Archivio Attivo Arte Contemporanea - http://www.caldarelli.it

 

Guido Ballo

Il muro ha un suono
poesie 1940-1990


cm 17 x 24 pp. 630
All'Insegna del Pesce d'Oro
di Vanni Scheiwiller
Milano 1994

 

La poesia etimologica di Guido Ballo
di Luigi Picchi


In un discorso sul ruolo e il significato dell'oggetto, quale tema e presenza ricorrenti nella poesia contemporanea, c'è un contributo che mi sembra non debba passare sotto silenzio proprio per la sua atipicità: è il caso di Guido Ballo nato ad Adrano (Catania) nel 1914, allievo al ginnasio del poeta futurista e dialettale Vann'Antò, dal 1939 residente a Milano dove ha insegnato all'Accademia di Brera facendosi conoscere, oltre che negli ambienti letterari, anche in quelli artistici come critico d'arte. Nonostante i premi vinti e la sua opera sia considerata all'estero è un poeta appartato e volutamente isolato, restìo a partecipare a dibattiti di letteratura, che ha, però, sviluppato uno stile personalissimo e originale basato sull'impiego creativo dell'etimologia oltre che come argomento, come vero e proprio nucleo ispirativo del testo stesso.

Ecco un piccolo, ma eloquente assaggio.


Lettura
Leggere leg: raccogliere lìgnum
legna da ardere lego la lettura
è dunque cogliere
lectùra per il fuoco interno.

Come si può notare l'etimologia è direttamente coinvolta nell'impasto espressivo, è il germe stesso dell'ispirazione che si sviluppa, come nella poesia delle prime avanguardie in modo associativo, tramite singolari sinapsi che non hanno nulla di intellettualistico, bensì di vitale. I lacerti etimologici fluttuano nella larga spaziatura e scatenano il discorso compositivo che si dipana come un'eco, come cerchi nell'acqua partendo da un epicentro verbale. L'etimologia è recupero della vera indole delle parole e dei pensieri, quella arcaica, l'anima schietta delle origini, dell'Origine; è nostalgia della dimensione archetipale (archè=inizio, principio, origine, causa prima). Scrive giustamente Silvio Raffo (Poesia, Edi-ermes, Milano 1998, p. 306): "Gli esperimenti che Ballo compie con le parole, scavando ossessivamente nelle etimologie come un archeologo nelle viscere di terra primitiva, non sono mai giochi, né tantomeno ricerche erudite; sono bensì tentativi di recuperare la sostanza materica, originaria, nel magma del cosmo linguistico, ovvero di quel logos dietro il quale c'è sempre l'uomo.".
La ricerca delle radici più profonde e arcane del linguaggio è così forte in Guido Ballo da suggerire pure un titolo suggestivo per la prima sezione della sua silloge Mâd (Guanda, Milano 1970): Radicario. L'autore stesso parla nella prefazione di "accumulazioni, accostamenti, o meglio incastri, dove le radici delle parole si susseguono in serie, come in un dizionario, con improvvisi innesti di frasi, trasformandosi in varie lingue e in vari significati. E' sempre un viaggio alle origini.". Si veda la lirica eponima.

Radicario
Le radici s'intrecciano radicario
ràdix ràdamos vrad
viaggiano dall'oriente
col giro del sole si diramano
oltre i fiumi
origini-madri radicario ràbdos
i figli si distaccano
linfe parole gesti crescere vardh-
àti
il volgere del tempo brad
ràdamos

Questa attrazione per le radici lo porta a prediligere la figura e l'archetipo dell'albero, quale simbolo della vita, del suo sviluppo, della sua espansione, del mondo e della stessa poesia.

Origine
Òr-ior ortus: nascita
orìginem oriente ur
l'origine ignota orìgo
orìgem òr-dium
origine-ellissi dove il
punto primo è sommerso
continuità-radici
seme albero cielo e ancora
radici la terra orìgem
òrtus
occidente l'o riente.

oppure in Or/r (la prima versione, quella di La Stanza non di Staras)

Or/r
Origini senza un punto di partenza
perdute nei fiumi voragine or/r
sorgere òrior orìgo è sempre
nella curva l'infinito del tempo
origine-fine dove gli
alberi sono radici
e gli atomi si aprono in altri
vortici òrtus occidente l'oriente
le rive origini vaganti.

La lirica più famosa in questo senso è senza dubbio L'albero poeta, suo manifesto.

L'albero poeta
Il poeta è un albero
- l'albero poeta -
gli dà struttura il tronco
e si allarga coi rami nell'aria
muovendosi - l'albero, il poeta -
ma ha le radici nella terra
più grandi della chioma.

Ed è qui la sua forza
in questa rispondenza
tra cielo e terra - l'albero - poeta.
Non ha modo
di badare alle apparenze

il tempo è un fluire di linfe
di vento di luci di notti, l'albero -
il poeta.

In questo testo ben chiara è la visione dinamica e vitalistica dell'esistenza: la vita, il mondo, le cose si trasformano e mutano nel perenne fluire del tempo; l'universo è molteplice, ricco di contrasti, sottoposto ad una continua metamorfosi, eppure in una dimensione metastorica e interiore, che è nello stesso tempo trascendente ed immanente, l'essenza permane pura e fissa. Una forza parmenidea sottende quella eraclitea. Essere e Divenire coesistono. L'albero è simbolo di tutto questo anche della lotta contro l'orrore di un'alienante urbanizzazione

Albero
Scompare l'occhio verde tra i
muri l'albero dell'antico parco
àrbos àrborem arb addossato
sul nuovo casamento il
cemento intorno àrbor ardh
comprime si allarga invade stringe
(l'albero) avvizzito legno secco
àrb urv: produrre urv-àra ter
ra fertile ardh-yà-ti l'albero (den
tro il cemento) della metropoli.

Infinite sono le vie e le forme dell'universo, le sue energie. Il poeta lo sa e contempla la Dynamis del mondo, le sue stupefacenti contraddizioni che s'armonizzano alla fine in una misteriosa coincidentia oppositorum (il "punto fermo"). Dice infatti con tono sapienziale, quasi biblico ed evangelico (cfr. le beatitudini):

Bhidh
Felice chi ha fede
nell'assoluto
anche se scosso da dubbi
bhèidh bhidh: fidarsi
la fiducia nel punto fermo
è dono
da non lasciar fuggire
bhidh
si resta
lucidi storditi
in tutto questo rumore dell'universo.

Ecco un vero "attimo" lirico tutto lucreziano, un'illuminazione mistica:

Anima
Questo poco di vento ànemos
ànê
anima durerà dunque
oltre il respiro ? Soffio
sostanza viva sangue
uno va si disfa tutto
il soffio aria terra acqua
brulichio di altri viventi
altro vento ànemos
nel giro delle sostanze.

Un testo come Vart ci dà in un colpo solo la visione armonica e circolare che il poeta ha dell'universo:

Vart

Ogni linea retta è l'asse di tutto l'universo
univèrsum vèrtere vart vartàti volgersi
ag-girarsi vart'ùkas la curva dello spazio
verso l'uno (tutto) vart'yti che volge alle
mutazioni.

Ogni linea curva è l'estremo di tutto l'universo
limite che chiude e apre altri orizzonti altre
curve uni-vèrtere vart il relativo del-
lo spazio-tempo.

Ogni punto è il centro di tutto l'universo
vòrtere vòrsus groviglio-struttura che con-
tinua ad aprirsi e gira e si moltiplica va
provvisorio univèrsus.

La poesia di Guido Ballo è dunque cosmologica, ha una vocazione filosofica e didascalica: le sue sillogi sono spesso rassegne di figure, situazioni, voci, argomenti descritti nello loro astratta neutralità, come voci di un dizionario o di una enciclopedia. Unisce, così, l'anima di Lucrezio a quella di Ovidio. Ma prima di somigliare a questi due maestri la natura della sua poesia è affine a quella dei poeti arcaici che cercano di conoscere il mondo dove agiscono ed operano e fanno della poesia il primo strumento di conoscenza per orientarsi in un ambiente ostile e cercano di fissare dei punti di riferimento nelle terre ignote dell'esistenza. Al fermento delle impressioni segue subito la calma epigrafica delle riflessione in modo da raggiungere, pur attraverso il "delirio lirico della materia" tanto auspicato da Filippo Tommaso Marinetti, un livello di lucidità gnomica che ricorda i presocratici o i lirici greci.
Non a caso ho citato il Futurismo (non dimentichiamo in questo senso tra l'altro il magistero di Vann'Antò): la poetica futurista ha una Weltanschauung vitalistica di matrice oltre che nietzschiana e bergsoniana anche eraclitea e porta in sé germi di rinnovamento utopistico della civiltà in un rapporto panico e romantico con le cose.
In Guido Ballo il sentimento romantico rinnovatore ed utopistico teso al miglioramento dell'umanità c'è, ma si ridimensiona in un atteggiamento di siciliano e solare realismo cui s'affianca una saggezza tipicamente lombarda.
Il suo stile compositivo può ricordare il paroliberismo e la scrittura automatica.
La frantumazione della parola, il frammentismo, il gusto per rapide, guizzanti e folgoranti impressioni, le spaziature marcate, il plurilinguismo, il dissolvimento della punteggiatura, la prismatica ottica cubista, tutte queste strategie espressive si rifanno certamente alla lezione delle avanguardie storiche di primo Novecento e alla fine rischiano di risultare un po' troppo ripetitive e manieristiche (da questo punto di vista più convincente è l'ultima raccolta Staras del 1989 proprio perché più sobria ed asciutta in modo da conseguire felici effetti di cristallina essenzialità).
Fortunatamente Guido Ballo personalizza molto il Futurismo originario, oltre che con la poetica dell'etimologia che abbiamo visto essere un ritorno quasi primitivistico ad una dimensione remota della parola, anche e soprattutto con quel brio ludico e quell'arguzia riconducibili alla sua indole siciliana come già in Vann'Antò.
Se canta la modernità non scade nella modernolatria tecnocratica e bellicistica, anzi in lui vivissima è la polemica verso gli eccessi e la brutalità desertificante ed inquinante del progresso e forte e sincera è la voce della sua nostalgia per la natura.

Inquinare
Inquinare impestàa insudiciare: kwèi-in
quinare
distruggere a poco a po-
co fiumi celesti laghi le campagne i
boschi città antiche nuove far mo-
rire i cieli anche le rocce cor-
rose da acidi e la gente che respira tos-
sici straniata dalla vita stor-
dita in questa corsa al limite ultimo.

La coscienza del poeta, come si può vedere, è sensibile al guasto generale causato dal progresso sconsiderato. Così Milano, sua città d'adozione è cantata in tutta la propria feroce e disumana modernità e con amara nostalgia nelle proprie memorie paesaggistiche storiche ed artistiche. Difatti Guido Ballo dimostra di preferire alla metropoli industriale del boom economico, quella più schiettamente lombarda del passato, specie medievale (cfr. la silloge Altre arie lombarde. del 1982).
Si veda qui come viene colto lo stress della vita cittadina moderna:

Stringere
Siamo tutti ormai all'angolo an-
che se il cielo a strisce è limpido tra le
case l'ansia repressa ansiòs ànxus
àh-us
: stretto ci fa compagnia nelle notti
nei giorni àngere: soffocare stringere
angolo in questa città Milàn do-
ve se non produci ànxius: affannoso
e appena contempli o divaghi senza sco-
po così sul mistero di tutte le co-
se del vivere-morire sei subito in colpa.

La parola in Guido Ballo acquista un vigore plastico, un pondus materiale, la poesia si fa scultura; scultura primitiva, arcaica, una sorta di idolo o amuleto grezzamente sbozzato dalla mano energica di uno sciamanico artiere.
Eppure la riflessione e l'intuizione sottese a questa scrittura asciutta e icastica sono frutto di una visione raffinata e acuta della realtà oltre che colta e altamente letteraria (riguardo all'uso dell'etimologia si potrebbe parlare di poesia eziologica, quindi di un tipo di poesia in un certo senso "alessandrina"). La poesia di Guido Ballo non solo ha la consistenza e l'energia d'un oggetto vero e proprio, ma celebra (descrive) "etimologicamente" alcuni oggetti caratteristici della nostra vita quotidiana: i binari, un muro, la chiave, la macchina, le tubature, i pali, il denaro, i vetri, le pillole, i gelati, la finestra, la scala, il chiodo, il letto, la parete, la porta, la lampada, il ponte. Canta questi oggetti con uno stile referenziale (anche se mosso e agitato dai voli pindarici del pensiero e dell'immaginazione con le proprie capricciose e inconsce libere associazioni) come immortala piante, fiori, stagioni, stati d'animo, sentimenti, emozioni, luoghi, concetti. Questo perché il poeta deve testimoniare ed illustrare la varietà/vastità del mondo e della vita come in una poetica enciclopedia, in una ricca serie di didascalie che mira alla totalità. Gli oggetti hanno una carica simbolica, non fredda, ma umana, coinvolgente, spesso drammatica, e assurgono a veri propri archetipi emanando un'aura numenica, un alone iperuranico senza perdere il fascino realistico della loro feriale concretezza e la loro visceralità psicologica. Ecco alcuni esempi:


Macchina
Macchinare macchinoso macchinismo
màchina mèchané machané
magh mah
: crescere aumentare
mah-àte màg-nam grandezza
magno mago mach: forza potenza
mèch-os leva artifico strumento.
mòg-os mòch-tos fatica sforzo (la
macchina) per alleviare le fatiche
agli uomini macchina-l'arti
fìcio in crescita sempre magh
méch-os
la metròpoli-macchina.
Tubature
Tubature: complesso dei tubi per
conduttura di fluidi o gas tùbum
tubo: elemento cilindrico o pri
smàtico cavo tuba=tromba
tùbulum tubolare sulle strà
de in fabbriche dentro la
terra nei grattacieli nelle case in
aria tùbulo tùbum risuonano (i tubi)
vegliano tùbulum intestini in
continuo fermento della città-madre.
Letto
Rivoltare il corpo sul letto lèktron gi-
rarsi rigirarsi quanto più gli anni vanno
lèchos giaciglio riposare un poco lèghein
forse non so questa inquietudine continua
lucida (solo di tanto in tanto ritrovo
il grembo-letto legh) è
altro amore-delirio alla vita contrasto
risonanza lèctus contro la certezza
che tutto per
ciascuno di noi (tutto) così scomparirà.

Anche la scrittura con i suoi aspetti e strumenti diventa subito protagonista della poesia di Guido Ballo acquistando una piena concretezza oggettuale:
Poesia
Poièsis poièo pomo pu: generare nutrire
Pomòna la dea origine dei frutti pòetry
Putrà
: figlio (pube) erba: pòia lo slancio del-
la vita (procreare) seme linfa radici umori
della terra: la poesia (pol) puledro
che vive libero pòtas uccello-volo-cielo vi-
talità di animale giovane.
Scrittura
La mia mano che scrive scrìbere
scrìptum grobù grompàs
: ca-
vità gràphein scavare scrivere
scolpire dunque scùlpere incidere
(eppure la penna scorre rapida)
scrittura-scavo dentro l'oscuro in noi.
Foglio
Il foglio ancora intatto sul tavolino
fogli uno sull'altro silenziosi bianco
fòlium fòlia un tempo foglia
di papiro attira più del foglio scritto
parole ancora nella mente ma in tante
direzioni phìllon il fatto
anche perfetto è rinunzia
parole-idee
in divenire foglio bian-
co del flusso-vita bhel fòlium.

Il mondo della scrittura è sentito come fortemente in contatto con quello della natura, specie con il mondo vegetale (radici, foglie, humus, frutti). L'attività dello scrittore ha una sua intrinseca vitalità, anche materiale: una stessa energia lo unisce alla terra e alla natura. Poesia è partecipare alla vita dell'universo. Scrivere è come scolpire, incidere o sondare le zone oscure, orfiche (inconsce) del nostro essere (nella poesia Lettura si parla di "fuoco interno"). A questo punto diverse sono le piste di letture e le tematiche della poesia di Ballo: la fedeltà non solo alle radici verbali (Radicario), ma pure etniche e culturali (la sicilianità di Sicilia controcanti o delle raccolte giovanili, molto intense e discorsive) che non esclude comunque una sintesi serena e convincente con il buon senso e la rettitudine dei Lombardi, la consapevolezza della morte e del dissolvimento, la polemica civile contro un iniquo progresso, la modernità, il culto della poesia, dell'arte e delle memorie storiche, le tensioni umane, la maternità (della terra e la città-madre, etimologicamente la metropolis), la natura ecc…
A questo punto il profilo che esce di Guido Ballo è quello d'un poeta sensibilissimo e originale, capace di sintetizzare e rielaborare gli spunti delle varie arti e soprattutto della vita in uno stile che trascende la mera attualità per una visione delle cose profondamente umana ed etica, senza dimenticarsi la nostra appartenenza ad una dimensione più grande quale è quella dell'universo intero. Riproporre nella descrizione della modernità, attraverso il gioco delle etimologie, l'arcaica cognizione del mondo con la sua remota e primordiale saggezza è certamente un'operazione oltre che singolare, molto corretta dal punto di vista della verità dell'uomo e soprattutto una mossa ironica per demistificare gli arroganti pregiudizi di un progresso sempre più faustiano e aberrante.
Le poesie riportate sono tratte dal ampio volume Il muro ha un suono. Poesie 1940-1990 (All'insegna del pesce d'oro, Vanni Scheiwiller, Milano 1994) che raccoglie le diverse raccolte di Guido Ballo (Gherba; Posta per gli amici; 7 Magnetico; Mâd; Alfabeto solare; Sicilia controcanti; Spartito lessicale; Altre arie lombarde; La Stanza; Staras).


Il Copyright © relativo ai testi e alle immagini appartiene ai relativi autori
Entire contents are under copyright ©. All rights reserved
settore libri | settore incontri "Il Salotto del Giovedì" | home page | e-mail