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MINIARTEXTIL '99
Nona rassegna internazionale
d'arte tessile
"Fili di luce"

Chiesa di San Francesco
Como settembre-ottonbre1999

presentazione di
Luciano Caramel
lingua: italiano/inglese
260 pp .20x20 cm.
220 ill. b/n e col.

immagine di copertina:
Barbara Shawcroft
"Sandstone 1992"

La città di Como e il suo territorio sono famosi nel mondo, oltre che per le bellezze paesaggistiche, per le industrie della seta, in particolare, e della produzione di filati in generale. Luogo ideale dunque per ospitare "Miniartextil" rassegna internazionale d’arte tessile, giunta nel 1999 alla sua nona edizione (Ex Chiesa di San Francesco, Largo Spallino, Como dal 25 settembre al 31 ottobre 1999). La manifestazione è unica nel suo genere in Italia ed offre annualmente una panoramica delle più recenti sperimentazioni nell’ambito dell’arte tessile.
L’arte tessile, chiamata anche fiber art, art fabric, fiberworks, nouvelle tapisserie, tessilità, è una corrente artistica che utilizza la tessitura, una delle tecniche più antiche usate dall’uomo per la produzione di manufatti ad intreccio, svincolandoli però dalla finalità di oggetti d’uso quotidiano, per realizzare opere d’arte, da cui artextil. Questa particolare espressione artistica elabora liberamente filati e nuovi materiali con le più svariate tecniche della tessitura, dell’intreccio, della sfilatura, cucitura, ricamo, collage di stoffa ecc., utilizzate anche nell’ottica di una rivalutazione dell’operare artigianale per ottenere risultati espressivi originali, di tipo bi e tridimensionale.La prima rassegna di questa corrente artistica si tenne nel 1962 a Losanna in occasione dell’apertura della Biennale Internazionale de la Tapisserie, anche se in Italia, già a partire dagli inizi del secolo, le Esposizioni di Torino e Milano avevano dedicato ampi spazi all’arte tessile. Gli anni Settanta, sull’onda delle teorie elaborate dalla Conceptual Art e dalle avanguardie in genere, hanno dato poi ulteriore sviluppo a questo tipo di espressione facendone un "laboratorio sperimentale" dei materiali tessili, in cui il tessuto può sganciarsi dalle sue funzioni pratiche e dalle esigenze della produzione per aprirsi a soluzioni estetiche completamente inedite. Oggigiorno i centri più attivi nell’ambito dell’arte tessile sono il Giappone, gli Stati Uniti, i paesi dell’Est europeo e dell’America del Sud che sperimentano una continua ricerca di tecniche portando la tessitura verso un concetto più ampio di tessilità.

Miniartextil viene organizzata a Como dagli operatori culturali Mimmo Totaro e Nazzarena Bortolaso, cui si deve anche l’ideazione di questa rassegna, caratterizzata dal vincolo del formato delle opere, rigorosamente "mini". Ogni anno Miniartextil sviluppa anche una tematica e l'edizione 1999 sottotitolata "Fili di luce" rendeva omaggio allo scienziato comasco Alessandro Volta (Como 1745-1827). nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario dell’invenzione della pila (1799) La rassegna si è avvalsa anche della sponsorizzazione della ditta Mantero di Como (dal 1902 uno dei massimo produttori di tessuti ed accessori in seta di alto livello) oltre al patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Como, la Camera di Commercio, l’Amministrazione Provinciale e la Fondazione Setificio (unica scuola in Italia specializzata nell’insegnamento delle discipline di lavorazione e produzione della seta). La mostra, a cura di Luciano Caramel, ha visto quest’anno la partecipazione di più di 200 artisti provenienti da tutto il mondo - con una particolare adesione da parte dei paesi finnici e asiatici - che hanno presentato una panoramica delle più recenti ricerche e sperimentazioni nell’arte tessile. Come ospite d’onore all’edizione 1999 di Miniartextil è stata invitata Barbara Shawcroft, importante esponente dell’arte tessile americana, che ha presentato otto monumentali sculture che rappresentano le tappe fondamentali del suo percorso artistico dal 1973 al 1999. I lavori di Barbara Shawcroft sono stati affiancati da installazioni e opere di grande formato di altri nove artisti: Marisa Bronzini, Wanda Casaril, Kela Cremaschi, Vasudha Evans, Anny Ferrario, Penelope Margaret Mackworth-Praed, Raffaele Penna, Paulette Peroni, Kenji Takahashi.

La copertina del catalogo di Miniartextil 1999 "Fili di luce" è stata dedicata all’artista americana Barbara Shawcroft, ospite d’onore della rassegna, che ha presentato così in Italia le sue monumentali sculture, opere che "esaltano l’aspetto tessile", come ha sottolineato il critico Luciano Caramel nella sua presentazione alla rassegna. Classe 1930, Barbara Shawcroft, originaria del Lancashire, è docente presso il dipartimento di Disegno dell’Università di Davis in California. Artista di fama internazionale ha esposto le sue opere tessili nei più importanti musei del mondo oltre ad aver realizzato interventi di land art e sculture pubbliche per l’Embarcadero Station di San Francisco e il Control Board Building di Sacramento.

Proponiamo un’intervista rilasciata da Barbara Shawcroft in occasione di Miniartextil 1999 a Rosabianca Mascetti (pubblicata da "Il Corriere" Como 25 settembre 1999).
R.M.: L’edizione 1999 di Miniartestil è stata intitolata "Fili di luce" in omaggio allo scienziato comasco Alessandro Volta nel bicentenario della invenzione della pila. Osservando le sue opere si può riscontrare un profondo rapporto tra arte e scienza...
B.S.: Sì, il mio lavoro è basato sulla struttura e allora devo riferirmi alla geometria, alle forme naturali, organiche: perché se per esempio analizziamo le piante esse crescono seguendo una struttura matematica interna; anche le mie opere sono destinate a crescere, come le piante.
R.M.: Lei le progetta dunque per le grandi dimensioni?.
B.S.: Mi piace confrontarmi con il vuoto e con i grandi spazi aperti, mi viene naturale forse perché cresciuta in Inghilterra, dove l’architettura è concepita per il maestoso, e per quell’impatto monumentale che mi aveva colpita da bambina visitando Stonehenge. Da studente sono stata influenzata anche da architetti come Antoni Gaudì, mi piace il suo modo di usare la forme organiche.
R.M.: Oltre alla struttura, la tecnica e i materiali sono parte determinante del suo lavoro, come li utilizza?
B.S.: Mi servo della tecnica Neolitica della tessitura senza nodi che mi permettere di sviluppare la tridimensionalità in scala monumentale. Per più di dieci anni ho lavorato solo con la corda, da qui poi sono passata ad altri materiali, carta riciclata, tela, fili metallici, speciali fibre non infiammabili, sempre appallottolati, avvolti, ritorti, legati, colorati, rigorosamente a mano senza uso di colle o attrezzi, ma scelti in modo da dare più forza all’idea che voglio esprimere. Ho prodotto così anche sassi, mattoni, elementi modulari per l’impiego in architettura.
R.M.: Le sue opere più recenti sembrano essere leggere, trasparenti, fluttuare nell’aria; sembrano più tecnologiche rispetto alle precedenti che sanno di tradizione, cultura antica, come un ideale filo di Arianna, senza fine, che viene dal passato per entrare nel presente.
B.S.: Sì sono diverse, ma sono anche un naturale processo di evoluzione del mio lavoro, sono influenzata forse dai nostri tempi così tecnologici e in questo caso è la struttura che prevale sulla forma. (R.M.C.)

 


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