James Ensor Ed.Skira |
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Il Museo d’Arte Moderna di Luganoha
inteso rendere omaggio al pittore belga James Ensor (Ostenda 1860-1949)
nel cinquantesimo dalla morte, con una mostra (dal 12 settembre al
7 novembre 1999) che ha proposto l’intero corpus di incisioni ad acquaforte
e puntasecca oltre al nucleo completo litografico. Duecento opere,
realizzate tra il 1885 e il 1933, che documentano il passaggio di
Ensor da una fase naturalistica, secondo la tradizione ottocentesca,
per la creazione di un mondo fantastico e simbolico, ricco di forza
espressiva e irriverente ironia. Il suo immaginario trovava spunto
nella famiglia, di solida origine inglese, nell’infanzia, passata
tra le curiosità esotiche del bazar dei genitori, ma anche
nell’attenta osservazione della vita di strada. Ostenda e i suoi dintorni,
il mare e il porto, che vedeva dalle finestre di casa, "incisi
dal vero e per la maggior parte senza ritocchi", per gli effetti
di luce suggeriti dai giochi di linee, diventavano visioni, paesaggi
ideali ricchi di poesia, il cui intreccio compositivo tra sogno e
realtà sembrava anticipare il surrealismo. In esse Ensor sapeva
anche riprodurre immagini di vita quotidiana, figure grottesche, maschere,
scene di satira e di denuncia sociale, opere osteggiate dalla critica
per la loro eccentricità, che fecero di lui un personaggio
scomodo, da emarginare: Ensor trovava rifugio in un suo mondo fantastico
dove poter giocare con i grandi temi della vita e della morte, sempre
in chiave di ironica denuncia provocatoria. Anche la figura del Cristo,
archetipo ideale con cui misurarsi, paragonarsi e identificarsi, diventava
nell’opera di Ensor interprete delle sofferenze, della incomprensione
e solitudine dell’artista. Non stampava mai personalmente. "non
sono un acquafortista" - sosteneva - e così affidava le
lastre dal tratto, ora meticoloso e da miniatura, ora nervoso e ondeggiante,
alle sapienti mani di Evely e Van Campenhout di Bruxelles che realizzarono
opere di grande qualità su supporti preziosi: vecchie carte
felpate, cinesi, giapponesi, veline, vergate, filigranate, colorate
e persino satin. Opere che con il loro universo fantastico e visionario
hanno fatto di Ensor una figura di congiunzione tra la cultura artistica
dell’Ottocento e il nuovo secolo, ma anche innovativa e punto di proiezione
nella contemporaneità. La mostra luganese può considerarsi
un appuntamento importante per ammirare l’arte di questo grande "poeta"
dell’immaginario e del grottesco, raramente proposto in area culturale
italiana, ad eccezione della collezione James Ensor del Museum voor
Schone Kunsten di Ostenda, esposta al Museo della Permanente di Milano
nel 1997.
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