Marc
Chagall
Chagall en Russie
a cura di:
Christina Burrus
testi di:
M. Nicolaï Goubenko
Zoya Novojilova
Francis Pianca
Léonard Gianadda
Christina Burrus
Ida Chagall
Ed. Fondation
Pierre Gianadda
CH - Martigny 1991
260 pp.22 x24 cm.
ill. b/n e coll.
lingua: francese
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Nel 1922 prima di
lasciare Mosca per la Francia, Marc Chagall scriveva , proprio nelle
ultime righe della sua autobiografia: "La sola cosa che desidero
è fare dei quadri e ancora qualche cosa. Né la Russia
imperiale, né la Russia dei Soviet hanno bisogno di me. Io
sono incomprensibile per loro, straniero. [...] E forse l'Europa mi
amerà, e insieme a lei, mi amerà la mia Russia".
Quel suo desiderio con il tempo si avvererà e del resto come
sarebbe stato possibile non amare il suo mondo chiaro, umano e nel
contempo irreale, fatto di atmosfere fantastiche, ricche di leggende
e fantasmi, tanto da trasformare la povertà della vita quotidiana
in un sogno, in un cosmo in movimento, in un viaggio in un regno incantato.
Sempre nella sua autobiografia troviamo anche una frase che chiarifica
quel suo in apparenza strano modo di ritrarre la realtà perché,
come dice Chagall, "Tutto il nostro mondo interiore è
realtà, forse anche più reale del mondo apparente; chiamare
fantasia ciò che appare illogico significa non capire la natura".
Chagall dipingeva prendendo spunto dal quotidiano, dalle persone del
suo mondo, dal suo popolo, usi, leggende, religioni e credenze della
madre patria; la sua opera oscilla tra la vita tradizionale delle
borgate ebraiche, la stessa cittadina dove viveva, Vitebks, non era
solo una realtà geografica ma una metafora del mondo, dal suo
microcosmo nascevano concetti universali di bellezza, amore, armonia
e sofferenza umana. In più rappresentava e testimoniava il
cambiamento politico e sociale della sua patria dall'Impero degli
Zar alla Russia dei Soviet.
A questo grande maestro colorista e visionario nel 1991 alla Fondazione
Pierre Gianadda di Martigny in Svizzera ( 1 marzo-9 giugno 1991) veniva
dedicata la più grande retrospettiva mai realizzata in Europa,
incentrata sulla produzione di opere realizzate in Russia tra il 1908
o il 1922, opere abbandonate in patria prima della partenza come esule
per la Francia. Una rassegna che comprendeva anche i famosi sette
pannelli decorativi realizzati nel 1920 a Mosca per il Teatro Ebraico,
completamente restaurati grazie alla Fondazione Gianadda. Dopo la
chiusura del teatro ordinata da Stalin, i lavoro furono salvati da
amici di Chagall con grandi sacrifici e correndo molti rischi; solo
nel 1973 durante il suo primo viaggio di ritorno in Russia dopo cinquant'anni
di lontananza, l'artista avrà modo di rivederli e firmarli.
Nato a Lyozno, nei pressi di Vitebsk, nel 1887 da famiglia modesta
e numerosa il giovane Marc viene educato secondo la stretta osservanza
delle tradizioni comunitarie e religiose. Rivelando spiccate doti
artistiche, dopo la scuola pubblica, impara a dipingere nell'atelier
del suo primo maestro a Vitebsk, Jehuda Penn, e nel contempo fa l'apprendista
in un laboratorio fotografico, lavoro che però non gli piace
molto. Grazie ad una borsa di studio si trasferisce a San Pietroburgo,
ora Leningrado, e vi completa gli studi nella scuola di Léon
Bakst, dove si insegnava con una metodologia più moderna e
libera, più adatta al suo stile antiaccademico e visionario.
Qui incontra tra gli altri la contessa Tolstoj e il ballerino Nijinskij.
Il soggiorno San Pietroburgo si svolge tra mille difficoltà
poiché in quanto israelita ha difficoltà ad ottenere
un lavoro e la necessaria autorizzazione per viverci, problemi che
risolverà grazie all'aiuto di un mecenate che gli permetterà
di trasferirsi a Parigi dal 1910 al 1914. "Nessuna accademia
avrebbe potuto darmi tutto quello che ho scoperto divorando le esposizioni
di Parigi, le sue vetrine, i suoi musei" leggiamo sempre nel
suo diario. Trova alloggio alla Ruche, un insieme di atelier abitati
dalla bohème artistica di tutti i paesi, dove incontra Léger,
Laurens, Archipenko, Modigliani, Soutine, Delaunay ma anche letterati
come Max Jacok, André Salmon, Blaise Cendrars e Guilliaume
Apollinaire. Grazie all'interessamento degli amici di Parigi presenta
la sua prima mostra personale nel 1914 alla galleria "Der Sturm"
di Berlino. Da Berlina rientra in patria per un breve soggiorno restandovi
bloccato dalla guerra. Seguiranno anni di grande miseria, fatica e
dolori, intervallati da momenti importanti, come il matrimonio con
Bella, sua musa ispiratrice, e la nascita della figlia Ida; momenti
di gioia che saprà riversare in alcune delle sue opere più
famose come "La passeggiata", "Il compleanno",
"Doppio ritratto con bicchiere di vino", "Gli innamorati
in rosa". In quegli anni lavora come impiegato al Ministero della
guerra di San Pietroburgo, dove incontra i grandi poeti russi da Esenin
a Majakovskij, Pasternak, Blok, fonda e dirige anche un'accademia
di belle arti a Vitebsk che però gli procura molti dissapori
con gli altri insegnanti, sia sul piano umano che delle teorie artistiche,
soprattutto con Malevic e El Lissitskij che volevano non una accademia
"libera" come la intendeva Chagall ma un'accademia "suprematista".
Nel 1920 lascia l'accademia di Vitebsk per trasferirsi a Mosca dove
insegna nelle colonie degli orfani di guerra e accetta l'incarico
di realizzare le scene per il Teatro Ebraico; scrive anche la sua
autobiografia fino a quando, nel 1922 ottiene un visto per tornare
in Francia dove si stabilisce definitivamente con la famiglia e dove
morirà nel 1985 all'età di 98 anni. (R.M.)
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