Archivio Attivo Arte
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d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como - archivio storico
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CHIACCHIERE
LUNATICHE
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MAURICE HENRY E LO HUMOUR NOIR di MICHELE CALDARELLI È
indubbio l'effetto liberatorio di una buona risata; quante volte ci
sarà capitato di sperimentarlo trovandoci in compagnia di amici e di
provare piacere nell'udire o nel raccontare brevi aneddoti divertenti
su presenti o assenti. Ben di rado ci si chiede però come questo
avvenga e per quale motivo, o meglio, per mezzo di quale meccanica
venga stimolata quella sensazione che ci fa sorridere o addirittura
sganasciare dalle risate fino alle lacrime. Motto di spirito, humour
e comicità (a vari livelli), per motivazioni, meccanica e effetto,
costituiscono un interessante parallelo concordante con i processi
del 'lavoro onirico'. Sigmund Freud ne ha fatto oggetto di
particolari studi in un testo oramai classico: “Il motto di
spirito”. ![]() Secondo Freud il motto di spirito, la comicità,
I'humour e il sogno hanno, in sostanza, la stessa radice, cioè
l'inconscio. L'ilarità legata alle barzellette o alle battute dei
comici è dovuta al fatto che le tendenze conflittuali presenti
nell'inconscio di ciascuno possono essere espresse attraverso il
travestimento del motto di spirito che elude, così, la ferrea
censura esercitata dalle nostre istanze morali, rappresentate dal
Super Io costituito da tutti quegli insegnamenti che abbiamo avuto
nella nostra infanzia dai genitori o dall'ambiente in cui siamo
vissuti.
Per Freud il motto di spirito (come la barzelletta)
costituisce una vera e propria opera d'arte e utilizza gli stessi
meccanismi d'espressione del sogno, che consistono in varie fasi
comprendenti il processo di condensazione, per cui più parole
vengono fuse in una sola, l'impiego duplice dello stesso materiale
verbale, per cui una singola espressione può esprimere cose diverse,
il doppio senso. A conclusione di questi processi si ha la
liberazione dei contenuti presenti nel nostro inconscio e lo
sprigionamento dell'energia psichica che prima li bloccava (censura).
È proprio la liberazione improvvisa di questa energia quella che,
sempre secondo la teoria di Freud, scatena la risata in chi ascolta
una barzelletta.
Il valore dei motti di
spirito, delle barzellette e della comicità, in genere, è per Freud
di tipo economico: infatti con questo metodo la nostra psiche riesce
a liberare energie, altrimenti bloccate nell'inconscio, e
contemporaneamente raggiunge un preciso obiettivo: la liberazione di
desideri sessuali o aggressivi. Le vignette di Henry sono da ascriversi per la maggior parte alla categoria freudiana dello humour e precisamente a quel 'Galgenhumour' (letteralmente humour da forca o macabro) che Breton avrebbe poi riconiato come 'noir'; ma talvolta il comico, e più spesso il motto di spirito, hanno costituito per lui genere di espressione estremamente efficace. La finalità dello humour consiste, per Freud, nel sostituire il piacere del riso a emozioni penose quali la pietà, la rabbia o il dolore. Il tema della morte e della 'vanità' del corpo (e, per diretto riflesso, della sessualità) sono per Henry estremamente consueti e ricchi di sfaccettature; molte sono le sue vignette che rivelano grande abilità tecnica (costruzione del disegno e strutturazione del contenuto) a trasferire nell'umorismo le piccole grandi pene della vita ma, soprattutto, il timore della morte che, chi conosceva Henry, sapeva ben radicato in lui. Michele
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