Aloïse Corboz
catalogo della mostra presentata a:
Kunstmuseum - Solothun 1996
Collection de l'Art Brut - Losanna 1996
Galleria Gottardo - Lugano 2000
20 pp. cm 24,5 x 31
20 ill. col.
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La pubblicazione, a corredo della mostra di Aloise
tenutasi presso la Galleria Gottardo della Fondazione per la Cultura
della Banca del Gottardo di Lugano, è un'inconsueta ed assai
apprezzabile riproduzione in fac simile, perciò in grandezza
originale, di uno sketch book di Aloise perfettamente riprodotto anche
nella sua copertina blu con etichetta contornata rosso incollata.
Una scelta quindi che denota, da parte dei curatori un grande merito,
quello cioè di una non invadente, specifica attenzione alla
particolarità Aloise, senza aggravi di eccessivi apparati interpretativi.
La mostra, tenutasi a giugno/agosto 2000 presentava una selezione
di opere, per impegno e dimensioni, assai più vasta di quella
riprodotta, ed in grado di fornire un'impressionante prova di quella
che è stata la produzione di Aloise e spiegare così
l'entusiasmo di Jean Dubuffet, che la considerava tra i maggiori protagonisti
dell'Art Brut.
Aloise, nata a Losanna 1886, rinchiusa per schizofrenia nel 1918,
vissuta internata per quarantasei anni sino alla sua morte, avvenuta
nel 1964, dal 1920 inizia a disegnare in un crescendo parossistico
che la condurrà a coprire con disegni dai colori squillanti,
estesissimi rotoli cartacei.
Forse la motivazione esterna scatenante la follia della Corboz fu
Guglielmo II, il Kaiser, di cui, venutane a contatto, s'innamorò
violentemente, e del cui entourage, o ipotizzato tale, vissuto probabilmente
come lontano artificioso e sgargiante, i suoi disegni sono una visionaria
apologia, densa di fantasie, attraversata da profonde, intuibili delusioni.
Il mondo messo in scena da Aloise, ruota attorno alla figura femminile,
che occupa sempre il centro della composizione, di consueto in compagnia
d'uomini che sono come sminuiti e traenti un certo rilievo solo dagli
attributi pertinenti il loro ruolo in genere di alto grado militare;
alamari, stivali, medaglie, divise.
Il teatro in cui si mettono in scena gli accadimenti raffigurati da
Aloise sono privi di spazialità e a temporali, perfettamente
bidimensionali, con figure composte in movenze fissate ieraticamente,
agghindate con sontuosissimi abiti o divise meravigliose, ricordano
l'universo lontano riconoscibilissimo, ma muto ed imperscrutabile,
delle figure del gioco delle carte; allo stesso modo icastiche quanto
distanti. Ma la freddezza è riscattata dalla donna, assoluta
protagonista delle opere di Aloise, donne che per grandiosa bellezza
espressa dagli invadenti seni scoperti, hanno pari solo nelle pitture
Knossos e per fertilità, simbolizzata dai frutti che dal seno
si dipartono come da una cornucopia, raffrontabili forse solo alle
statue di Artemis Efesia: eppure a differenza di queste, le figure
di Aloise paiono vivere più di un desiderio irrisolto, di una
mancanza, piuttosto che di una realizzazione: ed una donna, seppur
superlativamente tornita e radiante sensualità nei colori del
rosso e dell'oro più carichi, senza un suo naturale oggettivo
complemento, vuoi anche un sognato, magnifico Kaiser, restando senza
una possibile, necessaria tridimensionale realtà, non può
che restare come imprigionata nello spazio bidimensionale ed irreale
di un foglio. Un'esempio, in questo sketch book, è il disegno
Le Train bleu de Manon dove una coppia reale è seduta su un
sontuoso divano sul davanti di un treno blu, una farfalla dalle ali
spiegate, il cui rosso corpo è il membro sessuale del re in
piena erezione, è posata in grembo alla regina il cui sesso
è una rosa rossa sbocciata; pur in tutta la sua palese evidenza
narrativa, la trasmutazione simbolica e la voluttuosa ricchezza rendono
la scena completamente trasfigurata, ponendola in una erotica dimensione
superiore, teatralmente cosmogonica, ed in un certo senso eroica.
Le opere in mostra provenivano dalla Collection de l'art brut di Losanna,
dalla Donazione Porret-Forel del Kunstmuseum di Soletta e dalla collezione
Eternod-Mermod di Losanna.
Domenico D'Oora
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