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Terra, aria, acqua, fuoco
Tutto è in continua trasformazione e in natura, la cui idea corrisponde sostanzialmente all'esistenza nello spazio e nel tempo, la crescita può fare assumere numerose forme. Il divenire, cui tutto in natura è sottomesso, in virtù della libertà del suo processo rende costantemente possibile l'eccesso, la smoderatezza e, con la trasformazione della forma, a cui essa tende, origina anche spesso irreversibili mutazioni.
Maurizio Pio Rocchi è profondamente e fisicamente legato alla natura: una parte importante del suo tempo e della sua attività sono rivolte alla terra e a ciò che la terra stessa produce. Ha intuito le straordinarie pulsioni degli organismi vegetali. Ha subito il fascino delle loro forme nel crescere e nel divenire. Rocchi sente l'esigenza di sperimentare direttamente il movimento e i cambiamenti della natura tutta e di vivere in prima persona tutto ciò che gli possa fare percepire ogni ritmo come naturale scansione della trasformazione. Utilizza tutto ciò che lo può condurre ad emozioni e sensazioni che gli permettano di riconoscere e fermare quei momenti di trapasso e sospensione in cui tutto può accadere e in cui tutto si può modificare. E sembrano proprio esistere in natura momenti particolari nella crescita degli organismi vegetali e di quelli animali in cui le loro forme si somigliano. Effettivamente ci sono istanti impercettibili ad occhio nudo in cui il corso della natura passa da una sorta di rigidezza di rapporti fatti di linee rette e superfici piane ad una sorprendente combinazione di rette e curve. Sono processi dinamici in cui la forma non arriva interamente ad esprimersi: è la sospensione in cui tutto può succedere e giungere o ad un'armoniosa proporzione o ad una drammatica dispersione.
In natura l'accordo, la simmetria e l'armonia della forma passano dalle pure dimensioni dei cristalli, attraverso l'incontro e lo scontro di linee curve e rette nel regno vegetale, fino alle più svariate conformazioni nel regno animale, dove con mille combinazioni e fusioni la curva assume un ruolo dominante: una metamorfosi che richiede ancora nuove gradazioni di tono cromatico. Rocchi sembra aver osservato e compreso intimamente tutto questo a tal punto da riuscire a renderlo nelle sue "figure antropomorfiche". E' come se, grazie all'urgenza di esprimersi attraverso la pittura, fosse riuscito a far emergere impressioni profonde di quei particolari istanti di sospensione e di trapasso. Sono immagini amplificate e dilatate di pulsioni profonde e mutamenti impercettibili.
Rocchi vuole trovare un ritmo ed una unione al di là delle crepe e delle fratture insite nella vita stessa. Tenta e sperimenta così anche l'incontro tra musica ed immagine, movimento e materia, suono e colore. Ecco allora il tentativo di fusione e armonia nelle sue performances, dove il movimento ritmato di una ballerina traccia quei segni che daranno origine sulla tela ad altre possibili forme. Negli ultimi anni nuovi elementi emergono nella ricerca dell'artista, come il plexiglas e il neon. Il primo, sostanza sintetica, materia traslucida e provvista di uno spessore, sembra creare una sorta di filtro, una nuova epidermide che condensa il colore, modifica le forme e congela i contorni. L'utilizzo del neon permette inoltre di "portare la luce" dentro i singoli quadri rendendoli così autonomi dalle fonti esterne. Sempre di più si avverte il desiderio di un allontanamento dal mondo naturale per ricreare la propria visione della realtà su di un piano più sofisticato. La stessa autosufficienza di illuminazione sposta su altri livelli di percezione la fruizione del quadro. I tagli sul plexiglas vogliono sottolineare profondità e passaggi oltre l'immediato visibile e costruiscono fessure attraverso cui filtra lo spazio definito dai forti contorni e dalle campiture di colore. La superficie si frantuma in altre zone e percorsi. Ma per quanto ci si possa allontanare da una sensazione più viva e immediata della natura stessa, è proprio l'effetto del neon a riportarci improvvisamente all'idea della visione luminescente di un fulmine in natura.
Giuliana Stella, febbraio 1998
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