Archivio Attivo Arte Contemporanea
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I gioielli di Isabella Brancaccio

LIEVI SPIRALI DI SOGNI
NELLA GRAZIA PETROSA DEI SEGNI

UN SUONO MAGICO S'INNALZA LENTO
NELLA SPIRALE ARCANA DEL SENSO

SIMBOLI, SIGILLI, SOGNI

Ci sono varchi, fessure negli umani orizzonti che si aprono al Cielo e danno conforto all'anima, sono per il viandante ristoro. Qualcuno li vede, qualcuno li segna, qualcuno li segue. Tutti e ciascuno fedeli ad un proprio destino. Segnare è creare. Della stirpe di chi crea è Isabella Brancaccio e gioielli sono i suoi segnali.
Le sue mani impastano segni, distillano misteri, cercano vie d'azzurro, flessioni incantate dell'anima, inviti a sognare per celebrare il cuore, l'ultimo anfratto che resiste in un tempo secolare. Kahi, Serpente, Spirale, Tartaruga il suo catalogo esoterico. Vedremo poi, di quale limpida iniziazione.
Qualche goccia di luce, nel turbinio impaziente dei nostri giorni, possiamo attingere se solo seguiamo il suo cammino. Il tratto già compiuto. La sua storia ed in essa il senso del suo lavoro.
Isabella ha scelto, per dare forma ai suoi gioielli, la fermezza composta delle pietre dure, i toni caldi, plastici e dolci, del rame, resi lievi dalle note luminose d'argento e talvolta d'oro. Da una grazia che pare feriale, trae simboli forti, che non pongono domande da destino banale, di ricchezza o potere. I gioielli, dolcemente plasmati nella grazia che nobilita la materia più pura, fosse pure più povera, ora emanano note, forse orme di arcano. Sono accenti di senso, in attesa di un gesto gentile che li svolga sopra un grande spartito, nel silenzio incantato de! cosmo.
"Ho scelto il rame - dice Isabella - perché è morbido, caldo, avvolgente, adattabile. Soprattutto, rimane sempre se stesso. Le pietre dure perché nella infinita varietà del loro esistere conservano una propria unicità, una individualità. Sono fonte di energia inesauribile: c'erano, ci sono e sempre ci saranno. Esprimono lo stato nascente. L'argento mi piace perché come la luna è luminoso, ispira calma e concentrazione. Infine ho scelto, prediletto tra i simboli, il cuore. Dal cuore parte ogni energia, parla delle origini, narra i veri desideri di ognuno, racconta di te senza infingimenti, racconta sogni, i tuoi, i più veri, e svela, spezzando ogni maschera, la tua radice".
Ora il gesto creativo di Isabella, dieci anni di segni alle spalle, si è fatto più lieve. La pietra è compiutamente disciolta nell'ossimoro di una compostezza che sigilla grazia dura e dolente con una matura armonia della forma. Rosa e spina insieme, indissolubili, come in ogni sintassi di bellezza.
Isabella si inerpica con esperta consapevolezza lungo le volute della Spirale, forse il primo simbolo del suo rinnovato sentiero interiore.
"Spirale - dice Isabella - significa energia, e positiva. Essa fa in modo che le cose accadano, si compiano i sogni, avvengano i progetti, i pensieri conoscano una sintonia profonda. Lungo la via del cuore...".
Isabella sfida il paradigma venale e patinato di una sessualità mediatica e ostentata con l'assunzione del Serpente: "Ho creato gioielli adottando il simbolo della sensualità. Nessuna concessione all'esibizione del corpo. Piuttosto un invito ad ogni donna perché si accetti nella sua verità profonda, che è anima e corpo, senso, anche, ma non finzione di libertà".
E poi la tartaruga, mitezza e tenacia insieme, coriacea e lenta. Forse sintesi straniera ad un mondo che corre e insensato piange, e corre e piange, e corre senza spesso sapere verso dove: "Sì, la tartaruga per i miei gioielli - dice Isabella - un segno antico e portafortuna...e quella sua lentezza. La sua lentezza è la sua saggezza...".
Così il cerchio si chiude sull'originaria ispirazione di Isabella. In gran parte delle tradizioni, i gioielli rappresentano verità spirituali, sono il simbolo di ciò che parla d'altro. Sono cammeo incastonato dentro una sapienza rituale, schegge lucenti del Mito in cui nascono e albergano.
Il lavoro di Isabella Brancaccio restituisce alle intenzioni creative la materia e la forma, il valore simbolico che è loro proprio. Le pietre sono da sempre segnale e simbolo, evocative per eccellenza. Litofanie. Una parola che nell'oggi, abitato da frenesia e consumo, trova scarsa dimora. La pietra, stabilità e durata, ha cessato di parlare con voce propria all'uomo contemporaneo e, spesso, i manufatti di un tempo, invece che monumenti, paiono muti sarcofagi. Mentre, secondo molte religioni, le divinità si manifestavano in forma di pietra. Un campo di attenzione ai significati che è presente al lavoro dell'artista.
Isabella lo sa, e da sempre, dall'origine, percorre un sentiero altro, originale e originario rispetto a quello che conduce al sigillo lustro dello status symbol, un totem della contemporaneità.
Lei calca strade discrete e solitarie, abitate da un altro spirito della preziosità. I suoi gioielli vedono la luce nella fucina di un lavoro che è continua ricerca. Senza ovazioni da concerto, al dolce suono di una tradizione esoterica. Come l'ultima simbologia racchiusa nei suoi nuovi gioielli, Kahi, un suono indiano che ritma il tocco della magia. Una nota rituale, che ispira e si raccoglie nel lavoro di Isabella. Un suono arcano per mani si muovono nella luce del silenzio.
I monaci, e gli artigiani dell'arte in gran parte lo sono, pregano sommessamente, piegati sul grembo, genuflessi al silenzio e alla durata, in uno spirito creativo che non insegue il nome, ma genera il virgulto del senso. Le loro mani intrecciano spirali di energia, i loro gesti aprono comunioni silenti. Gli oggetti creati non vogliono folgorare con lo stupore di una insopportabile lucentezza: ci accompagnano, ci sostengono nei giorni feriali e nella festa. Umili, e dignitosi di una luce vera. Presagio e attesa di Bellezza. Racchiusa in loro, coppa di cuori e sosta delle mani. Un mantra di laborioso e lento senso nel frastuono insensato della velocità fatta religio. Un lieve canto.

Giordano Mariani, aprile 2001

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