L'UNIVERSO INFINITO IN CINA
Fondamentale, per comprendere gli studi astronomici di un popolo, è
anche la conoscenza della sua visione del cosmo e dell'Universo.
E furono davvero molti le teorie cosmologiche degli astronomi cinesi.
Tra queste ne vanno segnalate alcune che elaborarono, in epoche lontane,
concetti già rivoluzionari.
Già, tre millenni prima della nascita di Cristo, compariva infatti
l'idea che il cielo fosse "infinitamente alto" e senza confini.
Questi pensatori dubitavano, in definitiva, che il cielo, la Terra, e
in generale l'universo, avessero effettivamente un limite. Il firmamento,
infatti, si trovava all'esterno di Sole e Luna, ed era per questo che
le orbite degli astri non cambiavano e si formavano le quattro stagioni.
La parte esterna del cielo aveva come limite il "grande vuoto",
nei cui confini non era possibile vedere né la luce del Sole né
quella della Luna, e non si potevano osservare gli astri che percorrevano
la volta celeste. Tutto si perdeva nel vuoto e il vuoto stesso era infinito.
Se l'universo non aveva frontiere era dunque illimitatamente ampio. Nel
cielo non si potevano distinguere né centro né estremi,
ed era quindi impossibile determinare le sue frontiere. Il firmamento
non aveva angoli né lati. L'est, l'ovest, il sud e il nord, tutte
le direzioni erano infinite. Essendo l'universo infinito, non si poteva
misurarne la lunghezza, anche perché era in costante e rapido cambiamento.
Il cielo e la Terra erano grandi, ma nell'intero spazio vuoto non erano
che un granello di riso, come se lo spazio vuoto fosse un regno e la Terra
un solo uomo. Se in un albero ci sono molti frutti, affermavano gli studiosi
cinesi, e in un regno molti uomini, probabilmente dietro il cielo e la
Terra si trovavano altri cieli e altre Terre.
Considerando che l'universo aveva avuto un inizio, prima di questo ve
ne doveva essere stato un altro che lo aveva preceduto: quindi, doveva
esserci stato un inizio, prima che l'universo stesse assumesse la forma
attuale.
GIORDANO BRUNO E L'UNIVERSO INFINITO
Tra i personaggi più celebri, nella storia della filosofia,
spicca sicuramente la figura di Giordano Bruno, il frate domenicano nato
a Nola nel 1548. Nel 1563 vestì l'abito e iniziò a studiare
i classici, ma anche i filosofi e gli studiosi moderni tra cui Nicolò
Copernico. Nella sua opera "De la causa, Principio e Uno", pubblicata
in Inghilterra nel 1583, esprime il proprio concetto di Universo con asserzioni
rivoluzionarie, su ciò che è definito e ciò che,
viceversa, è infinito. In particolare, teorizza la coincidenza
di tutte le cose con l'infinito, del centro con la periferia, della parte
con il tutto. Teorie capaci di sconvolgere tutta la metafisica scolastica,
ponendo le basi della "rivoluzione copernicana" dell'uomo moderno.
Più in dettaglio, non esisteva, secondo Bruno, l'ultima sfera del
mondo che racchiudeva dentro di sé il cosmo. Le stelle erano in
numero infinito e si disponevano nello spazio in tutte le direzioni. Esisteva
una pluralità di mondi simili al nostro. Attorno alle stelle orbitavano
altri sistemi planetari con mondi abitabili ed abitati. Esistevano, quindi,
altri esseri senzienti e razionali, magari anche più evoluti del
genere umano. Lo spazio interstellare era vuoto: esitevano quindi la materia
ed il vuoto. La teoria cosmologica di Bruno si ricollegava alla prospettiva
immanentistica dell'Universo. Un universo infinito reso possibile da un
dio infinito. Le sue teorie gli valsero l'accusa di eresia da parte della
Sacra Inquisizione. Fu arrestato e sottoposto a processo dall'Inquisizione
veneziana nel 1592. L'anno dopo venne accettata la richiesta dell'Inquisizione
romana. Il processo contro Bruno durò per sette anni. La condanna
arrivò nel 1599 e, il 21 dicembre di quell'anno, scadde il termine
dei 40 giorni prescritto per chi volesse pentirsi. Bruno però non
si pentì e così, il 17 febbraio dell'anno successivo, il
frate dominicano veniva arso sul rogo in piazza dei Fiori a Roma.
La sua adesione alle teorie di Copernico si può notare, in particolare,
nell'opera "La cena delle ceneri" pubblicata nel 1584 . Al centro
del nostro sistema planetario, anche secondo Bruno, si trovava il Sole,
circondato dai pianeti che gli orbitavano attorno.
ASTRONOMIA E MAGIA: L'UOMO-INFINITO
L'identificazione fra uomo e universo, quindi fra macrocosmo e microcosmo
affonda le proprie radici nel pensiero platonico. Nel Timeo il filosofo
greco indicò infatti uno stretto parallelismo fra il corpo umano
e l'universo. Lo scheletro era paragonato alla Terra, il sangue all'acqua,
l'apparato respiratorio all'aria e la testa al fuoco. La sfericità
del cranio, sede dell'intelletto e dell'anima, era sferico. E la sfera
era rappresentava per i platonici e gli aristotelici la forma perfetta.
Dopo il Medio Evo, l'analogia fra uomo e cosmo tornò in auge nel
periodo rinascimentale. L'universo fisico fu considerato un essere vivente,
una creatura animale che ne comprendeva al suo interno altri, quali i
corpi celesti. Su questi vivevano altre creature animali, tra cui l'uomo.
Il nostro pianeta era considerato una grande essere vivente: le piante
erano i suoi peli, le foreste i capelli, il legno le ossa, i fiumi sotterranei
il sangue, mentre le miniere e le caverne erano paragonate alle cavità
uterine da cui sbocciavano gemme e cristalli.
Da questo stretto rapporto fra microcosmo e macrocosmo nasceva la possibilità
di compiere azioni a distanza. Maghi e stregoni ritenevano che i fenomeni
magnetici confermassero questo principio. Da queste teorie prese piede
la medicina astrale. Il corpo umano era considerato, infatti, una grande
mappa cosmica, in cui ogni singolo organo corrispondesse ad un segno dello
Zodiaco.
Anche il nostro Sistema Solare fu spesso rappresentato come un grande
essere vivente. Sulla sua testa brillava il Sole, nella mano sinistra
la Luna, e in quella destra Giove. Venere, era posto sul torace, al posto
del cuore essendo il pianeta dell'amore, mentre sulla vita si trovava
Marte, il pianeta della guerra. Mercurio, il veloce messaggero degli dei,
stava sulle ginocchia, mentre sulle caviglie trovava posto Saturno, il
pianeta più distante dal Sole.
Luigi Viazzo
|