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L'arte della ceramica

L'intenso, vitale, creativo cammino di Guido Vigna mette in evidenza il senso di un'esperienza intimamente legata alla ceramica, alla fusione tra materia e colore, alla capacità di realizzare un'opera altamente suggestiva.
Nel suo studio a S. Bernardo di Cervasca, nel cuneese, prendono forma e consistenza e valore espressivo composizioni che attestano la sua volontà di tradurre le interiori intuizioni in una direzione in cui sottolinea Vigna - "La ceramica ha pur sempre qualcosa di sacro. ..I popoli antichi ci inviano attraverso il tempo lettere di terracotta...". E in queste lettere si ravvisa, pagina dopo pagina, l'evoluzione della società, delle strutture architettoniche, del linguaggio dell'arte. Da questo straordinario diario Vigna ha colto l'essenza di un dialogo continuo con la realtà circostante, con gli oggetti quotidiani, con le tecniche mediante le quali trasforma la materia in frasi musicali, in linee fluenti e armoniose, in vivaci accostamenti cromatici. E il suo discorso è caratterizzato da una scrittura che da certe cadenze surreali è approdato a una contenuta gestualità, a un controllato astrattismo, mentre in alcune occasioni ha recuperato i momenti del dettato informale. In tale direzione, Vigna ha conferito una nitida linearità alle sue sculture, che si ergono nello spazio come totem o forme simboliche e spirituali ("Gran Mediterranea") o, ancora, in singolari sviluppi verticali ("Condominio 3"). Terracotta e ossidi, semigres e vetro, bronzo e raku, rappresentano i materiali e le tecniche impiegate da Vigna per conferire una personale identità al proprio lavoro che, in ogni caso, mantiene inalterato il fascino di un'invenzione, mai scontata, ma sicuramente frutto di una elaborazione resa possibile da una non comune manualità: "Gli strumenti del fare - sottolinea Vigna parlando della tecnica raku - sono pinze e ferri per maneggiare, carta, legni, trucioli, o erbe per dosare la velocità di raffreddamento e determinare colore e aspetto. Una vetrina azzurra diventa rosata se coperta da un mazzetto di ortiche. Con dei trucioli secchi di abete un verde vira in giallo, in bruno, in un rosso dai riflessi ramati".
In questi anni, l'artista ha ottenuto una serie di significativi risultati, di riscontri nell'ambito della sperimentazione, di riconoscimenti come il secondo premio al Concorso di Scultura Saccarello del 1997 o il primo premio al Simposio Europeo Arte e Natura del 1998, il workshop tenuto alla Stuido Clay di San Francisco in California e, presentata ad Artissima '99, a Torino, la mostra "Ovazione", accompagnata dal catalogo Electa.
La lirica composizione "Il mare dentro", in semigres, ossidi e vetro, il segno e il dato cromatico di "La danza del molteplice", raku, i piatti che sembrano riportare incise le lettere di un antico alfabeto, racchiudono alcuni degli aspetti dell'opera di Vigna e di quel suo essere autore attento alle correnti dell'arte contemporanea, alla strenua energia della materia e del fuoco. E dal fuoco nasce l'itinerario di Vigna, la sua visione dell'esistenza, la continua evoluzione di un dire sempre più segnato da una poetica che è insita in questo suo mondo dalle surreali cadenze, da certe soluzioni ludiche, da superfici che restituiscono l'incanto della luce atmosferica.
Vi è nella ceramica di Vigna la sua insinuante ironia, la spontaneità di un gesto che elabora una "Stele" e una "Nuvola" e uno "Strumento musicale", la freschezza di un'interpretazione del mare e di filiformi figure rese con il filo di metallo. In ogni caso, appare del tutto evidente che la poliedrica scansione dei suoi lavori attesta un percorso creativo che ha suscitato un determinante interesse in occasione delle presenze al Palazzo Comunale di Dogliani e al Circolo Culturale "Marcovaldo" a Caraglio, alla Galleria Portarose di Garessio e alla collettiva "Il Re di Pietra" alle sorgenti del Po.
Un percorso, quindi, che sottolinea l'impegno di Vigna, la forza di un linguaggio che, di volta in volta, muta e si trasforma e trova nuove soluzioni per stabilire un preciso rapporto con lo spazio. E nello spazio le sue ceramiche assumono una valenza filosofica, una sospensione psicologica, un'immediata relazione con l'osservatore che, al di là dei contenuti concettuali e ambientali, ravvisa l'indiscussa qualità di una ricerca sostenuta dalla consapevolezza che - ha detto in un'intervista l'artista - "nella scultura vera e propria ritrovo quella libertà che da sempre ricerco...". Una libertà che costituisce il risultato di un lavoro che, "nelle sue grandi crisi e nei suoi grandi entusiasmi e soddisfazioni, mi fa conoscere profondamente me stesso e mi mette costantemente in discussione...".
Manualità intuizioni e gioco, in una dimensione che esalta l'accensione del colore, scava la materia per trarne le interiori rispondenze, traccia segni antichi come antica è la terra e i suoi simboli.

Angelo Mistrangelo

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