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James Ensor
Museo d’Arte Moderna
Città di Lugano

a cura di:
Rudy Chiappini.
testi di:
Giorgio Salvadé
Rudy chiappini
Xavier Tricot
Luigi Cavadini
Barbara Paltenghi

Ed.Skira
Milano 1999
298 pp. 25 x 28 cm
200 ill. col e b/n
lingua. ital. e ted.

Il Museo d’Arte Moderna di Luganoha inteso rendere omaggio al pittore belga James Ensor (Ostenda 1860-1949) nel cinquantesimo dalla morte, con una mostra (dal 12 settembre al 7 novembre 1999) che ha proposto l’intero corpus di incisioni ad acquaforte e puntasecca oltre al nucleo completo litografico. Duecento opere, realizzate tra il 1885 e il 1933, che documentano il passaggio di Ensor da una fase naturalistica, secondo la tradizione ottocentesca, per la creazione di un mondo fantastico e simbolico, ricco di forza espressiva e irriverente ironia. Il suo immaginario trovava spunto nella famiglia, di solida origine inglese, nell’infanzia, passata tra le curiosità esotiche del bazar dei genitori, ma anche nell’attenta osservazione della vita di strada. Ostenda e i suoi dintorni, il mare e il porto, che vedeva dalle finestre di casa, "incisi dal vero e per la maggior parte senza ritocchi", per gli effetti di luce suggeriti dai giochi di linee, diventavano visioni, paesaggi ideali ricchi di poesia, il cui intreccio compositivo tra sogno e realtà sembrava anticipare il surrealismo. In esse Ensor sapeva anche riprodurre immagini di vita quotidiana, figure grottesche, maschere, scene di satira e di denuncia sociale, opere osteggiate dalla critica per la loro eccentricità, che fecero di lui un personaggio scomodo, da emarginare: Ensor trovava rifugio in un suo mondo fantastico dove poter giocare con i grandi temi della vita e della morte, sempre in chiave di ironica denuncia provocatoria. Anche la figura del Cristo, archetipo ideale con cui misurarsi, paragonarsi e identificarsi, diventava nell’opera di Ensor interprete delle sofferenze, della incomprensione e solitudine dell’artista. Non stampava mai personalmente. "non sono un acquafortista" - sosteneva - e così affidava le lastre dal tratto, ora meticoloso e da miniatura, ora nervoso e ondeggiante, alle sapienti mani di Evely e Van Campenhout di Bruxelles che realizzarono opere di grande qualità su supporti preziosi: vecchie carte felpate, cinesi, giapponesi, veline, vergate, filigranate, colorate e persino satin. Opere che con il loro universo fantastico e visionario hanno fatto di Ensor una figura di congiunzione tra la cultura artistica dell’Ottocento e il nuovo secolo, ma anche innovativa e punto di proiezione nella contemporaneità. La mostra luganese può considerarsi un appuntamento importante per ammirare l’arte di questo grande "poeta" dell’immaginario e del grottesco, raramente proposto in area culturale italiana, ad eccezione della collezione James Ensor del Museum voor Schone Kunsten di Ostenda, esposta al Museo della Permanente di Milano nel 1997.
(Tratto da "Ensor, un mondo fantastico tra la vita e la morte" di Rosabianca Mascetti pubblicato da "Il Corriere" Como -30 settembre 1999)

 


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