SEMIOTICAMENTE
di: Michele Caldarelli
Con
questa rassegna che prende lo spunto dai lavori di Marcello Diotallevi,
uno dei più noti mail-artisti Italiani si è voluto, con ampia modalità
documentativa e di commento, sottolineare ancora una volta la vocazione
a camera delle meraviglie (Wunderkammer) dello spazio espositivo in
funzione dalla primavera del 2014 nella parte centrale dell’ammezzato
del Museo di Villa Carlotta.
In mostra, con l’esposizione di libri, documenti, opere d’arte e reperti
naturali, si sono voluti mettere a colloquio i semi
quali elementi primari, principio di vita, fondamento
di tutto ciò che esiste in natura e, mutatis mutandis, alla base del
linguaggio, di ogni forma di comunicazione e, non da ultimo, dell’espressione
artistica.
Di Marcello Diotallevi è documentata, oltre
alla vasta produzione di libri d’artista, l’esperienza di mail-art
delle Lettere al mittente, destinate, quali semi affidati all’aleatorietà
del vento, a germogliare in terra incognita. Una storia di lettere illeggibili che hanno intrapreso
un tortuoso viaggio, testimoniato da disperanti ricerche postali e
che riflette, con un racconto immaginifico, la quotidianità dell’uomo
e della natura nell’esercizio della sopravvivenza.
Con attenzione alla ricerca
storica ma anche trasversalmente, con argomentazioni di curiosa attinenza
sono inoltre proposti al pubblico: dai carmi figurati ai semi nei giochi di carte, dalle
lingue inventate alla simbologia alchemica, dai temi mitologici in
botanica agli enigmi e giochi labirintici nella scrittura, dal mito
di Babele a quello di Internet.
L'intento è quello di immergere
il visitatore nell'atmosfera dello “studiolo” rinascimentale all'interno
del quale è possibile trovare l'inatteso, lo sconosciuto e il noto,
per provocare una sorta di “brain storming” in compagnia dell'autore
ospite, del suo pensiero, per tramite delle opere, dei documenti e
dei reperti.
La scrittura di Marcello Diotallevi,
caratterizzata da una sorta
di “egolalia” che ne amplifica la natura autoreferenziale, risulta
alla fine ben chiara nel timbro, nell'intonazione praticata entro
lo spettro visibile dei segni. Le sue “lettere al mittente” intendono
in effetti, scardinando in modo ludico i canoni della comunicazione
verbale e calligrafica, veicolare sonorità armoniche tracciate su
un pentagramma di totale invenzione. Figlio naturale, direi, della
Poesia Visiva, nell'aleatorietà del “Colpo di dadi” di Mallarmé, e
della scienza delle soluzioni immaginarie quale ci mostra la Patafisica
del dottor Faustroll nelle gesta dei personaggi di Jarry, Marcello
Diotallevi disattende con metodo certosino quei canoni della cultura
artistica che lo vorrebbero legato ad un ruolo che da sempre gli sta
stretto. Conscio del fatto che la “verità” assoluta sia inattingibile
quanto incomunicabile, getta simbolicamente le parole al vento, nella
fattispecie di fiabe/aquiloni, idealmente e imprevedibilmente sospinte
dai mutamenti climatici, oppure inoltra queste “lettere al mittente”
in balìa delle bizzarrie postali, occultando strategicamente l'indirizzo
di destinazione. I suoi sono gesti “oracolari” volti a provocare una
risposta dell'assoluto, parole e pensieri volteggianti secondo una
logica oscura come le foglie nell'antro della sibilla, in attesa di
un vaticinio. Ogni lettera è latrice di un “codice sorgente” intellettuale,
di un genoma che la rende simile ad un seme in attesa di un terreno
fertile che ne accolga la germinazione. Desideroso di investigare
“per via Postale” le infinite pieghe del destino si inventa le “lettere
autografiche” inserendo nelle buste della carta carbone che, durante
il fortunoso viaggio delle lettere, ne registra la vulnerabilità fisica
nella fattispecie di disordinati segni sovrapposti all'infinito. Ci
mostra, contestualmente quanto simbolicamente un generarsi e auto
modificarsi fisico del corpo lettera, sostanza del messaggio, in modo
del tutto simile a quanto avviene in natura nell'evoluzione delle
specie.
Ci sottolinea inoltre, simbolicamente
e con conseguente ovvietà, il modificarsi della lingua nel tempo,
le interferenze linguistiche e l'intrecciarsi contaminante delle informazioni
attraverso i media e Internet per eccellenza, memoria virtuale quanto
attualizzata del mito di Babele.
Mescolare i “semi”, come innestando
specie arboree, diventa infine per Marcello Diotallevi gioco assoluto
nello sforzo estremo di sfidare consumati cartomanti e accaniti giocatori
di poker, proponendo “Intersemi” un mazzo di carte ingiocabili, amplificazione
estrema della aleatorietà predittiva e della possibilità combinatoria.
Il senso labirintico, come metafora della conoscenza, che Borges ha
estensivamente introdotto nella letteratura moderna, lo ritroviamo
in tutta la sua potenza nell'aleatorietà e circolarità del lavoro
di Diotallevi... con in più una forte dose di ironia che apre la strada
ad un volo persistente che esorcizzi il fallimento di Icaro.