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L'erotismo divinizzato
Architettura e scultura
del tempio indù

Alain Danielou
red edizioni, 1999
128 pp. 24 x 19 cm.
ill. b/n
ISBN 88-7031-932-6

Dalla nota al testo di Francesco Paolo Campione

... Nella civiltà indù, la ricerca della congruenza simbolica fra il costruito e il complesso ideologico si è storicamente espressa a partire dall'affermazione del valore dell'uomo, in particolare, della sua capacità di porsi nell'universo come una presenza dinamica capace di mediare il dualismo fondamentale degli elementi attivi e passivi, dualismo che sta alla base del divenire delle cose. In quest'ottica, l'uomo è il punto di riferimento centrale di una sorta di tripartizione logica fondata sul concetto dell'equilibrio: l'elemento mediale che esprime nelle sue forme e nelle sue energie potenziali la natura del mondo, della quale costituisce, d'altra parte, l'esempio per eccellenza. Da un punto di vista antropologico, potremmo affermare che l'uomo, in quanto miniatura del cosmo, riassume in se la sacralità, e dunque la forza spirituale, del prototipo dal quale discende, offrendosi nel contempo alla cultura quale modello per l'elaborazione, sia concettuale sia pratica, di strutture artificiali. Si tratta di una sorta di ergonomia spirituale che esprime le sue valenze in un ampio spettro di manifestazioni...

Alain Danielou è nato a Parigi nel 1907 ed è stato senza dubbio il francese che ha avuto maggiore familiarità con l'India e che l'ha conosciuta meglio di chiunque altro, avendoci vissuto per molto tempo. Dopo aver studiato in Francia e negli Stati Uniti, si dedica prima alla musicologia per poi iniziare a viaggiare nell'Africa del Nord, in Medio Oriente, Cina, Giappone e Indonesia. Infine si stabilisce in India, prima a Santiniketan e poi a Benares, dove studia per oltre vent'anni il sanscrito, la musica e la filosofia nelle scuole tradizionali. Nel 1949 l'Università di Benares lo nomina ricercatore. Nel 1954 diventa direttore del Centro di Ricerca di Madras e della Biblioteca di Aydar, una delle più ricche dell'India. Nel 1956 diventa membro dell'lnstitut Franr;ais d'lndologie di Pondicherry. Dal 1959 insegna all'Ecole Franrcaise d'Extrème-Orient di Parigi e dal 1960 è uno dei consiglieri del Consiglio Internazionale della Musica (UNESCO). Dirige poi l'Istituto di Studi Comparativi della Musica, da lui creato, a Berlino e a Venezia e quindi le Antologie UNESCO della Musica Orientale e delle Fonti Musicali. Nel 1971 dona la sua preziosa biblioteca alla Fondazione Cini di Venezia e si ritira quindi in Italia nel 1980, dove continua la sua opera creativa e di ricerca. Scompare nel 1994, lasciando una notevole bibliografia che comprende opere di fondamentale importanza sulla teoria musicale e sulla civiltà dell'India.

Le fotografie riprodotte in questo libro sono quasi tutte di Raymond Burnier (1912-1968), che ha condiviso con Alain Danielou la passione per la civiltà indiana, contribuendo in modo fondamentale all'opera di studio e divulgazione a cui si è dedicato il grande orientalista. Nato a Losanna da antica famiglia benestante, Raymond Burnier poté viaggiare liberamente e dedicarsi alla fotografia, diventando un artista apprezzato a livello internazionale. Dalla metà degli anni Trenta, Burnier visse in India per circa vent'anni, esplorando un territorio spesso invaso dalla giungla, dove le rovine di splendidi templi giacevano coperte di vegetazione. Con pazienza e meticolosità, egli riportò alla luce autentici tesori, che offrì all'ammirazione del mondo intero in splendide fotografie. Gli archivi Danielou e Burnier si trovano presso la Fondazione Cini di Venezia e il Musee de l'Elysee a Losanna. Il sito Internet http://www.alaindanielou.org offre informazioni sugli archivi, nonché la lista dei templi fotografati da Raymond Burnier e la bibliografia di Alain Danielou. Sullo stesso sito, collegandosi al link della Fondazione Cini si può consultare, infine, il catalogo della biblioteca donata dall'autore.


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