Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Labirinti
metafore della conoscenza
Biblioteca Comunale di Como
5 luglio - 26 agosto 2014

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Labirinti metafore della conoscenza
a cura di Michele Caldarelli e Chiara Milani
una riflessione intorno al labirinto come conoscenza
attraverso una scelta di libri antichi e rari della Biblioteca Comunale di Como


I libri esposti cercano di mostrare la gran parte delle declinazioni che il tema del labirinto suggerisce e invita ad esplorare: il labirinto come motivo letterario, come figura in movimento e figura grafica, declinato nel tema del viaggio esplorativo, metafora della vita e della conoscenza; nella ritualità, nei giardini di piacere come luoghi di svago intellettuale o amoroso nell'arzigogolo calligrafico, nell'ordinamento matematico e geometrico. Alcuni dei libri esposti sono enciclopedie. Il termine enciclopedia deriva dal greco e significa: il sapere in circolo. Il tema della circolarità del sapere, si declina nello spazio e nel tempo e permette di organizzare un testo composito, esaustivo, quale è l'enciclopedia. In un solo libro, l'enciclopedia, si può raggruppare il sapere di un'epoca. Grazie alla rete di rinvii e rimandi, l'enciclopedia può essere considerata quasi un ipertesto: è possibile passare da un punto all'altro e organizzare un personale percorso di sapere. Può essere letta in modo sistematico, dalla prima all'ultima pagina, ma può anche essere consultata passando da un argomento all'altro, per trovare risposte a curiosità e domande.


i libri... in ordine labirintico

Athanasius Kircher (1602 – 1680)
Iter extaticum coelesti   ... siderumque tam erratium ...
Roma, Mascardi, 1657

Athanasius Kircher è stato un grande affabulatore, un accattivante divulgatore, un umanista che è riuscito ad innestare il sogno su scienza e su tecnica. Questa sua opera, al confine tra scienza, astronomia, magia e occultismo, è stata una delle prime a trattare della pluralità dei mondi, seguendo le teorie cosmologiche di Tycho Brahe in opposizione a quelle aristoteliche e tolemaiche. Nel primo dialogo Kircher, con lo pseudonimo di Theodidactus e guidato da Hydriel, compie un viaggio quasi dantesco, scendendo fino al centro della Terra (anticipando di due secoli la fantasia di Jules Verne e George Sand) esaminando le caratteristiche geologiche, le forme di vita animali e vegetali, le acque e ogni possibile altro mistero sotterraneo, formulando con ciò una straordinaria prefigurazione del suo successivo "Mundus Subterraneus". Descrive poi, nel secondo dialogo, sotto la guida di Cosmiele, le caratteristiche e le meraviglie dei pianeti, delle stelle e della superficie terrestre.



Jules Verne
(1828 - 1905)
Voyage au centre de la terre
Paris, Hachette,1923

Alcuni titoli: Dalla terra alla luna - Viaggio intorno alla luna - Viaggio al centro della terra, quì esposto e, per curiosità, da confrontarsi col libro di George Sand - viaggio nel cristallo "Laura" edito nello stesso anno - 1864. Giulio Verne Per i suoi Viaggi straordinari scrisse 62 romanzi e 18 novelle...


Héctor Savinien Cyrano de Bergerac (1619 - 1655)
Historire comique des états et empires de la lune ...
Parigi, Delhay, 1858

L'autre monde ou Les ètats et empires de la lune (pubblicato postumo nel 1657) filosofo, romanziere, drammaturgo e soldato francese (ha ispirato l'opera teatrale di Rostand - 1897)... era affascinato anche dalla scienza tanto che scrisse un trattato di fisica L'altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna è il suo capolavoro cui fa seguito Gli stati e imperi del sole - Les ètats et empires du soleil, (pubblicato anch'esso postumo nel 1662). I suoi sono racconti fantastici, dai contenuti fra il realistico e il poetico, utili per la formulazione di ardite teorie sia filosofiche che scientiste: il movimento della terra, l'eternità e l'infinità dei mondi, la costituzione atomica dei corpi, i principi fisici dell'aerostato ecc. Riesce a compiere il volo sulla luna grazie ad una cintura di ampolle riempite con acqua di rugiada... chiaro riferimento sia al suo interesse e alle sue conoscenze in fisica che in alchimia, spunto di attenzione per il suo scritto da parte di famosi ermetisti quali Eugene Canseliet e Fulcanelli. La rugiada, evaporando, attratta dal sole, lo solleva sino a farlo giungere nella Nouvelle France (il Canada); di qui, utilizzando una specie di razzo arriva fino alla Luna. Sulla luna trova il Demone di Socrate che gli descrive e spiega questo strano mondo dove un solo colpo di archibugio fa cadere un intero stormo di allodole già arrostite, gli osti possono essere pagati con componimenti poetici e, grande trovata gnomonica, gli abitanti, provvisti di larga dentatura e lungo naso, per sapere l'ora aprono la bocca, espongono al sole il naso e leggono l'ombra sui denti come fossero il quadrante di una meridiana.


Cherubino Sandolino (sec. XVI)
Tahumalemma ... universalia e particularia ...
Venezia, Roberto Meietti, 1598

Questo libro è un saggio/manuale di gnomonica conosciuto da molti, all'epoca, e non da tutti apprezzato per la complessità poco chiara della struttura esplicativa. La meridiana, alle origini semplice gnomone costituito dal corpo della persona, è stato il primo e più longevo strumento di orientamento, sia spaziale che temporale, in grado di darci indicazioni di percorso e di durata nell'ambito dello scorrere di quello spazio/tempo per altri versi ancora non del tutto chiaro anche alla scienza moderna. La meridiana, potremmo asserire, è un provvisorio "Filo d'Arianna".


Lucianus (sec. II d.C.)
I dialoghi piacevoli e le vere narrationi, le facete epistule di Luciano filosopho ...
di greco tradotte per M. Nicolo da Lonigo ...

Venezia, Giovanni de Farri e fratelli Rivolterra, 1541

Icaromenippo, ovvero l'uomo sopra le nuvole, è un dialogo di Luciano di Samosata, che rende il filosofo cinico Menippo di Gadara protagonista di imprese straordinarie e incredibili: superando il mito di Dedalo e di Icaro, vola fin sulla luna raggiungendo in cielo gli dei. Luciano, con questo artificio narrativo, osserva la vita sulla terra da un punto di vista privilegiato e smaschera la vanità delle ambizioni umane grazie a una creazione letteraria intricata, labirintica, che mette in gioco una inestricabile serie di elementi della tradizione poetica e letteraria. Nella incisione riprodotta, Menippo è reduce da un'avventura fantastica, da un viaggio agli inferi...

La Biblioteca comunale di Como custodisce una decina di edizioni antiche delle opere di Luciano di Samosata: in greco e in traduzione latina e italiana; senza contare le edizioni recenti e i numerosi studi dedicati allo scrittore greco.
La presenza di più edizioni di un testo, stampate nel corso dei secoli, attesta l'importanza di un autore e della sua opera che, insuperata nel tempo, viene definita "classica". In vetrina, una scelta di edizioni antiche.


Francesco Colonna
Hypnerotomachia Poliphili
Venezia, Aldo Manuzio, 1499

Il libro, "amoroso combattimento onirico di Polifilo", è un romanzo allegorico tra i capolavori tipografici usciti dalla bottega di Aldo Manuzio con 196 xilografie di autore ignoto, ma da taluni attribuite ad Andrea Mantegna. Il testo, nel tempo ritenuto di diversi autori, secondo un acrostico formato dalle iniziali dei 38 capitoli (POLIAM FRATER FRANCISCVS COLVMNA PERAMAVIT) indicherebbe l'autore dell'opera in Francesco Colonna. Il racconto descrive il combattimento amoroso in sogno di Polifilo, in sostanza un viaggio iniziatico, labirintico a più livelli, sogno nel sogno,che ha per tema centrale la ricerca della donna amata che nelle sue valenze simboliche, osservate anche da Jung, ricorda l'intreccio di un altro famoso scritto: le Metamorfosi di Apuleio. Polifilo vaga in una sorta di paesaggio onirico, insonne perché la sua amata, Polia si è allontanata da lui. Trasportato in una foresta, si perde, incontra draghi, lupi e fanciulle e architetture descritte con dovizia di particolari. Lungo il percorso si addormenta di nuovo e poi si sveglia in un secondo sogno, sognato all'interno del primo... Infine, verso l'epilogo dell'avventura, naviga in un labirinto acquatico su un'imbarcazione pilotata da Cupido .La rappresentazione di questo percorso compare, aggiunta nell'edizione seicentesca del libro, prefigurando l'affresco (1510) di un labirinto d'acqua attorno al Monte Olimpo dipinto da Lorenzo Leombruno nel Palazzo Ducale di Mantova.


Francois Rabelais
Les oevres contenant cinq libres, de la vie,
faicts & dicts héroiques de Gargantua & son fils Pantagruel ...

Lione, Jean Martin, 1550

Gargantua e Pantagruel è una serie di cinque romanzi scritti da Francois Rabelais con lo pseudonimo di Alcofribas Nasier (anagramma del proprio nome). Scandito in cinque libri, è uno degli scritti più fantasiosi che si conoscano, intessuto in egual misura di cultura e trivialità. Si potrebbe considerare anche un esercizio alchemico di commistione di bassa corporeità e intellettualità superiore infarcita di divertita satira culturale e sociale. Un pastiche labirintico di rara abilità scenica scritto con un linguaggio semplice e vivace. Sottotitolato con Gli orribili e spaventosi fatti e prodezze del molto rinomato Pantagruel re dei Dipsodi, figlio del gran gigante Gargantua dal francese Les horribles et espoventables faictz et prouesses du très renommé Pantagruel Roy des Dipsodes, filz du Grand Géant Gargantua. Il gigante Pantagruel (il cui nome vuol dire "tutto al contrario") figlio del gigante Gargantua, riceve un'educazione di stampo moderno e già da piccolo mostra la sua smisurata forza superata solo dal suo appetito. Nel secondo libro Pantagruel dopo un'aggiuntiva educazione di stampo medievale grazie agli insegnamenti del saggio Ponocrate impara un nuovo metodo di studio che lo conduce a considerare i libri come maestri di vita. Nel terzo libro conosciuto il chierico spiantato Panurge, che non sa se prendere moglie o meno, decide di partire alla ricerca di qualcuno in grado di dargli un consiglio, così incontra e iterroga una Sibilla, un medico, un poeta, un astrologo, un teologo, un filosofo (mettendo alla berlina le loro capacità di previsione) e infine un giudice famoso per i suoi giudizi emessi tirando i dadi. Atto conclusivo del viaggio labirintico sta nel consiglio del pazzo Triboulet che lo convince a partire alla volta dell'Oracolo della Divina Bottiglia. Il viaggo si snoda fra per le terre più insolite dove si conoscono via via i popoli più assurdi come i litigiosi Legulei, i Papefigues, i Papimanes. Nelle vicinanze del circolo polare, curiosa invenzione spazio/temporale, odono, mentre si scongelano, le grida di una battaglia avvenuta anni prima che erano rimaste imprigionate nel ghiaccio. Dopo peregrinazioni infinite la storia racconta di un tempio, al cospetto dell'Oracolo della Divina Bottiglia, il cui responso è "Trinch!", che in inglese antico vuol dire "Bevi!".


Athanasius Kircher (1602 – 1680)
Ars Magna Sciendi
Amsterdam, Jansson, 1669

Questo libro è stato certamente redatto sotto l'influenza dell'arte combinatoria formalizzata, prima di lui, nell'"Ars Magna" (1305) dal mistico e alchimista spagnolo Ramon Llull (Raimondo Lullo - 1232-1316). Lullo aveva dedicato la propria vita a formulare un sistema mobile di lettere poste su ruote girevoli, un metodo che procedendo a ritroso nella storia, forse fu a lui ispirato dalla "zairja" usata dagli astrologi arabi. Gli studi combinatori hanno successivamente influenzato anche l'"Ars", di Gottfried Leibniz, padre della logica simbolica e... proseguendo, verso la modernità, la nascita della computer science. Athanasius Kircher si occupò di questioni di calcolo combinatorio anche descrivendo una macchina per calcolare nella "Specula Melitensis Encyclica" (1638), e un calcolatore geometrico nel "Pantometrum Kircherianum" (1669)... Kircher nel 1651 fondò il primo museo pubblico situato nel grande e "labirintico" edificio del Collegio Romano


Kircher, Athanasius (1602-1680)
Oedipus aegiptiacus 1652

Athanasius Kircher condusse uno dei primissimi studi sui geroglifici egiziani, stabilendo il legame corretto tra la lingua egizia antica e il copto, per il quale è stato considerato il fondatore dell'Egittologia I suoi studi sono stati fondamentali per quelli successivi di Champollion sulla decifrazione dei geroglifici. Kircher lesse l'aspetto simbolico dei geroglifici invece che quello semantico.


H. Cornelius Agrippa von Nettesheim (1486-1535)
Opera, quecumque hactenus vel in lucem ...
Lione, Godefroy e Marcellin Beringen, (senza data, ma pubblicato tra il 1545 e il 1553)

Agrippa, alchimista, astrologo, esoterista e filosofo, divenne medico personale di Luisa di Savoia nonché storiografo di Carlo V. La summa del suo pensiero è contenuta nella sua opera più importante, il De occulta philosophia, scritto dal 1510 al 1530. Il senso di "filosofia occulta" ossia la "magia", è quello omnicomprensivo di vera scienza, filosofia più elevata e perfetta, perfezione e compimento di tutte le scienze naturali. La conoscenza dell'Assoluto secondo Agrippa non può prescindere dalla osservazione della natura. "Coloro che vorranno dedicarsi allo studio della Magia, dovranno conoscere a fondo la Fisica, che rivela la proprietà delle cose e le loro virtù occulte; dovranno essere dotti in Matematica, per scrutare gli aspetti e le immagini degli astri, da cui traggono origine le proprietà e le virtù delle cose più elevate". Dedica anche una particolare attenzione alla natura dei linguaggi "magici" e in particolare alla Cabala Ebraica attraverso la quale ritiene possibile risalire alla completa conoscenza di tutte le cose, naturali e divine. Intrattenne anche un carteggio con l'abate Tritemio, padre della Steganografia (un sistema di scrittura che si proponeva di poter inviare messaggi tramite l'uso di "linguaggi magici" che assieme all'opera di Agrippa fu una delle fonti del De magia mathematica di Giordano Bruno. Fedele nel suo percorso cognitivo a quel "Filo d'Arianna" che salvò anche Teseo nel labirinto di Cnosso. Agrippa teneva in buon conto la capacità intellettiva femminile come si legge nel suo De nobilitate et praeecelentia foeminei sexus (Nobiltà e preminenza del sesso femminile - dedicato a Margherita d'Asburgo) nel quale addirittura afferma la superiorità della donna rispetto all'uomo... a partire dal significato del nome stesso di Eva (vita) certamente più nobile di quello di Adamo (terra)... osserva come la donna sia anche più eloquente e più giudiziosa tanto che "filosofi, matematici e dialettici, nelle loro divinazioni e precognizioni sono spesso inferiori alle donne di campagna e molte volte una semplice vecchietta ne sa più di un medico".


 Giovanni Tarcagnota (m. 1566)
Delle historie del mondo ... le quali ..
con tutta quella particolarità che bisogna,
contengono quanto dal principio del mondo fino ai tempi nostri è successo ...

Venezia, Michele Tramezzino, 1562

Delle Historie Del Mondo Di M. Giovanni Tarcagnota : Lequali contengono quanto dal prinicipio del Mondo è successo, sino all'anno 1513. cauate da più degni, & più graui Autori, che Habbino nella lingua Greca, ò nella Latina scritto Storia universale, labirinto di informazioni essa stessa, principale opera del Tarcagnota, già traduttore di Plutarco (completata da Mambrino Roseo e Dionigi Bartolommeo). Vi si trovano notizie su: Torre di Babele (pp. 9 sgg) Teseo e Arianna (pp.74 sgg.) e, fra mille altre cose: un labirinto di 6.000 stanze (pp. 225 sgg.) presso lo stagno di Mirio (lago di Meride citato anche da Plino?)  


Alessandro Citolini  (1500- 1582)
La tipocosmia
Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1561 

In questa opera, Citolini si proponeva di offrire a tutti lo strumento con cui poter ovviare alle carenze della "mai sicura memoria", conservando quel sapere che "con acerbissima fatica s'acquista". Uno strumento basato sull'uso di quelli che lui chiamava "apparecchi" del tutto simili ai "luoghi" mnemotecnici del suo maestro, Giulio Camillo, una sorta di schema teorico, che intendeva divulgare "per non tener più sepolto in me solo quel dono che per utilità di molti Dio per sua bontà m'ha conceduto". Il suo intento era quello di elaborare quegli appropriati accorgimenti che consentissero di superare la labilità della memoria, intesa come fondamento della sapienza. Nel suo vero e proprio centone enciclopedico indica ed enumera a dismisura "bastanti e propri ricetti di tutte le cose corporee e incorporee, visibili e invisibili, e finalmente di tutto quello che si può esprimere con lingua humana", utili in funzione di un ordine razionale gerarchizzante in cui organizzare e distribuire i contenuti della memoria per poi poterli agevolmente recuperare in tempi successivi. Brevità e semplificazione erano per il Citolini i due criteri fondamentali cui ispirarsi nell'impostare l'architettura di ogni suo modello mnemotecnico, poichè solo così questo poteva esplicare tutte le sue potenzialità costruttive senza diventare "un labirinto". Definisce in sostanza il "mondo" come il luogo di riferimento mnemonico per eccellenza e così si esprime: "questo grandissimo e generalissimo capo nelle sue parti differenti, le quali tutte l'una dall'altra, come la specie dal genere, si derivano e l'una l'altra si dimostrano", dividendo per prima cosa il "mondo" in intellegibile e materiale, fisico e metafisico. Prosegue indicando il materiale articolato in "celeste" ed "elementato", questo, di seguito, in elementi puri e misti, e via dicendo, per infinite divisioni e precisazioni, arrivando da ultimo alle diverse qualità di metalli, pietre, piante, animali e alle singole parti costituenti di ogni cosa. Dopo La Tipocosmia, scrisse la prima Grammatica Italiana della storia, propondovi un alfabeto di trenta lettere (di cui nove vocali).


Giulio Camillo (1470 – 1544)
L'opere di M. Giulio Camillo
Venezia, Alessandro Griffo, 1584 

Il Teatro della Memoria Giulio Camillo è forse il più famoso trattato di mnemotecnica conosciuto. Detto anche Teatro della Sapienza, è descritto come un edificio ligneo elevato secondo il modello vitruviano. Il sistema di rammemorazione vi consite nell'archiviare con un sistema di associazioni mentali, per tramite di immagini, tutto lo scibile umano. Si tratta di una prefigurazione delle moderne enciclopedie oltre che di uno strumento utile all'esercizio dell'oratoria, affine peraltro, nell'organizzazione e nell'intento, al del De umbris idearum di Giordano Bruno. In sintesi, la sua struttura è così descritta: dal palco si dipartono 7 gradini, ognuno dei quali contrassegnato da una diversa immagine/statua, ciascuno a sua volta suddiviso in sette parti, corrispondenti ai sette corpi celesti ivi raffigurati (Luna, Mercurio, Marte, Giove, Sole, Saturno, Venere). Ognuna delle quarantanove intersezioni risultanti è contrassegnata da un'altra immagine desunta dalla mitologia... Trasponendo l'universale nel particolare, in pratica, il Teatro era un edificio, rappresentante l'ordine della verità eterna e i diversi stadi della creazione, un'enciclopedia del sapere e insieme l'immagine del cosmo.


Juan Caramuel Lobkowitz (1606-1682)
Primus Calamus ob oculos ponens metametricam ....
multiformes labyrintos exornat

Roma, Fabio di Falco, 1663 

Questa opera raccoglie diversi scritti di Juan Caramuel, spirito enciclopedico e brillante autore a cui si attribuiscono circa duecentosessanta titoli nell'ambito delle materie più disparate: matematica, astronomia, logica, metafisica, architettura... Durante la sua permanenza in Italia, Caramuel insegnò seguendo un nuovo metodo che si divideva in cinque corsi uno dei era quello espresso nel "Primus calamus", a sua volta diviso in Grammatica, Rhytmica e Metametrica. La Metametrica rese necesario l'uso di molte lastre incise appositamente per via dei numerosi carattereri rari utilizzati. Nei labirinti che costituiscono la prima parte dell'opera questi si fondono con le immagini secondo un capriccioso sistema di analogie che riflette in pieno lo spirito barocco secondo una semiotica per iniziati. Composta da trentadue libri, ognuno dei quali intitolato con un diverso riferimento ad Apollo e costituito da paragrafi detti Muse, è un repertorio vasto e disordinato di figure metriche e di artifici poetici, da cui non sono esclusi acrostici, anagrammi, palindromi, rebus. La metafora del labirinto, ad un esame disincantato della materia secondo le indicazioni dello stesso Caramuel, evidenzia a chi si immerga nello studio di queste argomentazioni, l'idea che i retori imitano gli architetti, costruendo circonvoluzioni verbali, discorsi intricati. Delle composizioni senza senso dice: "Se non fosse oscuro ed esposto alle deviazioni, non sarebbe un labirinto; perciò hai bisogno di un filo, a meno che tu non ti sia proposto di andare errando per non tornare mai alla luce". Nella loro maggioranza, le tavole sono "macchine" combinatorie circolari di memoria lulliana che consentono di combinare parti isolate di frasi, oppure "labirinti" verbali in cui sono evidenziate alcune lettere di uno scritto. Le lettere sono disposte ordinatamente e simmetricamente in un riquadro e danno come risultante un messaggio leggibile in diverse direzioni. Un simile principio è operante in un enigma figurato pubblicato all'inizio del XX secolo da Sam Loyd, un inventore di giochi americano: ispirato dalle avventure di Alice, il quiz proponeva una vignetta in cui, mentre il famoso gatto dello Cheshire sparisce sul suo ramo, Alice si chiede: "Era un gatto quello che ho visto?". La frase è ripetuta in un rombo, partendo dai bordi, e il quiz richiede al lettore di calcolare quante volte si possa leggere. Anche qui è presente un trabocchetto, perché in inglese la frase è palindroma: Was it a cat I saw?


Lewis Carroll (1832 - 1898)
Alice nel paese delle meraviglie
Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1914 

Libro labirintico per eccellenza, a più livelli, per diversioni fisiche, narrative, fisico-matematiche, ludiche e non solo di questo scrittore vittoriano affascinato dalla carica di indeterminatezza dell'universo immaginario appartenente mondo infantile. Come matematico, con il suo vero nome: Charles Lutwidge Dodgson, scrisse alcuni di trattati di logica fra i quali, Euclide e i suoi rivali moderni (1879), Il gioco della logica (1887), Che cosa disse la tartaruga ad Achille (1894) e La logica simbolica, (1894). Nel 1891 creò un sistema di scrittura detto nyctografia che consentiva di scrivere al buio, usando un codice di segni su una griglia dotata di buchi. Inventò anche un gioco di carta e matita, il word ladder (la "scala delle parole")


Hermanno Torrentino (1450 – 1520 c.a.)
Elucidarius poeticus
Colonia, Godfierd Hittorp, 1523

Centone/dizionario (come dichiarato nel frontispizio) nel quale si contengono Istorie, Favole, Isole, Regioni, Città, Fiumi, Monti, ed altre cose necessarie a tutti gli studiosi di Poesia e belle Lettere... è un prezioso scrigno di chiarimenti e ispirazioni accumulate secondo un rigoroso ordine alfabetico. Il Cinquecento fu l'età della scoperta del mondo, in ogni accezione: e il mondo della conoscenza divenne così complesso da dover essere dominato perché il sapere si configura sempre più come un labirinto: una strada ne apre altre cento, mille percorsi dischiudono diecimila vie. Gli editori pubblicano migliaia di opere, centoni o dizionari, come l'opera esposta, scritta per indicare strade che orientino nei labirinti della conoscenza, e fornire chiarimenti e ispirazioni, secondo un rigoroso ordine alfabetico. E' un libro sicuramente utile, a tutt'oggi e come tutte le opere consimili, a dipanare dubbi ma anche a fornire spunti per accrescimenti e diversioni narrative.


Filippo Piccinelli (1604-1678)
Mondo simbolico formato d'imprese scelte ....
Milano, stamperia di Francesco Vigone, 1680 

Picinelli, filosofo e teologo, credeva che "la creazione divina del mondo" potesse essere letta come un libro simbolico. Questa convinzione lo ispirò nello scrivere la corposa enciclopedia degli emblemi composta da più di mille pagine illustrate e commentate. Gli emblemi costituiscono una rappresentazione iconografica, sintesi mnemonica di concetti, anche complessi, o semplici motti, a volte e purtroppo oscuri, se non si dispone dell'opportuna chiave di lettura.


Plinio Il Vecchio (23 - 79 d.C.)
Historia Naturalis
Venezia, Jenson, 1472

Lo storico latino Plinio Il Vecchio, nella Naturalis Historia menziona quattro labirinti: Cnosso a Creta, Lemno in Grecia, Meride in Egitto e di Porsenna in Italia. Nel passo qui trascritto, tratto da: libro XXXVI 19.91 - 93, Plinio riporta la notizia, tratta da Marco Terenzio Varrone, sull'esistenza del favoloso Mausoleo o Labirinto di Porsenna, situato sotto la città di Chiusi. "E ora conviene parlare del [labirinto] italico, che fece per sé Porsenna, re dell'Etruria, per sepolcro, e allo stesso tempo affinché fosse superata la vanità dei re stranieri anche dagli Italici. Ma poiché il favoloso supera ogni immaginazione, useremo le parole dello stesso M. Varrone per questa descrizione: Fu sepolto sotto la città di Chiusi, nel qual luogo lasciò un monumento quadrato in pietra squadrata, ciascun lato largo 300 piedi (circa 88,8 metri) e lato 50 (circa 14,8 metri). In questa base quadrata c'è all'interno un labirinto inestricabile, dove se qualcuno vi entrasse senza un gomitolo di lino, non potrebbe trovare l'uscita. Sopra questo quadrato si ergono 5 piramidi, 4 agli angoli. e una al centro, alla base larghe 75 piedi (circa 22,2 m), alte 150 piedi (circa 44,4 m), inclinate in modo tale che in cima a tutte è posto un disco bronzeo ed un unico petaso (cappello da viaggio a larghe falde), dal quale pendono campanelli sospesi a catene, che agitati dal vento portano i suoni lontano, come un tempo fatto a Dodona. Sopra questo disco si ergono altre 4 piramidi ciascuna alta 100 piedi (circa 29,6 m). Sopra queste su un'unica base 5 piramidi delle quali Varrone ebbe vergogna a riferire l'altezza. I racconti etruschi tramandano che fosse la stessa di tutta l'opera. Per tanto, insana demenza, aver cercato la gloria non portò giovamento alcuno, oltre ad aver spossato le forze del regno, affinché alla fine la lode maggiore fosse dell'artefice".


Omero
Homeri ... Odyssea
Lione, Jacopo Giunta, 1538 

Il periplo di Ulisse, una navigazione/destino di natura labirintica per eccellenza


Plutarco
(46/48 – 125/127 d.C.)

La prima parte delle vite ...
Venezia, Niccolò Zoppino, 1525 

La più nota fonte del mito di Teseo.


Dante Alighieri (1265 - 1321)
Dante con l'esposizione di Cristoforo Landino...
Venezia, Sessa, 1564
Edizione illustrata della Divina Commedia

E' possibile definire labirinti i cerchi dell'inferno, la montagna del Purgatorio, il Paradiso e le Sfere Celesti? Nella Divina Commedia vi è un cammino in una precisa direzione, che riflette la cultura dell'autore, e tuttavia la complessità dell'opera porta a perdersi, come in un labirinto, tra mille concetti, visioni, idee, suggestioni spirituali.


Lodovico Ariosto (1474 - 1533)
Orlando Furioso
Venezia, Valgrisi, 1580 

Carattere fondamentale dell'Orlando furioso è l'infinito intreccio delle vicende dei vari personaggi, elementi strutturali di numerosi fili narrativi (secondo tre vicende principali, epica, encomiastica e amorosa) abilmente intessuti nel racconto. La vicenda amorosa incentrata sulla bellissima Angelica, in fuga da numerosi spasimanti, tra i quali orlando stesso, sin dalle prime ottave preannuncia la pazzia dell'eroe. Nell'illustrazione Astolfo, venuto in possesso dell'ippogrifo, dopo aver vagato per varie regioni, disceso nell'Inferno, sale al paradiso Terrestre e poi sulla Luna dove recupera il senno perduto da Orlando.


Gabriele D'Annunzio (1863 - 1938)
Forse che sì forse che no
Milano, Treves, 1910

Ambientato in buona parte nelle sale del Palazzo Ducale di Mantova e contestualizzato nel mondo dell'aviazione che moveva, al tempo, i primi passi. Descrive lo sviluppo di passioni che legano e dividono cinque personaggi borghesi e che sono fatalmente destinate a lasciare una "scia" di dolore e morte. Nel Palazzo Ducale di Mantova si trova la sala che deve il proprio nome al soffitto ligneo dipinto e dorato (vedi copertina del libro) che riproduce i meandri di un labirinto. Nel suo interno si trova il motto "forse che sì, forse che no" che il marchese Francesco II trasse con ogni probabilità da una musica allora popolare, una frottola amorosa. La fascia perimetrale, secondo il volere del duca Vincenzo, contiene l'iscrizione che allude alla battaglia di Kanizsa ("sub arce Canisiae") in Ungheria; episodio di una vera e propria crociata dagli esiti incerti, bandita contro i turchi cui il Gonzaga prese parte.


Gabriele D'Annunzio (1863 - 1938)
Il fuoco
Milano, Treves, 1911

L'intreccio, talora ossessivo in D'Annunzio, tra vita e biografia personale raggiunge probabilmente il suo culmine ne Il fuoco. Il libro trova infatti le sue radici in alcuni eventi capitali della vita reale del Vate che nel 1894, a Venezia, incontra, dopo uno scambio epistolare iniziato un paio d'anni prima, la celebre interprete teatrale Eleonora Duse, con cui intreccia subito una relazione sentimentale. Il Fuoco è ambientato in parte a Villa Pisani, che D'annunzio visitò con l'attrice nel novembre 1897. Attualmente, per chi visita Villa Pisani, sede di uno dei più famosi labirinti vegetali, è indicato nella guida alla villa e al parco un itinerario, concepito leggendo le pagine del suo romanzo e che fa soffermare nei luoghi che più lo suggestionarono.

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