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DAVIDE DE PAOLI
Dove ti porta la Materia

Di Alessandra Quattordio (*)

Da una superficie piana possono scaturire le più sorprendenti costruzioni spaziali: ne sono prova le creazioni dello scultore milanese Davide De Paoli (nato nel 1936), appassionato sperimentatore del metallo e di tutte le sue potenzialità espressive. Apprendista presso lo studio dello scultore Remo Pasetto, nel 1961 mosse i primi passi nel campo della modellazione plastica, mostrando fin dagli esordi un vivace interesse per il gioiello. La casualità sembrava dettarne le modalità compositive: lo scultore, suggestionato dall'influsso dell'informale, improvvisava assemblando lastre e fili. Dalle sue mani prendevano vita ornamenti pervasi del fascino del primitivo, piccoli totem africani. Poi, con gli anni settanta, il suo lavoro si fece "progettato", subentrò la fase costruttivista che privilegiava un'interpretazione geometrica delle forme, prevalentemente "modulare", ma poneva anche l'accento sul momento esecutivo, quello in cui l'artista affronta la materia e ne trae le espressioni a lui più congeniali. Tipico dell'approccio materico di De Paoli fu la scelta del non finito: amava infatti trascurare le rifiniture, mostrava le tracce delle saldature, rendeva le superfici scabre. Alla lucentezza preferiva l'opacità, di ogni metallo evidenziava le caratteristiche intrinseche, trascurando la ricerca della preziosità e della perfezione, come chi, trasgredendo le regole codificate, voglia metterne in discussione rigidezza e infallibilità, ma sapeva ricavare dalla lastra di metallo magiche composizioni tridimensionali con lo stesso virtuosismo tecnico che saprebbe dimostrare un raffinato creatore di origami con un foglio di carta. Poi, con gli anni ottanta, venne l'interesse per le forme naturali e vegetali che portò l'artista ad una ricerca morfologica del gioiello, approdando a soluzioni espressive in cui la geometria si coniugava con il naturalismo organico, secondo i principi di libera associazione formale. Rapportandosi sempre a un'idea di portabilità e di funzionalità dell'ornamento De Paoli studiava per ogni sua creazione il concetto di variante applicato ad alcune costanti compositive, facendone partecipi i numerosi allievi che frequentavano e continuano ancor oggi a frequentare il suo studio-laboratorio orafo denominato "Primaterià". Attualmente ancora più ampia che in passato è la varietà dei materiali adottati dall'artista, spesso abbinati insieme per contrasto o per consonanza: tutti i metalli, nobili e poveri, dall'oro al titanio, inoltre il corno, la tartaruga, il legno, il plexiglas. Applicati l'uno sull'altro "a strati" o articolati fra loro grazie a ricercati accorgimenti, tecnici "a snodo", rivelano l'attenzione dell'artefice costantemente rivolta alle loro innumerevoli qualità materiche e plastiche.

(*) pubblicato nel 1996 su Arte In

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