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DAVIDE DE PAOLI Sculture, 1973-1999
Di Alessandra Quattordio
Non c'è intento ornamentale né tantomeno
magniloquenza nell'opera scultorea di Davide De Paoli. Anzi si legge
nelle sue sculture la volontà di spogliare le forme delle loro
lusinghe seduttive. Vi si avverte la caparbia determinazione di andare
alle origini delle cose, di scoprirne le ragioni intime, di dissacrarne
la vacua apparenza per giungere, grazie a sperimentazioni giocate sull'elementarietà
dell'operazione creativa, alla loro essenza, alla loro spoglia verità.
E in questa ricerca di verità, perseguita spesso per via di "levare"
, cioè di semplificare al massimo i processi costruttivi per
esempio abolendo nella maggior parte dei casi le saldature e ricorrendo
soprattutto al sistema dell'incastro, dell'imperniatura e della piegatura
di superfici piane - si esplica l'intento quasi trasgressivo dell'artista
schivo e solitario che preferisce suggerire sommessamente piuttosto
che proclamare con enfasi le sue originali conquiste tecniche. Versato
soprattutto nella lavorazione dei metalli poveri, di cui conosce tutti
i segreti, De Paoli predilige il ferro, materiale dotato di grandi qualità
plastiche, di una straordinaria versatilità cromatica, grazie
alle patine che può assumere, e di una naturalezza intrinseca.
La mimesi naturalistica rappresenta uno dei fini che lo scultore implicitamente
persegue, in contrasto con "l'esprit de geometrie" che nella sua opera
costituisce nel contempo fonte d'ispirazione compositiva e chiave del
processo operativo. Dall"'astratto" al" concreto", dal "quadrato" della
lamiera tagliata e forgiata secondo le leggi di un'apparente casualità,
ad un "volo di ali spiegate", lanciando una sfida sottile a principi
già collaudati di equilibrio e stabilità, con esiti, frutto
di procedimenti automatici inconsci, che talvolta presentano accenti
primitivisti, con effetto totemico. Come testimoniano le opere datate
agli ultimi anni Novanta, dai primi anni Settanta fino ad oggi - e la
scultura "Sfera" del '73, esposta in mostra, ne risulta conferma - è
riconoscibile nell'opera dello scultore milanese una linea di ricerca
espressiva coerente ricca di sviluppi. Se in molte delle sue creazioni
è l'evoluzione della superficie piana nello spazio a conferire
carattere e plasticità, in alcune prove, databili a partire dalla
seconda metà degli anni Ottanta, si accentua un altro tema dominante
nell'attività sperimentale di De Paoli, quello della proiezione
prospettica delle ombre attraverso le quali vengono a costruirsi immagini
di accentuato sapore naturalistico: una silhouette zoomorfa, un'apparizione
arborea, variamente interpretabili a seconda del gioco delle luci e
delle ombre. Concludono, infine, quest'ultimo decennio i "Progetti",
sorta di aerei teatrini composti da objects trouvés e da parti
simbolicamente estrapolate dal repertorio di forme e leit-motiv tipici
dell' artista. Si rintraccia qui l'influsso dei maestri di cui De Paoli
da sempre guarda con maggior considerazione: Fausto Melotti e Alexander
Calder. Leggerezza e scabrosità cementano insieme gli elementi
compositivi, in questo caso ancorati da tiranti e punti di saldatura,
accostati fra loro: qui la spirale, là una piccola scultura a
incastro, là ancora lo sviluppo di una superficie piana con effetto
sferico. Oggi la ricerca di De Paoli segue varie direzioni: "Bisogna
trovare nuove vie, continuare ad applicare la semplicità per
ottenere forme complesse", afferma egli stesso, "...non si può
tornare sempre sulle stesse tematiche, bisogna avanzare senza tradire
la coerenza della propria poetica" .E, ancora una volta, lo scultore,
lavorando su dimensioni di scala ridotta, applica le sue teorie facendo
scaturire da forme segnate dall'impronta dell"'antigrazioso" armonia
e musicalità, da metalli poveri e oggetti di riciclo un'intima
preziosità, dall'essenzialità una complessità di
rimandi e significati che fanno di lui, insieme, un matematico euclideo
e uno sciamano.
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