Museo Rupertinum di Salisburgo (19 ottobre-3
dicembre 2000) alla Galleria del Gruppo del Credito Valtellinese,
Refettorio delle Stelline a Milano (19 gennaio-23 marzo 2001) e quindi
alla Galleria Civica di Modena di Modena (24 marzo-20 maggio 2001)
" La straordinarietà
di White - ricorda Filippo Maggia
nella sua presentazione - consiste
nell'aver voluto, sin dall'inizio della sua avventura, vivere e crescere
con gli altri e per gli altri, non limitandosi a esercitare la professione
di fotografo né concedendosi un conveniente isolamento artistico,
bensì stabilendo di compiere questo percorso rendendo costantemente
il mondo partecipe della sua conoscenza e maturazione intellettuale
e spirtuale con spontanea generosità e naturalezza. ....Si
è adoperato nell'insegnamento con grande vigore e sempre in
ogni sede nella quale ha operato, ha cercato di ampliarne i confini
introducendo nuovi metodi, stimolando i suoi studenti nel liberare
se stessi tramite la fotografia, nel ri-conoscersi imparando a vedere
cose 'altre' e non soltanto ciò che subito appare, a trasformare
il loro fotografare da 'espressivo' in 'creativo'. ...I sentimenti
sono il primo campo d'esperienza per Minor White. Spenderà
tutta la vita cercando di dar loro un sistema e un ordine, razionalmente
traducendoli in immagini".
Lo stile di White era descrittivo,
poetico, condotto seguendo l'idea della sequenza che ben rifletteva
lo scorrere della sua vita, sempre in viaggio da un luogo all'altro.
Viveva la sua esistenza attraverso le sue foto, nelle quale riversava
un profondo coinvolgimento emotivo e creando atmosfere di alto livello
suggestivo. Realizzare e mostrare era per lui un processo terapeutico,
le sue foto non erano altro che il racconto autobiografico del viaggio
che ognuno di noi compie attraverso la vita, narrato in chiave metaforica.
Negli ultimi anni di vita i suoi scatti si arricchirono di grande
tensione e si sintetizzarono in un astrattismo
di chiara derivazione esoterica con la rielaborazione del tema della
rinascita dopo la morta. Sono anni in cui la sua ricerca si concentra
anche sull'utilizzo della fotografia
come mezzo per rappresentare le possiili confluenze fra arte, religione,
psicologia e scienza - le quattro manifestazioni creative.
E' stato certamente un artista non convenzionale che per tutta la
vita ha cercato di fotografare le cose "altre", di fissare
le forze e la luce che sono dietro la realtà apparente , a
tutti percepibili, ma a pochi, come lui, chiaramente visibili. (R.M.)
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