Silvia A.Colombo Simonetta Coppa I Carloni di Scaria
Collana Artisti dei laghi |
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Una vera
e propria guida pratica alla visita ai luoghi e alle opere dei Carloni,
famiglia di architetti e stuccatori intelvesi la cui attività
si è svolta tra il cinquecento e la fine del settecento. Dei
Carloni, o Carlone, come si trova nei dizionari d'arte, - nel dialetto
milanese "carlon" indica la pannocchia di mais, visualizzata
nello stemma di famiglia - si conosce anche il ramo originario di Rovio
nel Canton Ticino, la cui attività artistica si è concentrata
verso la Liguria e la Versilia. Tra questi ricordiamo Taddeo (1543-1613),
architetto e scultore, stabilitosi a Genova (cui si deve la Chiesa di
San Pietro in Banchi, oltre a fontane, portali di palazzi e chiese),
padre del pittore Giovanni Andrea (1584-1630) detto il Genovese. Ma
per tornare ai Carloni di Scaria, il loro lungo arco cronologico di
operosità e il ruolo consistente svolto da diversi dei suoi membri,
ha imposto alle autrici del libro di concentrare l'indagine su due generazioni
sole. La prima è quella dell'architetto e stuccatore Giovan Battista
(1642-1721) figlio di Pietro Francesco (1606-1681) con il quale il centro
di attività dell'impresa familiare, secondo percorsi migratori
consueti alle maestranze delle valli alpine e subalpine, si sposta dalla
Stiria, alla Baviera orientale, all'Alta Austria. Assieme a Giovan Battista
si esaminano anche i lavori del fratello maggiore Carlo Antonio (1635-1708)
e di Bartolomeo, stuccatore, dalla storiografia a lungo considerato
il fratello minore ma in realtà cognato di Carlo Antonio. La
seconda generazione analizzata invece è quella di Diego Francesco
(1674-1750), stuccatore, e Carlo Innocenzo (1687-1775), pittore, figli
entrambi di Giovan Battista. Carlo Innocenzo è senza dubbio il
più familiare a noi comaschi poiché, anche senza che lo
sapessimo, è sempre stato lì sotto i nostri occhi, forse
quando andavamo al catechismo in Sant'Eusebio o al Crocefisso, a San
Fedele, a scuola al Collegio Gallio, in vacanza a Tremezzo, Porlezza,
in Valtellina o viaggio studio a Linz, Regensburg, Passavia, Vienna,
Praga. Curiosamente con la morte di Carlo Innocenzo nel 1775, alle soglie
dell'età neoclassica, si chiude anche una stagione della storia
della emigrazione artistica comasca poiché con l'avvento delle
Accademie, nuovi luoghi istituzionali per la formazione di architetti,
scultori, pittori e specialisti della decorazione, si interrompe la
tradizione plurisecolare delle botteghe itineranti in cui avveniva il
tirocinio delle giovani maestranze dei nostri laghi. Anche uno degli
ultimi allievi di Carlo Innocenzo, il valsoldese Rocco Comaneddi completò
la sua formazione artistica nelle accademie di Parma e Torino, sciogliendosi
dalla dipendenza del linguaggio del maestro per trovare una nuova svolta
stilistica. In 365 pagine ampiamente illustrate, il volume dopo i capitoli
introduttivi su Scaria, gli aspetti culturali, economici e sociale dell'epoca,
la genealogia di famiglia e le principali località europee dove
hanno lavorato i Carloni, si struttura come una guida turistica. Per
ogni membro della famiglia Carloni analizzato troviamo una scheda anagrafica
e bibliografia essenziale, una cartina dei luoghi dove si trovano sue
opere con relativa descrizione, un ampio profilo critico e gli itinerari
riccamente illustrati e documentati. Un indice analitico dei nomi e
dei luoghi oltre ad un'accurata bibliografia ne fanno un vero e proprio
strumento di lavoro e studio. L'intento della collana infatti, nata
da una iniziativa congiunta tra Canton Ticino e Regione Lombardia, è
proprio quello di essere non solo una memoria storica, ma anche un riferimento
per i giovani lombardi e ticinesi perché comprendano e apprezzino
le loro radici comuni.(R.M.C.)
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