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DAVIDE DE PAOLI
di Ugo Zanobio

Davide De Paoli pittore'? De Paoli scultore'? De Paoli sostanzialmente un grafico? De Paoli. forse un designer . Questi interrogativi. che sicuramente verranno interpretati in modo anche provocatorio, sono invece logici e reali: devono e vogliono indurre a pensare l'osservatore più semplice. come l'intenditore più attento e penetrante, su come si possa fare arte. essere artisti in modo molteplice e vario. ma anche in modo concreto. completo, circolare direi. filosoficamente intendendo il termine "circolare". Ma per il lettore è necessaria qualche "spiegazione" perché non sembri si voglia nascondere dietro un discorso non esplicito, confusione o inintellegibilità. De Paoli, che lavora ormai dagli anni '60, è innanzitutto uno studioso della "superficie" che può diventare "volume", che si sviluppa in forme tridimensionali. E uno studioso dei cosiddetti "metalli poveri", il rame, il titanio, tutti i metalli quindi, escludendo l'oro e l'argento che tuttavia egli tratta e sa trattare con pari perizia di cesellatore artistico, come di ideatore. De Paoli è uno studioso di geometria che, direi, è alla base di tutta la sua opera che una volta realizzata è semplice. appare ovvia, certo per la persona superficiale che ammette solo la fantasia, l'estro, l'ispirazione base dell'opera d'arte e non lo studio e l'analisi, il progetto e la verifica dell'opera stessa. Ci si può anche chiedere quale finalità abbiano le diverse "forme" create che partono da forme molto semplici. quale può essere un quadrato. piuttosto che un rettangolo o un cerchio. per poi svilupparsi e diventare complicazioni e implicazioni a intellettuali, non intellettualistiche. La risposta più razionale mi sembra e possa condensarsi così: far riflettere. Le "forme" di De Paoli, gli oggetti di piccole dimensioni come quelli grandi inseriti nell'ambiente naturale, gli amuleti, i pezzi di gioielleria riproducono il continuo pensare della mente di De Paoli, che indaga senza sosta e segna nella materia le tappe del suo stesso pensiero che comunque non si ferma mai, che continua. De Paoli poi "modella" il metallo, lo riduce a forma geometrica per sfruttare al meglio altre"forme" trovate nella natura; e allora può nascere l'oggetto prezioso in cui è abbinato rame piuttosto che titanio o altro metallo al pezzo di tartaruga. A me sembra che in De Paoli ci sia quasi "ansia" di trovare l'archè (arxh) l'origine, l'inizio del cosmo, dell'"ordine" cioè e questo lo porta a impensierirsi intellettualmente e spiritualmente, ma, intendiamoci, in senso molto positivo, senza tristezza, senza pessimismo, senza dolore come credo dimostrino le superfici che da piane diventano spirali profonde fino a rendersi un punto che tendono all'infinito, qualunque esso sia quale sia questo punto infinito non è mio compito indagare. Gli oggetti e le opere di De Paoli se non sempre sono di facile e immediata comprensione, sono molto più difficili da "rendere" in fotografia perché non si riescono a mettere in evidenza i volumi, i particolari ed è per questo che invito i lettori a voler visitare a Milano il laboratorio e la scuola di Davide De Paoli, onde poter rendersi conto della "spiritualità" che c'è nell'opera di questo artista che personalmente ammiro in quanto in esso ho scoperto onestà di intenti, ricerca continua e volontà di comprendere.

Ugo Zanobio

pubblicato su Partecipazione - marzo 1992

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