Archivio Attivo Arte
Contemporanea
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Galleria
d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como - archivio storico
documentativo
CHIACCHIERE
LUNATICHE
RICORDI - RIFLESSIONI - PROGETTI - RACCONTI - DOCUMENTI
SPIRALE 82 articolo pubblicato sul numero del mese di marzo 1985 di di MICHELE CALDARELLI L’osservazione
del moto degli astri e principalmente del Sole ha formato sicuramente
fin dai primordi la coscienza spazio-temporale dell’uomo, che ha
usato come primo gnomone (l’asta la cui ombra indica l’ora negli
orologi solari) il suo corpo stesso il quale, nelle varie ore della
giornata, eretto e perpendicolare rispetto al terreno, proiettava
un’ombra di lunghezza variabile. Ma l’uomo contemporaneo,
inurbato e tecnologico, ha ormai sopito questa salutare sensibilità,
avendo sostituito al lento trasferimento a piedi e all’osservazione
del moto del sole, o delle fasi lunari, l’uso di sempre più veloci
mezzi di trasporto e di apparecchi cronografici di alta precisione. L’opera vuole essere un sistema plastico aperto, di uso pubblico, composto essenzialmente di due parti in stretta connessione tra di loro, ma ben distinte, anche nel diverso uso dei materiali: una verticale in bronzo e una orizzontale in pietra di Trani. La parte centrale è costituita da tre elementi verticali e dal bacino circolare entro il quale essi poggiano: il diametro della base (6,2 m) è la sezione aurea dell’altezza (10 m). Per inciso, la sezione aurea di un segmento a-x — nel nostro caso i 10 m di altezza — è quel segmento x — nel nostro caso il diametro della base di 6,2 m — che sia medio proporzionale tra a e (a-x), per il quale cioè valga la proporzione a:x= x:(a-x). Nel
bacino, parzialmente invaso dall’acqua, è inscritto un triangolo
equilatero sul quale, come Pomodoro chiaramente indica, « . . . il
sistema composto della struttura verticale in bronzo è stato
progettato seguendo una partizione gnomnica». Tre
triangoli equilateri, opportunamente sezionati e ruotanti attorno a
un centro virtuale (corrispondente a quello del bacino), individuano
la generatrice del movimento delle stele che salgono in torsione
lungo una spirale in direzione dello zenit celeste. Ogni stele è
composta da due o più rocchi (termine che designa i singoli blocchi
di pietra costituenti una colonna). La torsione progressiva e
l’altezza di ogni singolo rocchio sono determinate da aperture
angolari orizzontali o verticali scandite ogni 15°. Partendo
dall’imposta di base, procedendo da 0° fino a 90°, le stele
risultano cosi sezionate in altezza (in due, quattro e sei parti
rispettivamente la più tozza, la media e la più esile) da moduli
proporzionalmente decrescenti, misuranti da 250 a 35 centimetri; in senso
orizzontale, invece, le scansioni angolari determinano un processo di
sottrazione volumetrica che comporta un graduale sfinamento delle
strutture, che si conclude (nella stele più alta) in un punto
virtuale. ***
Osservando i disegni di progetto
e facendo qualche calcolo matematico e/o geometrico, si possono
desumere svariati dati forniti dall’opera: di orientamento,
riferiti dalla segnatura dei punti cardinali; di posizione, secondo
le coordinate polari relative alle varie metropoli, essendo dati
distanze chilometriche e angoli azimutali di riferimento; di ora e
longitudine locale (calcolando, per ottenere questa, la differenza
fra l’ora locale e quella di Greenwich), nonché di latitudine. Gli schemi qui sotto esemplificano il tipo di calcoli, in questo caso relativi alla latitudine, effettuabili usando Spirale 82 come gnomone e basandosi su semplici regole trigonometriche. I, caso equinoziale: l’angolo di incidenza dei raggi solari è complementare all’angolo di latitudine locale. 2, in tutti gli altri periodi dell’anno basterà aggiungere o togliere all’angolo di incidenza la declinazione solare relativa al giorno di osservazione. 3, di notte, riferendosi alla stella polare, va ricordato che l’angolo di incidenza dei suoi raggi con la superfìcie terrestre uguaglia quello di latitudine locale. Alle
12 dei giorni equinoziali, i raggi del Sole sono paralleli al piano
dell’Equatore terrestre e quindi l’angolo di incidenza col suolo,
indicato dal Sole, sarà complementare a quello di latitudine del
luogo. Se non si vorrà aspettare l’equinozio basterà aggiungere
al valore di questo angolo nei periodi primaverili ed estivi (o
toglierla in quelli autunnali e invernali) la declinazione solare
relativa al giorno di osservazione, che può essere desunta dalle
tabelle dell’Annuario Astronomico. Utilizzando invece, di notte, la
stella polare, va rammentato che l’angolo formato dai suoi raggi
con la superficie terrestre è uguale a quello di latitudine del
luogo dove si effettua l’osservazione. *** Spirale 82, la scultura
realizzata da Già Pomodoro per l’aeroporto milanese della
Malpensa, pur nella sua articolata plasticità e complessità di
lettura, si ricollega all’antica tradizione della
scienza gnomonica che, attraverso l’applicazione di regole
geometriche, permetteva il computo di fenomeni astronomici.
L’opinione classica attribuiva la nascita della gnomonica al
filosofo greco Anassimandro e/o al suo allievo Anassimene, ma
l’invenzione dell’orologio solare è sicuramente anteriore. A
destra, assonometria di progetto relativa alla parte verticale
«//Spirale 82, che evidenzia la torsione e l’assottigliamento
progressivo delle stele. |