Pietro Diana
monoskromos
a cura di:
Rossana Bossaglia
Ed. Museo Epper
Ascona 2001
114 pp. 32 x 23,5 cm.
ill b/n.
lingua: italiano/tedesco
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Nel mondo della tecnica dell'incisione,
il nome di Pietro Diana è certamente ben conosciuto, se non
altro grazie alle schiere di allievi che ha formato all'interno dell'Accademia
di Belle Arti di Brera. Qui, dopo essersi lui stesso diplomato nel
1954, ha insegnato questa materia dal 1958 come assistente e dal 1976
come titolare della Prima Cattedra fino al 1997. Una cinquantina di
mostre personali lo hanno visto protagonista, in questi stessi anni,
sia in italia che all'estero, e non poche collezioni di rilievo posseggono
sue opere: dalla Raccolta Bertarelli a quella dei Musei Vaticani o
quella dell'Accademia di Brera stessa.
Una mostra antologica, dal titolo Monoskhromos, lo rappresenta in
questi giorni al Museo Epper di Ascona proponendo al pubblico una
cinquantina di incisioni, realizzate dagli anni sessanta ai nostri
giorni, commentate da Rossana Bossaglia nella introduzione del catalogo.
E' un mondo teso fra sogno e realtà, quello delle opere di
Pietro Diana, che restituisce al visitatore un senso drammatico della
vita e della storia, affrontando spesso grandi temi etici o esistenziali.
Acquaforte e acquatinta sono le sue tecniche preferite nel "generare"
questo mondo in bianco e nero in cui riemerge ad ampio raggio molta
della tradizione incisoria, con particolare riferimento a Goya, cui
fa eco l'ispirazione letteraria proveniente con pari forza da Garcia
Lorca. Raggruppandole per argomento, come nell'allestimento della
mostra attuale, possiamo osservare come, in Diana, le raffigurazioni
mostruose e atmosfere d'ispirazione dantesca abbiano caratterizzato
principalmente le incisioni più vecchie popolandole di invenzioni
zoomorfe e ambientandole fra oscuri anfratti rocciosi o castelli fantastici.
Una sorta di erotismo magico permea invece le più recenti dove
la luce si fa più strada, gli spazi più aperti e, diffusamente,
compare anche la rappresentazione della civetta, personificazione
emblematica della conoscenza, animale la cui particolare vista concede
la visione notturna così come la ricerca interiore dell'uomo
permette a questi di penetrare il limite oscuro dell'immediato conoscibile.
Questo volatile diventa mano a mano sempre più simbolo dello
sforzo conoscitivo dell'autore fino al punto da combinarsi morfologicamente
col suo stesso volto nell'autoritratto presente in mostra, intitolato
da Diana "Piepolitrofemo" e chiave di lettura alchemica di una grossa
fetta della sua invenzione incisoria. Questa antologica di Pietro
Diana, per concludere, ci illustra a trecentosessanta gradi la sua
visione del mondo e ruota virtualmente attorno a un automa. Un "mirabile"
congegno metallico, con personaggi semoventi e musica di sottofondo,
che non mancherà di incuriosire i più anche se non pochi
apprezzeranno maggiormente la cartella di incisioni per la pace tirata
in occasione dell'anno santo nel 1975.
Michele Caldarelli
(articolo pubblicato sul Corriere di Como in occasione della personale
di Pietro Diana al Museo Epper di Ascona nel 2001)
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