William Xerra


L'intero ed il frammento

Tutta l'opera di William Xerra fin dagli anni Sessanta quando faceva parte degli artisti che si esprimevano attraverso la Poesia Visiva, è connotata da una pervicace e personale ricerca di un intercodice verbo-visivo, di quello spazio mediano cioè tra la parola scritta e un repertorio più propriamente iconico. Le parole possono essere scritte dallo stesso Xerra o, più spesso, appartengono a vecchie lettere, foglietti vergati con quella bella grafia d'antan, con l'inchiostro seppiato e un po' sbiadito. Si intuiscono notizie che assumono significati spaesanti perché avulse da un contesto noto o affettivo, per divenire ora, attraverso un azzeramento semantico, valore autosignificante ed acquisire una atonomia nuova come elemento effettivo di figurazione. Allo stesso modo funziona il frammento di pittura incollato sulla tela. Infatti i vecchi brandelli di pittura acquistano come le parole o le fotografie rotte, cancellate e ricomposte, una nuova referenzialità. Appartengono tutti ad un passato che li ha visti sotto altre vesti in una completezza di comunicazione; tuttavia nel momento in cui hanno cessato la loro funzione hanno anche smesso di esistere e sono stati impietosamente gettati via o, come nel caso dei reperti utilizzati da Xerra, sono finiti sui banchetti dei robivecchi. Sottratti alla loro compiutezza, all'intero cui appartenevano, sono diventati un frammento, una parte non più recuperabile alla funzione primigenia. La parte quindi assume ora per opera dell'artista che la ricontestualizza in ambito estetico, il significato di un nuovo codice verbo-visuale. Il frammento, che non ha avuto vita felice nemmeno quando faceva parte di un intero, non è piu uno scarto e tanto meno nostalgica evocazione di una totalità a cui apparteneva, ma diviene suggestione nuova, poesia, parte finalmente fondamentale di un altro intero che lo riqualifica. Brandelli di quella pelle antica sottratti dall'artista all'indifferenza congiungono ora un passato, quello dei maestri, delle scuole, delle opere mediocri, e l'anonimato delle lettere e delle foto sottratte al mondo degli affetti, ad un presente dell'effimero, del provvisorio, del consumato e del riciclato. La dispersione e la dimenticanza si ricompongono quindi nella nuova logica contenutistica e formale del frammento che capta, pur nella sua esiguità, la centralità dell'opera, ne diviene cioè attraverso una specie di processo riparativo, il significato stesso. Questa ricucitura era già presente nel lungo ciclo di opere denominate "Vive", mai del tutto abbandonato, almeno concettualmente. Anche là infatti il caso, la distrazione, come quando si correggono le bozze di stampa, erano alla base di un errore per cui era stata cancellata qualche parola funzionale al discorso per dargli un senso compiuto ed era necessario tornare a farla "vivere" Le opere di Xerra si pongono quindi come una specie di lungo periodo in cui ogni parola è un frammento dell'insieme, ma che pur vivendo di una certa autonomia referenziale, per sussistere e completare il senso ha bisogno di essere integrata in un territorio linguistico più vasto. Ecco che I'interinità complessiva data dai chiodi che sembrano provvisoriamente tendere la tela, dalla pittura nelle sue scansioni evidenziate da passaggi di tono dei pigmenti colorati, dalla disseminazione quasi casuale del frammento cartaceo o pittorico, è superata nel momento in cui tutti questi elementi insieme ritrovano un senso di compiutezza e di permanente.

Padova, ottobre 1998 Annamaria Sandonà

 

Nel primo lustro degli anni Sessanta la ricerca di William Xerra è rivolta alla esplorazione delle poetiche del segno e della materia con un'attenta considerazione per la storia della nostra cultura nei suoi intrecci con l'arte europea. La produzione dell'artista tra la fine degli anni Settanta è segnata da un interesse per il tema dello spazio ed in particolare nell'ambiente percorribile del "labirinto", momento di sintesi della indagine sul rapporto spazio-uomo. Xerra presenta la sua ricerca nel 1969 alla collettiva "Proposte per una manifestazione incontro" al Museo Civico di Bologna e nelle personali di Bologna alla galleria 2000 e a Milano alla galleria Diagramma. Nel 1967 Xerra incontra la poesia visiva, grazie alla frequentazione di poeti e intellettuali maturati nell'ambito del Gruppo '63, e collabora con artisti che operano nel campo delle forme comprese tra scrittura e pittura. Nel 1968 partecipa alla "Expo International de novissima poesia" allestita al Museo de Bellas Artes di Buenos Aires e, nello stesso periodo, collabora alla fondazione di "Ant. Ed." foglio bimestrale di poesia. Ininterrotta nel tempo è la realizzazione libri-oggetto. All'inizio degli anni '70 appartengono opere di particolare rilievo concettuale come le Buste riflettenti, le Lapidi e i tre Poemi Flipper, questi ultimi realizzati in collaborazione con Corrado Costa. Sempre all'inizio degli anni Settanta, tra happening, performance e video, avvia un sodalizio con Pierre Restany, teorico del Noveau Réalisme. E' del 1973 l'happening "Verifica del miracolo" realizzato a San Damiano Piacentino. L'operazione dà luogo a interventi successivi, come l'installazione presentata nell'ambito della mostra bolognose "La Metafisica del quotidiano" (1978). Nel 1972 il "Vive" fa la sua comparsa sulle stampe tipografiche ripetutamente sovraimpresse e quindi scartate. Nel 1975 la ricerca di Xerra si concentra sulle valenze testuali del segno pittorico: è questo l'anno in cui viene definitivamente integrato, nella sua opera, il logo tipografico del "Vive" che trapassa dalla pagina stampata all'icona, su immagini, parole, frammenti. "Xerra cancella sezioni della realtà, pone in rilievo figure secondarie, aspetti marginali, dunque vuole recuperare una sezione del mondo che è cancellata, che è rimossa" (A.C. Quintavalle, Vive, Geiger 1976). "Vive" rappresenta il leit-motiv dell'opera di Xerra tra il 1975 e il 1980 come testimoniano le numerose mostre di questi anni: le personali allo Studio Santandrea di Milano, la presenza al Mercato del Sale di Milano, l'intervento alla Galleria d'arte Moderna di Bologna in occasione della mostra "Ars Combinatoria". Nel 1978 partecipa, con una installazione e un video, alla mostra "Venerezia" allestita a Palazzo Grassi. Del 1979 è il Percorso rituale nei Sassi di Matera, un itinerario che Xerra compie tra le vie della vecchia Matera. Gli anni Ottanta si aprono con la settimana di performance a Pavia sull'uso e il concetto di "Vive". I primi anni Ottanta vedono anche un deciso ritorno alla pittura. Il Momento è storicamente racchiuso nel ciclo intitolato Malinconia. Nel 1985 l'editore Prearo pubblica una monografia a cura di Gillo Dorfles. A fine decennio Xerra è impegnato a Gedda, in Arabia, ad affrescare le stanze della dimora di un principe. L'affresco su committenza non rimane un caso isolato, tant'è che all'inizio deglia anni Novanta, Xerra traccia i suoi temi dedicati a Cecco d'Ascoli sui soffitti di una villa patrizia nelle campagne di Ascoli Piceno. Nel 1991 partecipa a "Metafora dell'oggetto" al Centro Domus di Milano. Nel 1993 Xerra è presente alla XLV Biennale di Venezia e alla Biennale di Chicago, al The Museum of Architecture and Design. Sempre nel 1993 Claudio Cerritelli presenta la collezione COMIT delle opere di Xerra (1970-1993). Nel 1996 il Comune di Padova gli dedica un'importante personale a cura di Enrico Gusella. Alla base delle opere di questi anni recenti è l'insieme dei riferimenti piu cari a Xerra: il frammento, la parola, il suono e il segno, l'architettura che sorregge lo spazio vuoto della superficie: "Xerra rende plausibile I'ipotesi che la pittura sia profondamente immortale, come i nostri occhi e come la nostra capacità di vedere" (A. Tagliaferri, dalla monografia edita da Mazzotta, Milano 1995). Nel 1997, per le edizioni Skira, A.C. Quintavalle presenta una particolare personale dell'artista alla Pinacoteca Farnesiana di Piacenza: Materiali per racconti possibili, Sebastiano Ricci i Farnese e altro.

Principali mostre personali e collettive dal 1990:

1990 Milanopoesia, Spazio Ansaldo, Milano. Galleria Mazzocchi, Parma (personale). 1991 Metafora dell'Oggetto II, Centro Domus, Milano. Beauty is difficult - Homage to Ezra Pound, Museo d'Arte Moderna, Bolzano. Steffanoni arte contemporanea, Milano (personale).

1992 Galleria Adelphi, Padova (personale). Collezione Banca Commerciale Italiana, Milano.

1992/93. The Artist and the book in Twentieth-century Italy, Museum of Modern Art, New York. 1993 XLV Biennale di Venezia. Biennale di Chicago. the Museum of Architecture and Design. Galerie La Hune Brenner, Parigi (personale). Arundel Book, Los Angeles (personale).

1994 Artivisive, Roma (personale). Osservatono Singolare Rocca Paolina, Perugia, Città di Pieve. Istituto Italiano di Cultura, Ankara (personale). Cinderella's revenge, Smith's Gallery, Londra. Nuova Scrittura, Spazio COMIT, Milano.

1995 Ailleurs, Galerie Lara Vincy, Parigi. II sogno del cavallo, Cassero Senese, Grosseto. Abitare il Tempo, Ente Fiere, Verona. Nel segno dell'angelo, Galleria Bianca Pilat, Milano - Chicago. Sordello da Goito poeta, Torre Civica, Goito.

1996 Bianca Pilat arte contemporanea, Milano (personale). Istituto Italiano di Cultura, Chicago (personale). Galleria Adelphi, Padova (personale). Artist Books, Galleria Martano, Torino. Frammenti nel tempo, Galleria Ex-Macello - Comune di Padova, Padova (personale).

1997 Pinacoteca di Palazzo Farnese, Piacenza (personale).

1998 "1897-1997: dal colpo di dadi alla poesia visuale" Palazzo della Ragione, Mantova. "La parola dipinta" Valmore studio, Vicenza. "In forma di libro': Angera - "Musica e no", Santa Maria della Scala, Siena. "Mito Ferrari': Comune di Maranello - Galleria Adelphi, Padova (personale).

1999 "Il libro d'artista in Italia", Galleria d'Arte Moderna, Torino. "Pubblicità: una vista dell'arte", Spazio Consolo, Milano.


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