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Ora e poi?
La più grande rivoluzione dell'arte contemporanea non è stata nel passaggio dalla figurazione all'astrazione, ma il fatto di giungere a mettere in crisi il concetto stesso che fare arte visiva volesse dire dipingere, ricoprire con pigmenti o con tracce grafiche una superficie; superficie, a sua volta, per lo più di formato rettangolare così da costituire quello che per eccellenza viene definito il "quadro"
Si è corsi rapidamente ai ripari introducendo la monocromia, le tinte livide e neutre dei materiali in modo che rimanesse ben netto il confine tra realtà ed illusione tipico dell'arte tradizionalmente intesa.
All'interno di questo panorama di sperimentazioni pittoriche (e non) si pone l'opera di Agostino Gentile. L'artista, non più esclusivamente visivo, diventa un tecnico della sollecitazione estetica, non è uno spontaneista dedito al primo impulso, ma, come gli artisti del passato, studia attentamente le modalità più efficaci di intervento acquisendo l'abilità tecnica per realizzarle.
Interessante è infatti la scelta e l'uso del cartone canettato di spessore diverso, ma facilmente manipolabile, acquistato in grandi quantità, quasi a voler sottrarre importanza al materiale solitamente inteso come parte integrante dell'Opera d'Arte, lasciando spazio, invece, agli effetti ottico-sensoriali.
Mosso certamente da una forte motivazione intellettuale, oltre che artistica, Gentile avverte all'interno della propria ricerca la necessità del movimento. Le infinite possibilità di effetti offerte dalla canettatura fanno si che il materiale e la luce che lo solca diventino le due componenti fondamentali dell'immagine. Un'azione di forze che si traduce in una sorta di "cinetismo" generando un processo all'interno dell'immagine immobile.
Ne risultano forme aperte, composte secondo uno schema quadrangolare che si offrono allo spettatore nella loro disarmante fisicità, mostrando "solo" le molteplici proprietà della materia.
Le sagome accostate talvolta presentano varchi e fessure che ne misurano lo spessore mettendole in dialogo col supporto
All'apparente casualità del "piegare e spiegare il foglio", come dice lo stesso Gentile, corrisponde sempre il progetto di un disegno preciso, anche se le geometrie sembrano rilassarsi ed allentarsi riempiendosi di neutri cromatismi.
Gli esiti di questa ricerca oscillano tra una piacevole sensazione ottica ed una percezione di un'intensità notevole riuscendo ad ottenere, attraverso trame strutturali, effetti di carattere sia psicologico che di "pura visibilità".
Nelle sue opere Gentile riesce a mantenere una relazione dialettica tra il caso e il progetto; senza negare la spontaneità, ma imponendole dei limiti e delle regole.
Starà allo spettatore "completare" e rielaborare l'opera ottenendo diverse composizioni ogni volta che assumerà una posizione diversa di fronte ad essa.
Conoscere le immagini che ci circondano vuol dire anche allargare le possibilità di contatti con la realtà. Gentile ci incoraggia a vedere la struttura delle cose, sia pure nella parte che sta alla superficie delle cose stesse, cioè la sensibilizzazione di una superficie, mediante segni che non ne alterino l'uniformità. Superfici uniformi non più anonime, ma bensì con una caratterizzazione materica, si possono animare sino ad arrivare alla apparizione di figure riconoscibili.
L'artista torinese, dunque, opera, crea, interviene all'interno delle proprie sperimentazioni ed esperienze figurative, ma lascia a colui che guarda l'opera l'ultima parola assieme alla libertà di comprendere appieno un percorso di lavoro e di studio.
Le operazioni di Gentile rimandano certamente alle esperienze del Concretismo e dell'Arte Programmata degli anni '30-'50, del resto i ritorni (e ne abbiamo avuto conferma dalle poetiche più recenti) non sono mai passive repliche; se così fosse, la gran parte dell'arte contemporanea sarebbe un continuo procedere a ritroso, mentre costituisce, quasi sempre, una sorta di evoluzione
La ricerca parte da un fatto tecnico, dalle possibilità del mezzo per esplorare i valori della comunicazione visiva, indipendentemente dal contenuto dell'informazione e senza tener conto di alcuna estetica passata o futura Agostino Gentile ce lo conferma.
Lorena Corradini
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