Archivio
Attivo Arte Contemporanea
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Proposte e documenti per l'arte contemporanea in Italia
Dal 1965
Galleria d'Arte "Il Salotto"
Piazza Croggi 4 - via Crespi 15 - 22100 Como Italia tel.
031/303670
Sede estiva: piazza Vittorio Emanuele 8 - 22030 Caglio (Como)
Italia tel. 031/667321
Direttore Artistico: Dott. Michele Caldarelli
Codirettore e progettazione allestimenti: Arch. Mario Caldarelli
DEDICATA A GALILEO GALILEI
GALLERIA D'ARTE
IL SALOTTO - COMO
(8 - 27 gennaio 1984)
opere, interventi, documenti per un incontro interdisciplinare
con
Remo Bianco,
Gennaro Corbi, Sergio Dangelo, Pedro Fiori, Hsiao Chin, Keizo
Antonio Massari, Vanna Nicolotti, Achille Perilli, Giò Pomodoro,
Salvador Presta
Oscar Reutersvärd, Lino Saltini, Vincenzo Torcello, Angelo
Verga, Arturo Vermi.
Con il 1983 ricorreva il trecentocinquantesimo anniversario della abiura, pronunciata da Galileo innanzi al tribunale del Santo Uffizio, che lo aveva così obbligato a negare l'evidenza delle cose; giustamente egli scriveva, in una lettera indirizzata ad Elia Diodati (15 gennaio 1633), prima che si concludesse il processo: "Se la terra se move de facto, noi non possiamo mutar la natura e fare che ella non si muova". Entrati ormai, ora, nel 1984 dovremo fare i conti con la fatidica scadenza orwelliana che presagiva per questa data la sopraffazione delle libertà umane per mezzo della tecnica (ma non solo di questa). Personaggi e situazioni lontani nel tempo si trovano così, per una particolare congiuntura, a confrontarsi e ci resta inevitabile osservare come, relativamente al giudizio riguardante le possibili innovazioni tecnico-scientifiche, in entrambi i casi ci riportino alla mente l'ambigua figura del Dotto di Salamanca cosi come viene descritto dall'ipotetico Milos Temesvar (in Umberto Eco, Apocalittici ed integrati) nel suo Pathmos Sellers, nelle vesti di esperto del "dove andremo a finire". Nell'apocrifo pamphlet si "ragiona" sul come costui, avversario della tesi di Cristoforo Colombo, secondo la quale sarebbe stato possibile il "buscar el levante por el ponente", e forte della propria autorità nel campo dello scibile una volta dimostrata dall'evidenza dei fatti la veridicità della tesi contrastata, non trovò niente di meglio che giudicarne estremamente negative e temibili le conseguenze. Generalizzando l'analisi Milos osserva inoltre che "questo avviene per la filosofia come per la critica d'arte, per la morale come per l'economia e la religione" richiedendo all'intellettuale la capacità e l'umiltà sufficienti che gli permettano di aggiornarsi ed essere ricettivo nei confronti delle novità per evitare di trasformarsi appunto e per proprio unico tornaconto in un tecnico dell'Apocalisse, ossia di far commercio in paure infondate a favore dei cosiddetti sani valori di un tempo. Atteggiamento conservatore questo, ben vivo nell'età vittoriana, è stato particolarmente irriso nelle esemplari pagine dell'Erewhon di Samuel Butler (1872); in esso la pungente satira dello scrittore inglese si prende gioco del timore che preconizza la sopraffazione dell'uomo da parte di macchine pensanti e capaci di riproduzione. Il presunto visitatore di questo curioso mondo alla rovescia (Erewhon/Nowhere) viene a conoscenza di come ivi tutte le macchine, escluse le più semplici e quindi a ragion di logica giudicate meno pericolose, siano state distrutte a seguito di teorie espresse anche negli scritti di un filosofo locale: "Ciò che mi spaventa è la straordinaria rapidità con cui esse si stanno trasformando in qualcosa di ben diverso da quello che sono oggi. Nessuna specie animale o vegetale ha mai fatto, in passato, simili passi da gigante. Non dobbiamo dunque sorvegliare gelosamente il loro progresso, e avversarlo finché siamo ancora in tempo? E per far ciò non è forse necessario distruggere le macchine più progredite oggi in uso, anche se si ammette che di per sé esse non costituiscono un pericolo?". Cio che caratterizza le utopie negative (o antiutopie), seriose o satiriche che siano, sta nell'incapacita (o nella non volontà) dei personaggi o degli autori ad accettare l"'uomo" che per sua natura vive e crea nell'oggi i presupposti del proprio futuro necessario e irrinunciabile nei suoi sviluppi. Ma ogni "futuro" divenuto per noi "passato" ha per contro già ben dimostrato più di una volta, con un paradosso tautologico, che i sani valori stanno proprio nella continua ricerca di nuovi valori e innovazioni tecniche che non ultime hanno decisamente permesso all'uomo di migliorare le proprie condizioni di vita. Resta comunque l'ovvia necessità di un uso intelligente della scienza e della tecnica che vuole una gestione delle stesse caratterizzata da un'accresciuta coscienza sociale e una maggior preparazione culturale. Parlando di cultura non mi riferisco certo a quella conoscenza libresca, caratterizzata soprattutto da note di pedanteria e ottusità "umanistica" e che già per molto tempo aveva contrapposto in passato arti meccaniche ed arti liberali mentre ora divide spesso la sensibilità artistica dall'osservazione scientifica, bensì ad una conoscenza più intelligente dell'uomo e del mondo attraverso tutte le discipline. Galileo nel XVII secolo si pose per la prima volta come punto di riferimento per una piena convergenza di speculazione teorica e sperimentalismo pratico all'interno della ricerca scientifica; data la notorietà delle sue teorie e della sua figura di divulgatore laico, può tornare più facile, utilizzandolo come punto di riferimento, il tentare ora un agglutinamento di scienza e arte quale primo passo verso una sintesi più generalizzata del sapere. Scienza ed arte nei loro modi espressivi, caratterizzati da differenti linguaggi, sono spesso impedite nella reciproca comunicazione ma tuttavia collimanti nel momento dell'intuizione conoscitiva, parrebbe dunque ovvia la necessità di rieducare sentimento e volontà all'interno di una nuova consapevolezza che presuppone una cultura e una scienza (falso binomio) vicendevolmente meno cieche ed ignoranti. Con tali presupposti si è voluto, nella particolare occasione di una mostra di opere d'arte, creare l'opportunità di un dialogo a questo proposito suggerendo a diversi artisti di svolgere un tema insolito dedicandolo a Galileo. Questa iniziativa, prima di una serie che ha ottenuto già una soddisfacente risposta da parte degli artisti e del pubblico, presupponeva che l'interesse degli artisti si sarebbe incentrato sul cielo o più precisamente, data la ricorrenza, sull'apologia galileiana delle teorie copernicane contenuta nel Dialogo attorno ai due massimi sistemi, ma costoro, con inaspettato entusiasmo, hanno immediatamente debordato; la lettura da parte loro di testi su Galilei come pure gli stimolanti colloqui tenuti con personaggi più di loro esperti nelle discipline scientifiche, hanno spinto pittori e scultori ad occuparsi anche di altri temi contenuti negli studi galileiani. Alcuni degli artisti partecipanti, tre dei quali purtroppo scomparsi prematuramente: Roberto Crippa, Amilcare Rambelli e Gianni Secomandi, sono stati scelti poiché già lavoravano in attinenza col tema proposto; altri, poiché si riteneva che avrebbero potuto eseguire delle opere su tale argomento pur non deviando eccessivamente dalla loro abituale produzione. Si è così avviato un vero e proprio laboratorio al quale altri artisti saranno invitati nelle successive edizioni, contribuendo ad accrescere l'interesse del pubblico per una mostra sempre piu completa e significativa e dando cosi continuità, per nuova via, al "dialogo" galileiano.
Michele
Caldarelli
("Per una sintesi del
sapere" in D'Ars nr. 104/1984)
Ecco qui di
seguito alcuni link a siti di interesse scientifico-artistico ai
quali ne aggiungeremo altri anche su suggerimento di coloro che
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