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Cuno Amiet
De Pont-Aven à Die Brücke

testi di:
Cäsar Menz
George Mauner
Therese-Bhattacharya-Stettler
Lukas Gloor
Geneviève Sandoz-Keller
Peter Thalmann
Silvia Volkart
Urs Zaugg
Toni Stooss
Claude Ritschard
Skira/Seuil
G inevra - Milano 2000
347 pp. 21x28 cm.
ill. b/n e col.
versione in francese
ISBN 88-8118-759-0

Il catalogo accompagna la mostra "Cuno Amiet: De Pont-Aven à Die Brücke" presentata prima al Kunstmuseum di Berna (3 dicembre 1999-27 febbraio 2000) e successivamente al Musée Rath di Ginevra (dal 31 agosto 2000 al 7 gennaio 2001). Il titolo sottolinea il particolare ruolo avuto da Amiet come filo conduttore tra due scuole pittoriche dei primi del Novecento, tra quella francese di Pont-Aven di Paul Gauguin, Vincent Van Gogh, Roderic O'Conor, Armand Séguin, Paul Sérusier, Enile Bernard, e quella tedesca del gruppo della "Brücke" di Emil Nolde, August Macke, Erich Heckel, Ernst Ludwig Kirchner. La mostra in particolare prende in esame trent'anni di attività di Amiet, dal 1892 fino all fine della prima guerra mondiale, che rappresentano gli anni più fecondi della sua ricerca e del suo impegno di diffusione in Svizzera delle teorie moderniste e di promozione dell'opera dei protagonisti delle avanguardie artistiche.
Nato a Soleure, in Svizzera, nel 1868, Cuno Amiet condividerà con Giovanni Giacometti, suo grande amico, gli anni di studio accademico prima a Monaco e poi a Parigi. Il legame con i Giacometti durerà un'intera vita, sarà padrino di Alberto e lo indirizzerà sulla strada della ricerca artistica. Insoddisfatto del suo percorso di formazione accademica, Amiet nel 1892 decide di fare un soggiorno di formazione a Pont-Aven, piccola cittadina bretone che Paul Gauguin era riuscito a trasformare in una sorta di "atelier en plein air" attirandovi tutta una generazione di artisti progressisti. Amiet vi giunge dopo la partenza di Gauguin per Tahiti, ma Pont-Aven non ha cessato certo di essere un punto di riferimento stimolante per gli artisti dell'epoca. Qui incontrerà Van Gogh, Paul Sérusier, Seurat, Emile Bernard, Roderic O'Conor cui si legherà d'amicizia condividendone la sperimentazione della sintesi dell'immagine, della vibrazione dei colori puri. Al suo rientro in Svizzera continuerà a portare avanti l'esperienza di Pont-Aven, esplorando nuovi ambiti per una pittura di rottura con la tradizione e realizzando opere connotate da un forte carattere personale, di sapore nuovo e rivoluzionario che attireranno su di lui l'interesse di collezionisti e mercanti.
Un altro passo importante nella carriera di Amiet sarà l'incontro con Ferdinand Hodler che avrà un ruolo determinante nella maturazione artistica di Amiet affascinato dal linguaggio lineare, preciso e rigoroso e pregno di simbolissmo di Hodler. Tra di loro si instaurerà un profondo rapporto tanto che Hodler inviterà Amiet a condividere il suo atelier di Ginevra cui l'artista preferirà la quiete della campagna di Oschwand dove si ritirerà a dipingere fino alla morte avvenuta nel 1961. La scelta di vita in campagna a Oschwand si rivelerà più adatta alla sua figurazione narrativa poiché Amiet considerava la natura come una risorsa d'ispirazione inesauribile, riuscendo ad instaurare con essa un rapporto privilegiato, di grande equilibrio. Era affascinato e sorpreso dai fenomeni naturali, anche se a volte lo sconvolgevano, ma riusciva sempre ad assoggettarne la rappresentazione, controllandola con un sapiente uso del colore che sarà elemento fondante e fondamentale delle sue composizioni. L'uso del colore assoggettato a segno grafico gli permetteranno di tradurre sulla tela nudi femminili, ritratti, autoritratti cui imporrà una semplificazione strutturale forte, valorizzata dai volumi di colore interpreti della forza interiore dell'artista.
I primi anni del novecento lo vedranno impegnato in tutte le più grandi esposizioni internazionali, da Vienna, Berlino, Monaco, Leipzig consacrandolo al successo internazionale. Sarà proprio durante una mostra a Dresda nel 1905 che si farà notare, per la vitalità delle sue opere e il suo impegno della difesa e diffusione delle tendenze progressiste in pittura, da Fritz Bleyl, Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluff, cioè dai fondatori del gruppo "Die Brü
cke" che lo inviteranno ad aderire al loro movimento. Amiet vi parteciperà fino allo scioglimento nel 1913, riuscendo però sempre a mantenere un certo distacco da una connotazione espressionista, nel senso letterare del termine, perché nella sua opera non ricercava l'espressione dei tormenti psicologici ma la quiete dell'accordo armonioso dei colori e delle forme più adatte ai suoi soggetti, così lontani dal mondo della rappresentazione della città e delle problematiche sociali. Amiet sarà l'unico artista a far parte del gruppo di Pont-Aven e del "Die Brücke" , l'unico che abbia saputo conciliare la corrente pittorica francese con quella tedesca, pur mantenendo una propria identità. E' non è un caso che il periodo proprio tra il 1892 e il 1922 risultasse essere il più proficuo e fruttuoso per Amiet, apportando nuova chiarezza nella sua opera rendendola indipendente da tendenze e manierismi , del tutto personale e originale. (R.M.)


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