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Silvia A.Colombo
Simonetta Coppa

I Carloni di Scaria

Collana Artisti dei laghi
Itinerari europei n.2
Fidia edizioni d'arte
CH - 6901 Lugano 1996
365 pp. 14 x 23 cm.
ill. b/n e col.

Una vera e propria guida pratica alla visita ai luoghi e alle opere dei Carloni, famiglia di architetti e stuccatori intelvesi la cui attività si è svolta tra il cinquecento e la fine del settecento. Dei Carloni, o Carlone, come si trova nei dizionari d'arte, - nel dialetto milanese "carlon" indica la pannocchia di mais, visualizzata nello stemma di famiglia - si conosce anche il ramo originario di Rovio nel Canton Ticino, la cui attività artistica si è concentrata verso la Liguria e la Versilia. Tra questi ricordiamo Taddeo (1543-1613), architetto e scultore, stabilitosi a Genova (cui si deve la Chiesa di San Pietro in Banchi, oltre a fontane, portali di palazzi e chiese), padre del pittore Giovanni Andrea (1584-1630) detto il Genovese. Ma per tornare ai Carloni di Scaria, il loro lungo arco cronologico di operosità e il ruolo consistente svolto da diversi dei suoi membri, ha imposto alle autrici del libro di concentrare l'indagine su due generazioni sole. La prima è quella dell'architetto e stuccatore Giovan Battista (1642-1721) figlio di Pietro Francesco (1606-1681) con il quale il centro di attività dell'impresa familiare, secondo percorsi migratori consueti alle maestranze delle valli alpine e subalpine, si sposta dalla Stiria, alla Baviera orientale, all'Alta Austria. Assieme a Giovan Battista si esaminano anche i lavori del fratello maggiore Carlo Antonio (1635-1708) e di Bartolomeo, stuccatore, dalla storiografia a lungo considerato il fratello minore ma in realtà cognato di Carlo Antonio. La seconda generazione analizzata invece è quella di Diego Francesco (1674-1750), stuccatore, e Carlo Innocenzo (1687-1775), pittore, figli entrambi di Giovan Battista. Carlo Innocenzo è senza dubbio il più familiare a noi comaschi poiché, anche senza che lo sapessimo, è sempre stato lì sotto i nostri occhi, forse quando andavamo al catechismo in Sant'Eusebio o al Crocefisso, a San Fedele, a scuola al Collegio Gallio, in vacanza a Tremezzo, Porlezza, in Valtellina o viaggio studio a Linz, Regensburg, Passavia, Vienna, Praga. Curiosamente con la morte di Carlo Innocenzo nel 1775, alle soglie dell'età neoclassica, si chiude anche una stagione della storia della emigrazione artistica comasca poiché con l'avvento delle Accademie, nuovi luoghi istituzionali per la formazione di architetti, scultori, pittori e specialisti della decorazione, si interrompe la tradizione plurisecolare delle botteghe itineranti in cui avveniva il tirocinio delle giovani maestranze dei nostri laghi. Anche uno degli ultimi allievi di Carlo Innocenzo, il valsoldese Rocco Comaneddi completò la sua formazione artistica nelle accademie di Parma e Torino, sciogliendosi dalla dipendenza del linguaggio del maestro per trovare una nuova svolta stilistica. In 365 pagine ampiamente illustrate, il volume dopo i capitoli introduttivi su Scaria, gli aspetti culturali, economici e sociale dell'epoca, la genealogia di famiglia e le principali località europee dove hanno lavorato i Carloni, si struttura come una guida turistica. Per ogni membro della famiglia Carloni analizzato troviamo una scheda anagrafica e bibliografia essenziale, una cartina dei luoghi dove si trovano sue opere con relativa descrizione, un ampio profilo critico e gli itinerari riccamente illustrati e documentati. Un indice analitico dei nomi e dei luoghi oltre ad un'accurata bibliografia ne fanno un vero e proprio strumento di lavoro e studio. L'intento della collana infatti, nata da una iniziativa congiunta tra Canton Ticino e Regione Lombardia, è proprio quello di essere non solo una memoria storica, ma anche un riferimento per i giovani lombardi e ticinesi perché comprendano e apprezzino le loro radici comuni.(R.M.C.)


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